‘’La Grande Proletaria si è mossa’’. E’ il titolo di un articolo di Giovanni Pascoli che, nel 1912, salutava con un entusiasmo degno di miglior causa, l’impresa coloniale dell’Italia in Libia. Lungi da me l’idea di voler paragonare quell’evento, figlio del suo tempo, alla manifestazione nazionale promossa, domani, a Roma da Cgil, Cisl e Uil. Mi colpisce tuttavia il titolo dello scritto del poeta, che fornisce l’immagine di una grande e potente forza, costretta in un groviglio di lacci e laccioli, che finalmente si scuote, rompe gli indugi e dispiega le sue rinnovate energie. Le confederazioni non hanno più le certezze di un tempo. L’eclissi degli ideali, il declino dei sentimenti di solidarietà e di giustizia hanno contaminato anche le classi lavoratrici. I disvalori degli avversari hanno attecchito, in profondità, tra le file stesse dei sindacati, tanto da formare una ‘’quinta colonna’’ in sintonia con i nuovi e più pericolosi avversari, i quali non spianano i cannoni come Bava Beccaris (che sfamò gli affamati col piombo, come racconta la canzone popolare), ma tentano di tagliare l’erba sotto i piedi dei sindacati dando corso ad una perniciosa demagogia corruttrice dell’anima, nutrita dall’odio, dalla malafede, dall’invidia sociale.
I gruppi dirigenti sindacali sono consapevoli di queste inedite ed insidiose difficoltà, ma hanno deciso di sfidare sé stessi convocando i lavoratori a Piazza San Giovanni, come se volessero riconsacrare nuovamente la sede storica dei raduni della sinistra politica e sindacale, dopo la profanazione di Beppe Grillo. Cgil, Cisl e Uil hanno predisposto una piattaforma con la quale mobilitare i lavoratori. I sindacati non avrebbero potuto agire diversamente. È sufficiente, tuttavia, un po’ di infarinatura politica per accorgersi che si tratta di rivendicazioni ‘’fuori mercato’’, perché il corso della politica economica del governo e della maggioranza è già tracciato dalla legge di bilancio con priorità diverse rispetto agli investimenti pubblici e privati che costituiscono la principale rivendicazione sindacale. È comunque significativo che le organizzazioni in lotta domani non si siano lasciate irretire dalle chimere di quota 100 è soprattutto, del reddito di cittadinanza.
Ma c’è un altro aspetto che merita di essere sottolineato. Nella piattaforma dei sindacati e nei motivi della manifestazione di Piazza San Giovanni sembrano diventati di prammatica quei punti che di solito fanno parte delle questioni da affrontare con i governi, nella Sala Verde di Palazzo Chigi. Al contrario, assumono un significato essenziale quegli appelli alla democrazia alla libertà, all’affermazione dei diritti e dei doveri che, in generale, vengono scritti, quasi a titolo di routine, nelle premesse dei programmi di politica economica e sociale; ciò, perché sono date per scontate, per acquisite una volta per sempre e per tutte. Abbiamo, invece, scoperto che questi sono i valori oggi in pericolo. Ecco allora i veri motivi che rendono importante la manifestazione di domani. Dal suo esito saremo in grado di capire se tutto non è ancora perduto, se permangono, sotto le macerie, delle forze tuttora disposte a salvare questo Paese e in grado di provarci. La ‘’Grande Proletaria’’ si è mossa. Bentornata alla lotta. Domani, in Piazza San Giovanni, saranno in campo – con i sindacati, i lavoratori e i pensionati – le speranze e le prospettive di noi tutti.
Giuliano Cazzola