Raffaella Vitulano
La mobilità del lavoro in Europa è ancora troppo bassa rispetto agli Stati Uniti e costituisce un ostacolo nell’era della ‘new economy’: la Commissione Ue propone dunque di lanciare un piano d’azione che entro il 2005 elimini tutte le barriere (fiscali, previdenziali, sociali e di riconoscimento delle qualifiche professionali) che rallentano la ‘migrazione tecnologica’. È il passaggio centrale di un rapporto sul ‘Nuovo mercato del lavoro europeo’ approvato dall esecutivo di Bruxelles e che rappresenta un significativo contributo in tema di occupazione in vista del prossimo Consiglio europeo di Stoccolma di fine marzo. Il documento fotografa la situazione della mobilità del lavoro nell’Ue, che resta ancora limitata: nel 1998 solo 0,4% dei cittadini Ue (un milione e mezzo di persone) risiedeva in uno stato membro diverso da quello di nascita, una cifra ben lontana da quelle fatte registrare negli Stati Uniti, dove la migrazione tra stati ha interessato nello stesso anno il 2,4% della popolazione. Lasciare il proprio paese di residenza per andare a lavorare all’estero è comunque un trend in evoluzione in Europa: ogni anno a varcare un confine sono circa 600 mila cittadini dell’Unione, per metà dei quali la destinazione è un altro Stato membro, e a spostarsi sono principalmente le persone tra i 16 ed i 30 anni, con un picco per i giovani tra i 21 e i 25. Secondo l’eurogoverno, nei prossimi anni i lavoratori più qualificati tenderanno a muoversi in misura crescente sotto la spinta della globalizzazione e dello sviluppo tecnologico, e la mobilità sarà uno strumento essenziale per colmare la mancanza di qualifiche (nel 2003 un milione di posti di lavoro ‘high tech’ resterà scoperto per mancanza di personale competente). Un esempio in questo senso viene dall’Irlanda, uno dei paesi alla guida della rivoluzione tecnologica in Europa: ‘Secondo le previsioni – afferma il rapporto – entro il 2006 si sposteranno verso quel paese circa 300 mila lavoratori, che copriranno il 75% dei nuovi posti di lavoro’. Per eliminare gli ostacoli che rallentano la formazione del mercato unico europeo del lavoro, la Commissione sollecita la creazione entro aprile di una task force che getti le basi di un Piano d’azione da presentare ai governi Ue nella primavera del 2002. Le principali iniziative da mettere in atto vanno da un sistema di riconoscimento di qualifiche e competenze sulla scia della patente europea per i computer, alla creazione del nuovo quadro per il riconoscimento dei diritti acquisiti all’estero dai lavoratori in materia di pensioni e sicurezza sociale. L’eurogoverno insiste infine anche sulla necessità di rimuovere gli ostacoli di carattere fiscale e previdenziale che rallentano la mobilità dei lavoratori.