La ripresa globale è tornata vigorosa, con la buona performance di fine 2010 e i progressi negli indici anticipatori. Lo scrive il CsC nel consueto Congiuntura Flash. Il 2011 si presenta come l’anno della stabilizzazione delle aspettative e della riduzione dell’incertezza. Ciò sta facendo ripartire il ciclo degli investimenti nelle economie avanzate più dinamiche (Usa, Germania), favoriti dal costo del capitale in riduzione con i rialzi delle borse e dal maggior utilizzo degli impianti. Ne beneficeranno occupazione (per ora ancora debole, tranne la tedesca) e consumi (vivaci già gli americani); la crescita così si consolida. Il percorso rimane, però, accidentato dalla crisi dei debiti pubblici, dalle oscillazioni valutarie e dai rincari delle materie prime, che si traducono in tensioni inflazionistiche (ma al netto di energia e alimentari i prezzi al consumo sono quasi fermi). I ritmi di crescita restano molto differenziati: surriscaldati negli emergenti, soprattutto in Asia; elevati in Usa e Germania; deboli in molti paesi dell’eurozona. L’Italia fatica ad andare oltre l’1% nella velocità del Pil; la prima metà di quest’anno si intravede migliore, con l’export che trarrà vantaggio dal rilancio dell’Est Europa e del Medio Oriente. Le quotazioni record delle commodity, destinate a salire ancora, comprimono margini aziendali e potere d’acquisto delle famiglie, agendo da freno alla domanda; il petrolio a 100 dollari al barile sottrae quasi lo 0,3% all’aumento del Pil italiano quest’anno. Nella stessa direzione agisce l’incremento dei tassi a lunga che riflette lo scenario più propizio. Questi effetti restrittivi dovrebbero tranquillizzare le Banche centrali; invece, la BCE appare ansiosa di dimostrare il suo rigore monetario, nonostante l’alta disoccupazione terrà bassa la dinamica del costo del lavoro. Nei mercati valutari le forze continuano a controbilanciarsi: più crescita e minor deficit estero a beneficio del dollaro; l’allentamento delle tensioni sui debiti pubblici è pro-euro. (LF)
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