“Abbiamo resistito allora, resisteremo ora e ancora. A tutti ricordiamo che organizzazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte”. Non si fa attendere la risposta della Cgil, poco dopo l’assalto alla sede di Corso d’Italia, da parte di Forza Nuova e esponenti del mondo no green pass. Il segretario generale Landini parla di “squadrismo fascista”, e nell’assemblea convocata d’urgenza per domenica mattina definisce l’attacco al sindacato un attacco alla Costituzione. Momenti, immagini e parole che riportano alla memoria passaggi cupi della nostra storia, come la difesa, nel 1921, della Camera del lavoro di Bari da parte di Giuseppe Di Vittorio e altri oppositori al regime fascista. Nello stesso folle pomeriggio di sabato Michetti ha affermato che per gli ebrei colpiti dal dramma della Shoah si abbia sempre un po’ più di compassione in quanto banchieri, salvo poi scusarsi a stretto giro. Ma allora non si capisce quale delle due voci rispecchi il suo vero pensiero. O il candidato sindaco di Roma della destra non conosce il senso delle parole e il loro peso, dimostrando quindi una certa imperizia con l’italiano, oppure è affetto da una grave dissonanza cognitiva che potrebbe minare il suo possibile lavoro alla guida della capitale.
Dal palco della destra sovranista spagnola di Vox, Giorgia Meloni dichiara di non sapere quale sia la matrice degli attacchi, benché sia stata chiara fin da subito la presenza di Forza Nuova. Matteo Salvini che, legittimamente, ha messo in dubbio l’operato della ministra Lamorgese, è subito ricaduto nel leitmotiv dell’immigrazione, dimenticandosi che tra i figuri che hanno messo a ferro e fuoco Roma c’erano, prima di tutto, gli italiani. Entrambi non saranno presenti alla manifestazione di sabato prossimo indetta dai sindacati.
Se allarghiamo lo sguardo all’Europa, la richiesta dei paesi dell’est, insieme ad Austria, Danimarca Grecia, di costruire muri anti migranti con fondi comuni in modo prioritario, si scontra con quelli che sono i principi fondati dell’Unione Europea, dove la solidarietà, l’integrazione e il dialogo dovrebbero prevalere sull’isolamento e la chiusura. A ben guardare, i muri contro l’immigrazione voluti dal blocco di Visegrad e le violenze di Roma hanno ben poco in comune, dal punto di vista della loro collocazione geografica e della causalità.
Eppure ci raccontano di una tendenza per la quale l’affermazione della libertà o esplode, sotto forma di scontri e manifestazioni che ben poco hanno di democratico, o implode, trincerandosi dietro a un muro. Una tendenza che impone la riscossione aggressiva e facinorosa dei diritti, e la loro dispotica difesa, come se l’allargamento dei diritti volesse significare una loro riduzione.
Tommaso Nutarelli