L’audizione in parlamento di John Elkann su Stellantis non convince i sindacati dei metalmeccanici, che, sia pure con toni leggermente differenti, confermano le preoccupazioni rispetto alla situazione del gruppo, soprattutto dal punto di vista occupazionale.
“Non sono emerse novità rispetto a quanto annunciato nell’incontro al Mimit del 17 dicembre scorso riguardo alle missioni produttive dei singoli stabilimenti – afferma Michele De Palma, segretario generale della Fiom – se davvero Elkann vuole rilanciare il gruppo in Italia smetta di delegare e si assuma in prima persona la responsabilità di amministratore delegato e si pianifichino investimenti di risorse visto che possiede parte importante della proprietà”. Secondo la Fiom “le incertezze occupazionali rimangono con il piano confermato oggi. La mancanza di investimenti sulla ricerca, sviluppo e l`assenza di prospettiva produttiva industriale, ci dice che i numeri del 2025 saranno peggiori di quelli di un 2024 già drammatico. L`obiettivo del milione di auto prodotte in Italia si allontana visto che si riducono i volumi produttivi e aumenta la cassa integrazione e i lavoratori inviati all`estero. Chiediamo di riconoscere nell`immediato un`integrazione al reddito della cassa integrazione per i lavoratori che ormai da anni possono contare solo sugli ammortizzatori sociali”. Per De Palma resta ‘’urgente’’ avviare un confronto a Palazzo Chigi, tra impresa, sindacati e Governo, “per arrivare a un accordo che garantisca il futuro degli stabilimenti e dell’occupazione, rilanci la produzione puntando sull`autonomia in ricerca e sviluppo. Il futuro dell`automotive in Italia e in Europa lo si realizza ora e non con la transizione verso il militare, ma con il lavoro, rigenerando l`occupazione”.
Parere negativo anche da Rocco Palombella, leader Uilm: “Non abbiamo riscontrato alcuna novità dall’audizione di oggi rispetto al Piano Italia presentato al Mimit lo scorso 17 dicembre. Purtroppo i nostri dubbi rimangono sotto ogni punto di vista. I tempi di realizzazione dei nuovi modelli sono troppo lunghi, considerando che non li vedremo prima della fine di quest’anno e nel 2026. Ad oggi per noi restano solo annunci e non ci fanno presagire un futuro prossimo positivo”.
“I nostri guai – aggiunge – non dipendono esclusivamente dalla transizione all’elettrico, ma dall’assenza della produzione di modelli nei nostri stabilimenti. Per un futuro produttivo solido dei siti italiani è necessario riportare nel nostro Paese la produzione di modelli italiani attualmente fatti all’estero, come Lancia, Alfa Romeo e altri”. Palombella lamenta l’assenza di risposte sul rilancio di Maserati e sull’indotto: “Non possiamo continuare a gestire la situazione con cassa integrazione e contratti di solidarietà. Siamo realisti, e gli annunci non risolvono le nostre preoccupazioni sul futuro. Fino a quando le parole non si tradurranno in fatti concreti, con l’avvio delle produzioni e la piena occupazione, continueremo a incalzare Stellantis e il Governo”.
Anche Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim Cisl, non vede novità rispetto a quanto già detto al Mimit in dicembre, ma accoglie ‘’positivamente’’ l’impegno assunto, anche in sede parlamentare, di considerare l’Italia come un paese centrale nella strategia di Stellantis e di non chiudere stabilimenti”. Tuttavia, aggiunge, “è fondamentale che vengano rispettati i tempi dei lanci produttivi già comunicati alle organizzazioni sindacali, poiché questo consentirebbe una riduzione dell’impatto negativo che la cassa integrazione continua ad avere su tutti gli stabilimenti del Gruppo”. Uliano afferma che anche grazie alle pressioni dei sindacati, nonché alla rimozione di Tavares, c’è stato nel corso del 2024 “un cambio di rotta strategico. In particolare, l’adozione di motorizzazioni ibride per cogliere le opportunità di mercato rappresenta un passo importante per aumentare i volumi produttivi. Inoltre, l’implementazione in Italia della piattaforma per le vetture più piccole e il maggiore impegno nei confronti dell’indotto delle aziende italiane sono segnali positivi, ma chiediamo ulteriori garanzie per il settore”.
Anche Uliano sottolinea l’assenza di risposte su Maserati, il cui rilancio “è necessario per mettere in sicurezza l’occupazione in realtà strategiche come Mirafiori e Modena. Inoltre, reputiamo indispensabile che Stellantis investa in una gigafactory nel nostro paese. Se non è possibile realizzarla con ACC, occorre trovare sinergie con altri soggetti, ma l’Italia deve dotarsi di una produzione di batterie in grado di rendere più competitive le nostre produzioni automobilistiche”.
Ma ‘’cruciale’’ è anche il ruolo pubblico: Uliano sollecita “un intervento strutturale sul costo dell’energia per eliminare ogni possibile alibi agli investimenti industriali nel nostro paese. Allo stesso tempo, la politica e i parlamentari italiani devono lavorare per modificare le posizioni del piano UE sull’auto, destinando un fondo specifico per il settore, sul modello del Next Generation EU. Solo così sarà possibile mettere in sicurezza un comparto strategico dell’economia italiana e difendere l’occupazione nel settore automobilistico”.