Volgendo lo sguardo indietro, all’incirca a tre anni fa, ad alcuni sovverrà la sensazione di osservare ricordi altrui: un virus contagioso e letale che mette a soqquadro il mondo, i DPCM che ci hanno segregati in casa, il silenzio assordante squarciato solo dalle sirene della ambulanze che sfrecciano lungo le strade deserte, bollettini terribili che fanno la conta dei morti come se fossero monete o bottoni. Mentre la maggior parte di noi era alle prese con torte ed esercizi di home fitness per esorcizzare la noia e la paura, le immagini simbolo della pandemia scorrevano nell’ossessiva striscia informativa della televisione: la fila dei camion che trasportavano bare, esperti che prospettavano scenari con la stessa incertezza di cartomanti che divinano il futuro, medici e personale sanitario impegnati a trattenere il vento con le mani incastrati in enormi scafandri come astronauti in esplorazione su un pianeta sconosciuto. Le strutture sono al collasso – mancano personale posti letto, attrezzature, semplici dispositivi di protezione -, si naviga a vista – con venti diversi sistemi sanitari che lo Stato centrale fatica a coordinare – e tutto diventa secondario di fronte a un’emergenza di portata mondiale. La tenuta del SSN è a un passo dal cedere e questi “eroi” in corsia, con strenua dedizione, sono lì a tenerla in piedi a costo della propria incolumità psico-fisica. Una retorica epica che ci ha fatto sperticare in lodi e tributi per un comparto vessato da anni di mala gestione e definaziamenti, ma che è durata giusto il tempo di appurare che le cose cominciavano ad volgere per il meglio. La vita va avanti, l’ordine è stato ristabilito e nessuno di noi ne è uscito migliore. Tantomeno il SSN. Volgendo lo sguardo indietro, noi popolo dalla memoria corta, guardiamo i ricordi di quegli altrui che sono solo il personale medico-sanitario, ormai non più tanto eroi ma brave persone che hanno semplicemente assolto al loro dovere professionale, ma anche i ricordi delle migliaia di persone che si sono visti interrompere trattamenti sanitari e cure, interventi, follow up e pratiche di prevenzione. Memoria corta, ma anche assenza di coscienza su quali siano i nostri diritti fondamentali e inalienabili. Articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Sentenza n.786/1973 della Corte di Cassazione: la salute è “un diritto assoluto e di rango primario per la persona umana”, che vede quindi al centro la persona.
L’Italia, ma non solo, si è trovata impreparata a gestire un evento così catastrofico, ma «l’emergenza sanitaria Covid-19 rappresenta una rara opportunità per analizzare i principali punti di forza e di debolezza del nostro SSN» per affrontare le sfide del futuro. È da qui che nasce la riflessione di Gianluca Polifrone nel suo saggio È in salute la sanità? Nuova interdipendenza tra economia e salute (Edizioni LSWR), non «una semplice analisi dello stato dell’arte del nostro sistema sanitario», ma «un grido d’allarme» perché no, il nostro Sistema Sanitario Nazionale non sta bene e necessita di interventi di cura immediati. Polifrone, direttore ufficio di presidenza AIFA e componente del consiglio della Fondazione Biotecnopolo di Siena, sostiene a chiare lettere che «per riformare il SSN serve una strategia chiara che sia in grado di rivedere i processi interni e il rapporto tra economia e sanità», considerando che «la spesa pubblica in sanità deve essere intesa come un investimento» e non un costo la limare, «perché un Paese in salute è di per sé un Paese più ricco». La pandemia, quindi, come cartina di tornasole, che colpendo tutti i settori della sanità pubblica ne ha evidenziato le «notevoli carenze strutturali […] risultato di anni di frammentazione e decenni di tagli finanziari, privatizzazioni e sottoinvestimenti di risorse umane e tecniche». Dal punto di vista economico, Polifrone sottolinea a più riprese il triste primato italiano rispetto alla media europea in termini di investimenti: nel periodo 2010-2019, il servizio sanitario ha subito tagli finanziari per oltre 37 miliardi di euro e una progressiva privatizzazione dei servizi sanitari. La spesa sanitaria pubblica in proporzione al PIL era del 6,6% negli anni 2018-2020, con una riduzione al 6,4% nel 2022. Ma è già a partire dagli anni Novanta che si registra un grande calo di investimenti nella sanità in relazione al PIL, «che ha ridotto la gratuità universale delle cure come era stata precedentemente intesa dalla legge 833 del 1978». Ma questo modello economico basato sui tagli che non tiene conto «dell’aumento vertiginoso dei costi per la tutela della salute», mal si concilia con il progressivo invecchiamento della popolazione che richiede maggiore assistenza e una radicale innovazione clinico-assistenziale. Nel corso della trattazione, infatti, l’autore evidenzia il grado in cui queste criticità hanno impattato sul SSN nel corso della pandemia, lasciando emergere un sistema «altamente eterogeneo e regionalizzato [che] ha aggravato le differenze regionali causando significative disuguaglianze in termini di accesso, di qualità delle cure e di aspettative di vita» con problemi relativi, quindi, sia al lato della domanda sia al lato dell’offerta, «in termini di assistenza primaria frammentata, scarsa integrazione tra i differenti livelli di assistenza (assistenza ospedaliera, strutture intermedie, comunità e assistenza primaria), sottosviluppo tecnologico e priority setting». In questo modo si vedrebbe compromesso il diritto alla salute, con 4 milioni di cittadini che rinunciano alle cure mediche per motivi economici e 2 milioni in coda per le lunghe liste d’attesa – «Praticamente la metà delle regioni italiane nel 2020 non è riuscita a garantire pienamente le cure essenziali» – laddove le differenze in termini di accesso e qualità della prestazione si fanno sempre più profonde tra Nord e Sud Italia – «Secondo l’Istat e il CNEL considerando i dati del 2021, la speranza di vita al Sud è inferiore di un anno e sette mesi rispetto al Nord». La chiave, quindi, è una riforma radicale del SSN prima che sia troppo tardi, attraverso investimenti massicci nella medicina territoriale (Case della comunità, Ospedali di Comunità che sgravino gli ospedali), nella telemedicina (con la digitalizzazione di dati e processi e l’assunzione, formazione e stabilizzazione del personale), nelle risorse umane (in particolare infermieristiche). L’opportunità per questo cambio di rotta è offerta dalle risorse del PNRR: per la missione “6 – Salute” il nostro paese alloca 15,63 miliardi di euro su cinque anni, dei quali 7 miliardi per l’assistenza sanitaria territoriale, le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina e 8,63 miliardi di euro per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del SSN. A queste risorse si aggiungono, poi, altri 2,9 miliardi di euro che andranno a valere sul Fondo Sanitario Nazionale. Un’occasione unica da non sprecare, che bisogna agire con la lungimiranza di poterle dare seguito quando i fondi saranno esauriti. Questo è il lucido percorso promosso da Polifrone, che chiosa: «La sostenibilità del SSN necessita di politiche di riallocazione delle risorse che, da un lato, determinino disinvestimenti dai servizi meno efficaci e inappropriati, dall’altro favoriscano i profondi cambiamenti necessari per agire sui molteplici fattori che concorrono a generare inefficienze».
È in salute la sanità? Nuova interdipendenza tra economia e salute sistematizza con chiarezza tutto quanto concerne la struttura nel nostro SSN, inanellando dati e considerazioni con il rigore e il pragmatismo necessari in un’epoca di confusione babelica. Il pregio si assegna a una visione centratamente umanistica del comparto salute, con approcci olistici alla tutela della salute come bene collettivo e non solo come voce di bilancio statale. Agli allarmismi per un sistema che fa letteralmente acqua da tutte le parti si alternano le declinazioni dei punti di forza del nostro SSN che troppo spesso tendiamo e dimenticare e che ci hanno resi un modello per il resto del mondo, come le pubblicazioni scientifiche, le sperimentazioni nell’ambito dell’oncologia e, paradossalmente, anche nella gestione dell’emergenza sanitaria. Il punto di debolezza è magari l’eccessivo ribadire di alcuni concetti, tralasciandone altri, che potrebbero appesantire la progressione della lettura, che pure si rende scorrevole nella brevità della sua trattazione.
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: È in salute la sanità? Nuova interdipendenza tra economia e salute
Autore: Gianluca Polifrone
Editore: LSWR
Anno di pubblicazione: ottobre 2023
Pagine: 124 pp.
ISBN: 979-11-5491-134-1
Prezzo: 16,90€