Speranza è l’egida sotto cui ripararsi nei tempi bui che corrono, speranza è un’ancora per rifuggire la paura e l’incertezza. Speranza è che le cose possano cambiare, in meglio e per tutti. È questo l’auspicio che ammanta il Giubileo del 2025, particolarmente significativo nel fragore di un mondo dilaniato da guerre calde e fredde ed è lo stesso Papa Francesco a dedicare la Bolla di indizione alla Speranza: “Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate che guardano al futuro con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità”. Ma “la speranza non delude” e allora occorre aggrapparvicisi per poter scorgere la luce nel buio. L’appello di Papa Francesco si rivolge a tutti: comuni cittadini, decisori politici, parti sociali, operatori del terzo settore, ai demiurghi del mondo che non possono più derogare una risposta ai mali che ci funestano.
Dall’Aula Giulio Cesare di Palazzo Senatorio, in piazza del Campidoglio a Roma, è arrivato un segnale forte: con la presentazione diDisuguaglianze e povertà. Urbi et Orbi. I giubilei e la società italiana 1975-2000-2025 (Futura editrice, pp. 230, 15€) un volume promosso dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, a cura di Nicola Cicala e Alessandro Barile, si è cercato di comprendere per agire contro le disuguaglianze attraverso una maieutica quantomai attiva e non fine a sé stessa. In occasione del Giubileo del 2025, la ricerca pone il tema della povertà e delle disuguaglianze al centro del dibattito, usando gli ultimi tre eventi giubilari (1975-2000-2025) come riferimento temporale. Il quadro è desolante e in costante peggioramento. Le ultime stime della Banca d’Italia riguardanti la distribuzione della ricchezza nazionale netta mentre il paese viaggia verso il Giubileo del 2025 mostrano squilibri significativi: il 5% più ricco degli italiani detiene quasi la metà (46%) della ricchezza nazionale; il 50% più povero possiede a malapena il 7,8% della ricchezza nazionale. Secondo gli ultimi dati Istat, invece, in Italia gli individui in povertà assoluta sono circa 5,6 milioni, pari al 9,4% della popolazione; gli individui a rischio di povertà o di esclusione sociale sono circa 13,6 milioni di persone.
In questo solco, concentrandosi sul mutamento della società italiana e della società in generale, dalla pubblicazione emerge l’importanza di un legame tra Giubileo e azione politica, nella direzione di ridurre le disuguaglianze sociali. Nel segno della Speranza. L’approccio metodologico è di tipo induttivo-multidisciplinare: l’analisi economica è affiancata a quella sociologica, storica, giuridica e politologica; si tratta il tema delle disuguaglianze sociali sia attraverso dati statistici riguardanti il contesto della ricerca, sia attraverso categorie interpretative come marginalità sociale, disuguaglianza della ricchezza e dei redditi, disuguaglianza da una prospettiva storico-filosofica e non manca una ricostruzione storica della società italiana con particolare riferimento alle crisi economiche dei vari decenni.
L’incontro è stato moderato dal segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola, che ha richiamato i tre giubilei promossi dal suo sindacato: quello delle opere, delle persone e del lavoro, che possono generare effetti modificatori sullo sviluppo sociale per tutti i cittadini di Roma. Il confronto con le amministrazioni e la curia, rileva, ha dato risultati significativi e in questo senso il Giubileo della Speranza si configura come nuovo rinascimento dei diritti sociali che devono essere al centro del dibattito pubblico. “La disuguaglianza non ha necessariamente radici morali, ma ha conseguenze morali. Affrontare la disuguaglianza è responsabilità di ogni cittadino e della società nel suo complesso. Il contrasto alle disuguaglianze sociali è non solo questione di giustizia sociale, ma anche imperativo per garantire la coesione, lo sviluppo della società, dell’economia e del benessere”.
Svetlana Celli, presidente dell’Assemblea capitolina, che ha invece sottolineato i rischi per la tenuta della democrazia in una realtà sempre più finanziarizzata e minata dall’ascesa dei leader populisti.
A intervenire anche il Cardinale Baldassarre Reina, vicario della Diocesi di Roma, che nel rivolgere un pensiero al Santo Padre a 12 anni dalla sua elezione, sottolinea l’importanza della cornice giubileare a questo punto della storia del mondo: l’urgenza di ridare la terra a chi l’ha perduta, di liberare gli schiavi, di ridare dignità ai popoli. Le diseguaglianze non sono solo economiche, ma anche di accesso ai diritti fondamentali: istruzione, salute, sanità, benessere psicofisico, il tempo libero. Ed è proprio sul concetto di tempo che Reina si sofferma: liberare il tempo di miliardi di persone che vivono in sostanziale cattività, affannati in lavori che non garantiscono sicurezza se non ai sempre più pochi detentori di ricchezza. Nel libro, rileva, i dati sono tanti e vengono usati per capire meglio il problema, ma l’obiettivo principale è avviare una discussione politica che ritorni alle radici dell’umano, difendendole.
Nell’affrontare la complessità di un tema che dalla città arriva al mondo – l’Urbi et Orbi del titolo -, il curatore del volume, Nicola Cicala, ha sottolineato ancora una volta la centralità della Speranza nell’approccio al tema delle disuguaglianze, e lo fa a partire dall’immagine di copertina: una pianta che viene annaffiata, simbolo del valore della cura che può risolvere i problemi. L’obiettivo di questo lavoro, ribadisce, è capire le conseguenze delle disuguaglianze sulle persone e, tra le tante, soprattutto una degenerazione del mercato del lavoro in termini di orari, stabilità, continuità, con conseguenze sulle condizioni salariali. La marginalità sociale, precisa, è relativa a cinque sfere di osservazione: economica (lavoro e salari), sociale (indebolimento della partecipazione e mancanza di reti sociali e familiari), politica (scarsa influenza sulle decisioni), culturale (insufficienti opportunità scolastiche), residenziale (difficoltà di accesso alla casa). In questo senso, il ruolo del sindacato, della politica e del mondo cattolico sono decisivi. “La situazione attuale è frutto di scelte politiche e per invertire la rotta occorre la partecipazione attiva per capire, studiare e denunciare le crescenti disuguaglianze”.
Lucia Valente, professoressa di diritto del lavoro Università La Sapienza, ha invece sottolineato un dato lapalissiano: “Dopo cinquanta anni stiamo peggio: parlano i numeri, non le opinioni”. E rifacendosi all’illuminante capitolo di Josè Angel Lombo, afferma che ogni pezzo di questi cinquanta anni ha i suoi protagonisti: “Sono le persone, il fattore umano, a fare la differenza”. Dalla sua prospettiva, Valente rileva che attualmente “siamo impreparati rispetto al nuovo che avanza e che ci porterà a nuove diseguaglianze dovute alle nuove transizioni: tecnologica, verde, demografica”. Ma al centro di tutto ciò resta la dignità del lavoro “che libera le persone dal bisogno”. La speranza di questo Giubileo è di veder attuate alcune norme della costituzione: l’art.3 sull’uguaglianza sostanziale e rimozione degli ostacoli che impediscono ai cittadini la partecipazione alla democrazia del paese; l’art.4 sul diritto al lavoro; l’art.36 sul diritto retribuzione proporzionata e sufficiente in una paradossale epoca di lavoro povero; l’art.39 sulla libertà sindacale e rappresentanza sindacale, una norma solo parzialmente attuata e, insieme, l’art 46 che cerca di dare più voce ai lavoratori nelle aziende. “Farsi sentire diventa cruciale. Chi darà voce ai lavoratori? Il sindacato, un prezioso organismo costituzionale che va curato”.
Per parte propria il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, sostiene che per affrontare le disuguaglianze è importante rifondare il concetto di cittadinanza su base democratica: diritti civili, politici ma soprattutto sociali, che siano pieni ed esigibili per la natura di diritto in sé. Alla luce di sostanziali cambiamenti storici e politici, un un nuovo modello di sviluppo e una cultura economica sono ormai indifferibili. “Non è vero che non sia possibile rafforzare la giustizia sociale, avvalendosi anche della Costituzione europea, quale scelta identitaria per difendere un modello sociale che riguarda ogni cittadino, in una città come Roma ancor di più”. Il confronto con le forze sociali e sindacali diventa così cruciale e la “corsa per il Giubileo” ha dimostrato che la concertazione è la via maestra per migliorare le condizioni della cittadinanza.
Chiude la tornata di interventi il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che riflettendo sui dati contenuti nel volume rimarca la già di per sé evidente crisi della democrazia come conseguenza della crisi della partecipazione, dovuta a un deterioramento della rappresentatività, la cui sommatoria restituisce un aumento delle diseguaglianze. Per il leader della Cgil, “la concentrazione della ricchezza in mano a pochi è senza precedenti, a fronte di una preoccupante riduzione del valore dei salari” e la sistematica spoliazione dello stato sociale, che unisce al reddito da salario anche il cosiddetto indiretto (scuola, sanità, servizi sociali) non fa che aumentare la forbice delle diseguaglianze. Si inserisce così anche il tema centrale della politica fiscale: tutti, attraverso i contributi, dovremmo partecipare al miglioramento e all’erogazione stessa dei servizi garantiti costituzionalmente, ma con un progressivo processo di privatizzazione degli stessi, unito alla precarietà del lavoro che riduce i salari, il sistema collassa. “Nel 1975 c’erano 30 diverse aliquote; oggi siamo a 3 aliquote. L’Irpef la pagano solo i dipendenti e i pensionati e mentre cresce la tassazione su lavoro dipendente e pensionati, quella sui profitti, sulle rendite finanziarie e immobiliari è diminuita”. La questione, sottolinea Landini, è politica e se negli anni ’70 erano il lavoro e la persona a essere centrali, oggi, invece, lo è il profitto. “Sono le scelte politiche ad aumentare le diseguaglianze, conseguenza di un cambiamento della cultura politica e sociale che si è determinata”. Si è avverato un processo di concentrazione della ricchezza, che nel 2000 veniva tradotto piuttosto come maggiore libertà e benessere per tutti. Ma guardando a quanto accade, per esempio negli Stati Uniti, “per la prima volta profitto e mercato si fanno Stato e in questo modo diventano loro stessi l’interesse generale che non riguarda più le persone, ma solo loro stessi”. Quella di Landini è una critica radicale “a un’economia che uccide non solo perché svalorizza il lavoro e non ha più al centro la persona, ma perché sta mettendo in discussione il futuro stesso del pianeta. Combattere le disuguaglianze significa costruire un progetto di trasformazione politica, economica e sociale con al centro il lavoro e le persone, rivendicare la partecipazione per discutere e decidere del significato del lavoro e riproporre la dimensione e la finalità sociale del lavoro”. Bisogna quindi riappropriarsi della necessità di ricostruzione culturale del valore di libertà costituzionalmente intesa: non come competizione con qualcun altro, ma come elemento solidale, fraterno, di giustizia, un’intelligenza collettiva ma anche concepire un modello produttivo e sociale che faccia i conti con i cambiamenti, ambientali e sociali. Quello giubilare deve essere “l’anno del dialogo, del confronto, cercare insieme risposte che gli strumenti tradizionali non trovano. È così una vocazione comune: al centro tornano a esserci lavoro, persona, giustizia sociale”. Bisogna avviare “un’azione collettiva in una fase di complessità senza precedenti. Senza partecipazione non c’è cambiamento”.
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Disuguaglianze e povertà. Urbi et Orbi. I giubilei e la società italiana 1975-2000-2025
Autore: AA.VV., a cura di Nicola Cicala e Alessandro Barile – Fondazione Giuseppe Di Vittorio
Istituto di Studi Politici San Pio V
Editore: Futura Edizioni – Collana Saggi
Anno di pubblicazione: 2025
Pagine: 230 pp.
ISBN: 9788823025783
Prezzo: 15€