Trae ispirazione dal libro “Camicette bianche – oltre l’8 marzo” di Ester Rizzo il titolo dell’evento “…dissero che somigliavano alle comete” organizzato dalla Uiltec Nazionale a Palermo il 5 marzo presso il Real Teatro Santa Cecilia per commemorare la giornata internazionale delle donne.
Una giornata ispirata da leggenda molto celebre, il rogo di una fabbrica di New York, la Cotton. In realtà l’azienda Cotton non è mai esistita. L’incendio e il sacrificio delle operaie invece sì: a bruciare nel 1911 fu la Triangle Waist Company, una fabbrica di camicette. Si trattò del più grande incidente industriale della storia di New York, dove persero la vita 146 persone, 126 erano donne, di cui 38 italiane e di queste 24 erano di origine siciliana. Una tragedia nazionale dimenticata, vite rimaste nell’oblio, cui l’autrice, una donna siciliana, Ester Rizzo, ha voluto restituire un’identità e una dignità attraverso un lavoro di recupero della memoria con lavoro di archivio e interviste ai discendenti delle vittime.
Dal viaggio nella memoria del libro, attraverso il quale si risale a un pezzo importante del movimento sindacale e del suo sviluppo, dalla lotta per la sicurezza sui luoghi di lavoro, al riconoscimento della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, ha tratto ispirazione la Uiltec per questo evento.
Perché a distanza di oltre 100 anni occorre ancora riflettere su ciò che è accaduto per migliorare, nel corso del tempo, le condizioni di lavoro, temi fondamentali della nostra storia. Condizioni di lavoro che ancora oggi continuano ad essere troppo precarie: i dati dell’attività ispettiva nel rapporto redatto di recente dal ministero del Lavoro, evidenziano un tasso di irregolarità del 69% e i tassi di incidenti sui luoghi di lavoro rilevati dall’Inail evidenziano ancora un aumento nel 2015 del 16% rispetto all’anno precedente.
Ma la vicenda si intreccia con un altro tema cardine dell’attualità politica nazionale ed europea, che è quello dell’emigrazione: allora, erano gli italiani di inizio secolo, con in mano le loro povere valigie di cartone, ad imbarcarsi per l’America su piroscafi fatiscenti, quando oggi la parola migrazione rimanda, per automatica associazione, ai viaggi della speranza di milioni di persone di altra nazionalità pronti a sfidare la morte pur di arrivare in Europa. Tema che mostra la fragilità di Bruxelles e che manifesta inevitabilmente il grande fallimento delle politiche europee. Tutte, o quasi, che rischiano di compromettere la pur modestissima fase di crescita economica, con nuovi drammatici problemi occupazionali, con le porte sbarrate sui contratti, con nuove emergenze sociali.
E noi del sindacato, prendendo spunto anche da storie come queste, da cui sono nati i primi movimenti di lotta, dobbiamo saper guardare avanti malgrado le grandi difficoltà del presente, dobbiamo saper leggere con coraggio i cambiamenti reali che avvengono e continuare sulla strada della difesa tenace e matura dei diritti dei lavoratori e del nostro ruolo contrattuale. Una scelta niente affatto difensiva ma che insieme all’obiettivo della partecipazione può suscitare novità e fermenti innovativi nel cuore della nostra economia.
Perché oggi più che mai c’è bisogno del sindacato, oggi più di sempre le donne e gli uomini di questo paese, hanno bisogno di rafforzare il loro senso comune di appartenenza e aggregazione basato sui valori della solidarietà, dell’eguaglianza, della libertà individuale e della rappresentanza dei giovani. Valori sempre espressi dalla UIL, ereditati dai padri fondatori del sindacalismo confederale italiano, valori che conducono alla condivisione dello strumento – il sindacato appunto – unico mezzo per far sentire la voce dei lavoratori.
E, infatti, non è casuale la data scelta per il nostro evento: il 5 marzo, che è il 66° Anniversario della UIL. Un sindacato con un dna laico, riformista, socialista, che fa sì di essere l’organizzazione costantemente volta verso il nuovo, verso lo spostamento dei poteri a beneficio della classe lavoratrice, verso il LAVORO, unica vera ricchezza del Paese.