Poche ore al primo voto per il Colle, ma la nebbia e’ ancora fitta. Oggi c’e’ stato l’atteso incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che non ha dato alcun esito, o almeno cosi’ sembra; visto che una delle poche cose ormai chiare di questa incasinatissima partita per il Quirinale e’ che si tratta di un gioco a carte coperte. E dunque, Berlusconi, parlando ai grandi elettori di Forza Italia, avrebbe detto che no, ancora non c’e’ l’accordo su un candidato condiviso, ma si va avanti. E domani, si potrebbe infatti tenere un nuovo vertice tra i due contraenti del Patto del Nazareno. ‘’Assemblea aperta e permanente’’, ha detto B. ai suoi, precisando che ‘’non accetteremo mai un candidato che ci sia ostile’’. Il che esclude automaticamente Romano Prodi. E da parte sua, Renzi dice ai suoi: ‘’non accetteremo nessun veto, nemmeno da Forza Italia’’. Ma intanto, non lascia capire quale sia il suo candidato: solo un rincorrersi di voci e ipotesi. I grandi elettori del Pd si riuniranno solo domattina, e forse in questa sede qualcosa di piu’ Renzi dovra’ dire.
Oggi, intanto, oltre a Berlusconi, il premier ha incontrato vari altri protagonisti, tra cui Alfano, Bersani e Casini. Casini, com’e’ noto, e’ uno dei nomi di cui si parla per il Colle. Ma da oggi lo e’ –di nuovo, e praticamente in via ufficiale- anche Bersani: il cui nome compare nella lista di dieci presentata da Movimento Cinque stelle. Tra i ‘’votabili’’ scelti dai grillini c’e’, peraltro, anche Romano Prodi. Sia Bersani che Prodi, se supportati in aula da un pacchetto di voti grillini, potrebbero rappresentare un problema per Renzi: i piddini, ovviamente, non potrebbero non votarli a loro volta, trattandosi di due padri fondatori del partito stesso. Il che tuttavia scompiglierebbe i programmi del premier, che vorrebbe scheda bianca per le prime votazioni, e poi, in un sol colpo, l’elezione secca del prescelto – condiviso con Berlusconi- dalla quarta o quinta in poi. Ma non e’ cosi’ liscia, e lo ha detto chiaro, oggi, Corradino Mineo: ‘’domani vorrei votare Prodi, non bianca: dovremmo essere noi a candidarlo, non lasciar fare ai grillini”. Un altro esponente grillino, peraltro, ha affermato di essere disposto a votare anche Mattarella (che sempre stando ai si dice sarebbe il candidato su cui punta Renzi, ma su cui non sarebbe affatto convinto Berlusconi, e va a sapere anche qui se e’ vero o se sono solo chiacchiere), pur di evitare la solita autoesclusione del movimento dai giochi che contano.
Ma i nomi su cui sembra ferma la trattativa, allo stato, sono ancora quelli che giravano da alcune ore: Sergio Mattarella e Giuliano Amato, il primo proposto dal Pd, minoranza compresa, e il secondo punto fermo del leader di Fi. Sullo sfondo, però, restano buona parte dei candidati di area Pd circolati in questi giorni – da Piero Fassino a Walter Veltroni, passando per Sergio Chiamparino e Anna Finocchiaro, fino a Graziano Delrio. Chi nel Pd non si fida di Renzi, teme che il ballottaggio Mattarella-Amato sia solo un passaggio per poi arrivare a chiudere, magari alla quinta votazione, su un nome più vicino al premier. Proprio questo, spiegano, è il senso del ragionamento fatto oggi da Bersani al premier: “ok Mattarella, per noi andrebbe bene anche Amato, ma non puoi pensare di proporre un nome che appaia come un tuo uomo”. Renzi, secondo quanto viene riferito, avrebbe spiegato che l’obiettivo è davvero quello di provare a raccogliere consensi su Mattarella, ma questo avveniva prima del colloquio con Berlusconi, che invece su Mattarella avrebbe detto no. Insomma, un pasticcio: l’ipotesi che i nomi Mattarella-Amato possano eliminarsi a vicenda è concreta, e forse non è un caso che lo stesso Renzi abbia precisato che l’obiettivo è eleggere il presidente “entro la fine della settimana”, mentre lunedì aveva parlato esplicitamente della “quarta votazione” come di quella “decisiva”. Un tempo supplementare, insomma, potrebbe essere necessario e, in quel caso, c’è da capire su quale ‘piano B’ si potrebbe andare: se su un candidato renziano doc, come teme non solo la minoranza Pd, o su nomi come quelli di Veltroni o Fassino. Ben sapendo che dopo la quinta, come avverte un deputato “rimangono solo figure istituzionali come Grasso”.
Intanto, si sfilano dal gioco alcuni ‘’candidati’’ o presunti tali: la costituzionalista Carlassarre dice ‘’no grazie’’ ed esce dalla rosa, cosi’ come Sergio Chiamparino: ‘’non ci penso proprio’’. Nei giorni scorsi si erano sottratti al gioco del toto candidato anche Mario Draghi, Ignazio Visco, Pier Carlo Padoan.