“La transizione va programmata, certamente. Ho però il timore che le grandi compagnie petrolifere pensino di proporre alternative di transizione che non hanno legami con la loro storia, che non garantiscono la stessa occupazione”. Così Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil, nel suo intervento all’iniziativa “Un futuro per la Val D’Agri” organizzato dalla Cgil di Potenza.
“Il 70% della produzione mondiale di energia – ha proseguito – utilizza petrolio e derivati. Anche se andiamo verso la decarbonizzazione dovremo usarlo ancora per trent’anni. Eni incrementa le attività estrattive ovunque nel mondo, tranne che in Italia. Qui in Basilicata estrae un terzo del potenziale. Non credo sia per l’esaurimento dei pozzi, ma per scelta politica: forse c’è la convinzione che in Italia non si possa più fare industria”.
“Eni – ha fatto presente Falcinelli – in Italia sta dismettendo la chimica, con la complicità del Governo. Diventerà un problema enorme per tutte le filiere produttive. Stiamo andando in direzione opposta alle necessità europee di autonomia produttiva, e persino agli accordi firmati nei giorni scorsi a livello internazionale dallo stesso Governo. Dov’è la Confindustria in questo frangente? In questo momento in cui i progetti di Eni fanno male a tutto il Paese”.
“Progetti, lo ribadiamo, che non hanno nulla a che fare con la decarbonizzazione. E non è vero che non impattano sull’occupazione. La riduzione, nel tempo, riguarda anche i lavoratori diretti, basta guardare quello che è capitato nell’organico della chimica Eni, più che dimezzato in pochi decenni; per non parlare dell’indotto. Rinunciare agli impianti di cracking significa rinunciare a chiudere il ciclo di riutilizzo dei rifiuti di plastica: non potremmo più processare in Italia l’olio pirolitico, appunto derivante dal riciclo della plastica. Le transizioni non si fanno senza coinvolgere le persone: non possiamo dire che devono iniziare con la perdita del lavoro”, ha concluso Falcinelli.