L’istituto per gli studi sulla pubblica opinione (Ispo) e Federmanager hanno promosso un’indagine sull’immagine dei dirigenti d’azienda italiani. Obbiettivo dello studio è quello di studiare , da una parte come i manager vedono se stessi e la loro professione , e dall’altra la loro immagine presso l’opinione pubblica. Per raggiungere questi obiettivi, Ispo, ha coinvolto nello studio la popolazione italiana maggiorenne e i dirigenti associati a Federmanager.
L’indagine ha messo in luce che gli intervistati hanno un’idea positiva dei dirigenti. Nella maggior parte dei casi essi identificano il dirigente come una figura di guida, con un ruolo decisionale e di coordinamento. Un dirigente viene percepito come una persona con alta professionalità, impegnata, ma anche di potere e con una posizione socialmente desiderabile. Solo in alcuni casi questa figura assume connotazioni negative, sia associate alla dimensione del potere che dell’autorità. Dalla ricerca emerge anche come i dirigenti sono visti come persone sottoposte a forte stress e ha responsabilità eccessive.
Parlando di manager, invece che di dirigenti d’azienda, le prime opinioni spontanee espresse dai intervistati non cambiano di molto. Nella maggior parte di casi, infatti, anche il manager viene identificato come una guida investita di impegno e responsabilità, dotata di potere e che ricopre una posizione socialmente desiderabile. All’interno di questa dimensione si possono tuttavia scorgere alcune lievi differenze, sopratutto sulla tendenza ad attribuire al manager più importanza del dirigente. In alcuni casi appare come una figura maggiormente proattiva, in altri casi viene associato a una dimensione di maggior successo. Infine dall’inchiesta è emerso che tendono a sovrapporre le due figure in maniera più accentuata i meno istruiti, i più giovani, i pensionati e chi non ha mai conosciuto personalmente un dirigente.
L’Ispo ha poi chiesto ai dirigenti la loro opinione sulla loro vita e sul loro mestiere. Il 90% della dirigenza vanta un diffuso senso di soddisfazione per la propria vita privata e per la propria vita professionale. Sul lavoro la fonte di maggior soddisfazione è data dal rapporto con i collaboratori, seguito dalla possibilità di sentirsi realizzati. La maggior parte dei dirigenti intervistati si sente stimata dai suoi collaboratori, meno dai capi. Dalle dichiarazioni degli intervistati emerge come l’aspetto più appagante per un dirigente è dato dalla possibilità di sentirsi gratificato dal suo lavoro. In particolate è stata molto citata l’idea di poter realizzare obbiettivi concreti e risolvere situazioni complesse.
L’aspetto più problematico della professione dirigenziale è collegato, invece, alla dimensione relazionale del lavoro. Al secondo posto sono stati segnalati i disagi creati dalle inefficienze organizzative e al terzo i limiti allo sviluppo imposti dalla crisi economica.
Il livello di soddisfazione e benessere è piuttosto diffuso tra i dirigenti italiani. Tra i più soddisfatti i giovani, i più istruiti, chi lavora in grandi contesti aziendali e coordina una squadra di collaboratori numerosa. Meno soddisfatti, invece le donne manager. Non a caso sia i dirigenti che il campione della popolazione sono d’accordo nel ritenere che in Italia la professione dirigenziale sia “ancora troppo maschile”. Emerge, inoltre, come il livello di soddisfazione dei dirigenti sia trasversale all’area geografica e all’anzianità di servizio.
Sul contributo dei dirigenti allo sviluppo del paese, invece, l’opinione pubblica è più critica rispetto a chi svolge tale professione. La popolazione è più critica anche sulla capacità competitiva dei dirigenti. La maggioranza assoluta degli intervistati nel campione dei non dirigenti ritiene che gli stipendi di quest’ultimi siano troppo alti in relazione alle loro responsabilità, mentre i dirigenti non sono d’accordo. Il 58% della popolazione pensa che i dirigenti vengano selezionati sulla base delle capacità, ma il 42% pensa che contino di più le raccomandazioni. Complessivamente i dirigenti hanno un giudizio sulla loro categoria migliore rispetto a quello dell’opinione pubblica. Coloro che, tra la popolazione, esprimono le posizioni più critiche sono i giovani e i più istruiti. Tra i dirigenti, invece, sono le donne e i manager del Centro e Sud Italia. I dirigenti che si sentono più felici tendono a giudicare positivamente la categoria alla quale appartengono, viceversa, i dirigenti infelici sono i più critici verso la categoria.
Altro punto su cui l’Ispo si è soffermato è l’impatto della crisi sul paese e sull’economia reale. Opinione pubblica e dirigenti concordano nel giudicare la crisi attuale un fenomeno circoscritto alle fasce più deboli della popolazione. Pochissimi ritengono però che la crisi sia finita. Infine sul futuro dell’economia italiana e su quello della propria azienda i dirigenti risultano ottimisti.
Per quanto riguarda l’impatto della crisi sulla vita dei manager la popolazione pensa che nonostante la crisi un dirigente non corra il rischio di perdere il lavoro, ma su questo i dirigenti non sono affatto d’accordo. Anche sulla probabilità di trovare un nuovo posto di lavoro la popolazione pensa che dirigenti siano più avvantaggiati, ma questi ultimi sono, anche su questo punto, più scettici.
Infatti, in seguito alla crisi, un dirigente su due dice di sentirsi più preoccupato per il posto di lavoro, uno su quattro più solo e impotente. Inoltre, il 25% dei dirigenti sostiene di sentirsi accusato di responsabilità non sue, più di quanto non avvenisse prima.
Altro punto toccato dall’indagine sono le strategie adottate dai dirigenti per fronteggiare la crisi. I dirigenti reagiscono alla crisi in primo luogo prestando una maggiore attenzione alla propria formazione professionale e alle nuove offerte del mercato. Solo per una minoranza, pari al 22% dei dirigenti intervistati non è stato necessario prendere provvedimenti “salva crisi”. La tendenza ad attuare strategie “salva crisi” cresce tra i dirigenti più preoccupati e tra chi registra i livelli inferiori di soddisfazione per il lavoro.
L’ultimo argomento affrontato dall’indagine è il contributo dei dirigenti italiani a favorire l’uscita del paese dalla crisi. La maggioranza degli italiani pensa che i dirigenti non stiano facendo abbastanza per favorire l’uscita del paese dalla crisi, ma i dirigenti la pensano diversamente, giudicando positivamente l’impegno della classe imprenditoriale italiana e negativamente quella della classe politica.
Infine dalla ricerca risulta che la maggioranza assoluta dei dirigenti intervistati si sente rappresentata da Federmanager, in particolare uno su quattro si sente molto rappresentato.
Luca Fortis
03 Agosto 2010