La legge di Bilancio e’ da bocciare, perché non solo ‘’non risponde alle esigenze del paese’’ ma, soprattutto, e’ una manovra smaccatamente ‘’elettorale’’. Così il direttivo della Cgil, oggi dedicato a fare il punto sia sulla legge economica che sul confronto col governo sulla previdenza.
Se sul primo punto il giudizio e’ abbastanza senza appello, sul secondo ci sono, come si suol dire, luci e ombre: “Il Comitato Direttivo della Cgil –si legge nel testo dell’Odg relativo alle pensioni votato dal direttivo- valuta positivamente la scelta di aver determinato un giudizio articolato anche nella definizione del verbale di sintesi del confronto sulle pensioni. Distinguendo così tra i primi risultati ottenuti sulla piattaforma Cgil, Cisl, Uil, e le scelte del Governo, che nei fatti negano la flessibilità in uscita ed inseriscono “strumenti finanziari” nel sistema previdenziale pubblico”.
Tra i risultati positivi, la Cgil elenca l’unificazione della no tax area, l’aumento e l’estensione della platea delle 14e, legate alla storia contributiva, le soluzioni sulle ricongiunzioni contributive, l’eliminazione strutturale delle penalizzazioni sulle pensioni di anzianità, il cambiamento della legge sui lavori usuranti per renderla fruibile, insieme alla cancellazione della finestra mobile e dell’attesa di vita. Il capitolo precoci, invece, per la Cgil “è lontano dall’obiettivo che ci eravamo proposti, e soprattutto distante dalle aspettative suscitate”. Infatti, “pur avendo determinato un’area di lavori gravosi ampia, ancora tanta strada serve fare per affermare che i 41 anni sono sufficienti per il riconoscimento della pensione di anzianità”. In particolare, il riferimento legato all’APE sociale è stato reso “molto labile dall’introduzione dei 2 vincoli (36 anni di contributi e 6 anni di consecutività), che diminuiscono di molto la platea potenziale. “Nel dibattito parlamentare –afferma la confederazione- chiederemo di ridurne i vincoli”. Quanto all’Ape generale, viene ribadita la contrarieta’ di Corso Italia su un provvedimento che “continua ad avere le caratteristiche di uno strumento finanziario che scarica sui pensionandi le sbagliate rigidità del sistema”.
“Proprio in ragione degli impegni che ci aspettano – conclude il testo- in coerenza con la piattaforma Cgil, Cisl, Uil e gli obiettivi da conquistare di modifica della Legge Fornero, la Cgil impegna tutte le sue strutture ad una campagna di assemblee che oltre ad informare sul verbale di sintesi, articoli il giudizio e costruisca le condizioni di prosecuzione della vertenza anche in relazione alla flessibilità in uscita”.
Praticamente senza appello il giudizio sulla legge di Bilancio. Nella manovra avanzata dal Governo “si conferma l’assenza di una strategia adeguata a uscire dalla crisi, a ritrovare una crescita sostenuta, a ridurre le disuguaglianze e, soprattutto a ricreare occupazione giovanile, femminile e nel Mezzogiorno”. “La Legge di Bilancio –insiste il testo- nonostante la grave condizione sociale del Paese, assume tratti propagandistici – se non addirittura elettorali – senza una visione di sviluppo e di lungo periodo”. E ancora: “Si continua ad assegnare bonus, anziché creare diritti. Si scommette su decontribuzione e defiscalizzazione del lavoro, oltre che deregolazione, anziché creare direttamente occupazione. Le imprese, a fronte di circa 15 miliardi di euro di sgravi e incentivi fiscali a pioggia nel biennio 2015-2016 (più altri 20 miliardi tra impegni della scorsa Legge di Stabilità, compresa il taglio delle imposte persino sui profitti, e nuove misure in Legge di Bilancio), sinora hanno restituito solo 2 miliardi in investimenti fissi all’economia nazionale”. A fronte di cio’, nota la Cgil, “sul piano fiscale non c’è nulla per i lavoratori, sebbene fosse stata annunciata una modifica dell’IRPEF”. Infine, “manca una vera politica industriale e le uniche misure selettive sono quelle legate all’innovazione e alla sostenibilità, come da tempo ha suggerito la CGIL, anche nel confronto istituzionale sul piano Industria 4.0.”.
Quanto ai contratti pubblici, le risorse dedicate sono ‘’insufficienti’’, mentre sul fronte privato ‘’l’unica misura di sostegno è rappresentata dalla detassazione del salario di produttività di secondo livello, mentre non è previsto alcun supporto ai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro”.
Ben poco di positivo, dunque, secondo la Cgil. Lo sarebbe, in teoria,il braccio di ferro ingaggiato dal nostro governo con l’Ue per ottenere maggiore flessibilità, ma, secondo la Cgil, diventa occasione sprecata perché ci si limita a battagliare ‘’per pochi decimali’’, invece che per misure di ben piu’ ampio respiro. Positivo senza se e senza ma, invece, “l’accoglimento in legge di bilancio delle proposte avanzate dallo stesso sindacato sul sostegno fiscale ai lavori di messa in sicurezza antisismica ed energetica del territorio: temi che, sottolinea la confederazione, “rappresentano due obiettivi prioritari del Piano del Lavoro, che la CGIL rivendica nel confronto col Governo sulla ricostruzione delle zone recentemente devastate dal terremoto e nel progetto più complessivo che va sotto il nome di “Casa Italia”. E proprio il rilancio del Piano del Lavoro “come strategia per uscire davvero dalla crisi e riformare il modello di sviluppo del Paese”, e’ la risposta finale di Corso Italia alla manovra del governo.