‘’Dove eravamo rimasti?’’. Con questa domanda Enzo Tortora iniziò la prima riedizione di ‘’Portobello’’, quando gli furono restituiti l’onore e la libertà dopo una disavventura giudiziaria assolutamente vergognosa soprattutto perché nessuno, in toga, fu chiamato a risponderne. E noi, del Diario del Lavoro, dove eravamo rimasti a fine luglio? L’argomento più significativo (si fa per dire) era la staffetta dei sindacati tra Palazzo Chigi e il Viminale, con il rischio di legittimare l’esistenza di due governi. Poi è cominciata l’estate ‘’torzonudista’’ di Matteo Salvini che, il 9 agosto, a conclusione di un comizio ha sfiduciato il governo e preteso nuove elezioni, chiedendo agli italiani ‘’pieni poteri’’ per fare una manovra di bilancio da 50 miliardi le cui poste – da finanziare in deficit – erano, a suo dire, già definite dal gruppo dirigente della Lega. Tanto per rafforzare il discorso aveva aggiunto un ricordo dei suoi figli (che in quel momento – disse – gli mancavano) corredato da un conato di commozione del tutto simile all’orgasmo simulato di Meg Ryan mentre è intenta, nel film ‘’Henry ti presento Sally’’, a sbocconcellare il suo panino. Ma non è il caso di annoiare i lettori del Diario che, per seguire la crisi più sgangherata del mondo, hanno avuto a disposizione ‘’maratone’’ pressoché quotidiane condotte da Enrico Mentana, nonché intere puntate di talk show estivi che per settimane hanno spremuto le meningi ai loro ospiti interrogandoli su quanto stava avvenendo. In effetti nessuno si sarebbe aspettato di trovare, oggi 2 settembre, un confronto aperto tra il Pd e il M5S per formare una nuova maggioranza ed un nuovo governo guidato da Giuseppe Conte, che, stavolta, ha avuto l’incarico direttamente dal Capo dello Stato. Il confronto procede tra molte difficoltà, è subissato da critiche feroci e sottoposto a minacce di paralisi dell’attività parlamentare e di contestazioni di piazza da parte del Capitano (che pure non ha mai smesso di andare a Canossa pur di ripristinare l’alleanza giallo-verde). Ma per come si sono messe le cose (siano due o uno o nessuno i vice premier) non portare a conclusione la nuova alleanza sarebbe un errore imperdonabile per i due partiti che ci stanno provando. Quando si intraprende un cammino tanto difficile non si torna indietro; si fa di tutto pur di raggiungere la meta. Ci vuole poco ad immaginare, infatti, i toni e gli argomenti di una campagna elettorale, nella quale, oltre alle menzogne che contraddistinguono la sua narrazione, Salvini potesse avvalersi anche di un nuovo argomento ( ‘’non ce l’avete fatta’’), mentre il Pd e il M5S fossero costretti a polemizzare tra di loro sulla responsabilità del fallimento della ‘’svolta’’. A mio avviso, commettono un grave errore di valutazione quanti sostengono che il varo di un’alleanza ‘’contro natura’’ segnerà la fine dei dem e dei pentastellati, perché la manovra è destinata a portare acqua al mulino di Salvini. E quindi sarebbe stato meglio non iniziare neppure a dialogare ed affrontare le elezioni anticipate con un governo del presidente che non avrebbe ottenuto la fiducia, ma almeno gestito le elezioni in autunno. In verità, traspare il timore di dover affrontare una manovra economica molto difficile, sotto il fuoco incrociato ed irresponsabile delle forze sovranpopuliste pronte a drammatizzare ogni misura che porti stabilità nei conti pubblici. Ma questa responsabilità qualcuno dovrà pure prendersela oppure – per motivi di opportunità politica – si è disposti a lasciare che sia un governo Salvini a rovinare del tutto l’economia del Paese e a spezzare quell’esile filo che l’Italia ha ristabilito con la UE, anche per iniziativa di Conte? La cosa che più mi ha stupito è la reazione di un gruppo di riformisti del Pd, già storici miglioristi del Pci (non importa fare dei nomi), a cui si è aggiunto l’inquieto Carlo Calenda. A loro hanno insegnato certamente (come al sottoscritto) che gli errori in politica provengono da un’analisi sbagliata. Credo che non si rendano conto di quanto sia pericoloso Matteo Salvini, non solo come personaggio (anche se un giorno rideremo delle sue performance in mutande e rosario) ma per il consenso che raccoglie, cospargendo veleno, da nostri concittadini che vogliono ascoltare le sue parole infarcite di odio e di menzogna, perché anche loro la pensano così. La sinistra ha accusato di fascismo tanti esponenti politici che non lo meritavano e adesso, quando si presenta un pericolo reale, non ne vuole sentir parlare. Ha ragione Giuliano Ferrara: è nato l’antiantifascismo. Certo, Conte ha condiviso la politica del governo giallo-verde, ma ha evitato per due volte che si andasse a sbattere contro una procedura d’infrazione. Il 20 agosto ha tracciato in Senato un profilo di Matteo Salvini, indicandone le propensioni autoritarie ed eversive. E i pentastellati, con il garante Beppe Grillo e la Piattaforma Rousseau di Casaleggio sono davvero gli stessi di prima ? In pochi mesi, sono intervenuti in quel movimento dei fatti sostanziali, se si vuole precari, strumentali ed ambigui: ma non è un elemento trascurabile che abbiano assunto un atteggiamento diverso sull’Unione europea, fino a diventare determinanti per la elezione di Ursula von der Leyen. Sta in questo voto la cesura con la Lega. Un anno fa, al momento della costituzione del governo giallo-verde era normale osservare con maggiore preoccupazione il M5S. La Lega, si diceva, è il partito più ‘’anziano’’, ha governato per anni il Paese insieme a Berlusconi ed ha un parterre di ottimi amministratori locali. Chi si poteva immaginare l’involuzione autoritaria di Matteo Salvini, la crudeltà con cui ha gestito strumentalmente il dramma dei profughi, il suo analfabetismo istituzionale, l’abitudine a mentire nel corso di una campagna elettorale permanente? Insomma, non raccontiamoci delle balle: dove sta scritto che il Bisconte nasce da un gioco di palazzo, che risponde agli interessi dell’Europa e dei poteri forti e non a quelli (quali?) dell’Italia? Dove sta scritto che un governo dotato di una maggioranza e sorretto da un voto di fiducia sia ‘’illegittimo’’? Esibendo il petto al nemico, gli antiantifascisti hanno gridato a destra e a manca che non si deve avere paura del popolo (a me quelli che vanno a reggere la coda a Salvini, invece, fanno paura), che il voto è la celebrazione della democrazia, per cui se si va alle urne non si deve temere l’avvento del nazismo (che infatti nella Repubblica di Weimar andò al potere grazie al voto, passando in cinque anni da 800mila a 13,7 milioni di suffragi ). Certo, come preconizza Salvini, prima o poi si andrà alle urne (sono i sovranisti come Boris Johnson che mandano in ferie il Parlamento). Nel frattempo la Lega farà, come ha promesso, delle istituzioni un Vietnam, attraverso l’uso della piazza. Ma meglio andarci poi che prima. Anche perché, tra breve, il Capitano potrebbe avere delle sorprese di altro tipo. Come ho detto in diretta tv (quindi posso ripeterlo qui) uno che ‘’si è mandato a fare in culo da solo’’ non può fidarsi neppure di se stesso.
Giuliano Cazzola