L’inedito asse che si e’ creato tra Matteo Renzi e Maurizio Landini sta causando un certo scompiglio tra le altre forze sociali e politiche. Il risultato e’ un rimescolamento dei tradizionali posizionamenti. Capita cosi’ che il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, difenda a spada tratta la confederazione di Corso Italia dagli attacchi renziani, affermando: “A me non piace questa ruggine che c’è tra lui e la Cgil perché non porterà a nulla di buono, nè per il Governo nè per il sindacato nè per il Paese”. Bonanni invita Renzi a “moderare i toni: dovrebbe creare coesione in un momento così difficile come ora e non unirsi a coloro che alimentano la spirale del populismo”.
Maurizio Sacconi, ex ministro del lavoro con Berlusconi, se la prende invece direttamente con il leader Fiom: “Renzi trova qualcosa di buono anche in Landini, nonostante, con la scienza esatta del senno di poi, possiamo dire che se i lavoratori di Pomigliano o Mirafiori l’avessero ascoltato oggi sarebbero disoccupati”.
Ma Sacconi scende in campo soprattutto in difesa della concertazione e delle rappresentanze, bacchettando il premier per la sua sottovalutazione dei rapporti con le parti sociali: “il governo ha senz’altro il dovere di decidere, ma prima di farlo ha anche il dovere di ascoltare, evitando gli errori che la presunzione della razionalità tecnica ha fatto compiere anche in epoca recente”.
Per l’ex ministro, “Renzi sembra confondere la doverosa autonomia decisionale del governo e l’implicito superamento della logica concertativa”; ma, avverte, sono cose ben diverse: “Una cosa è la critica a specifici indirizzi o comportamenti di questa o quella organizzazione, perché non tutti sono o sono stati uguali. Altra cosa è sottovalutare l’associazionismo come ricchezza della nazione. In una società sottoposta quotidianamente a traumatici cambiamenti è importante che il pensionato, il lavoratore, il disoccupato, l’imprenditore non si trovino soli soprattutto nel rapporto con il potere pubblico”.