Gli abitanti di Siracusa maledivano il feroce Dionigi e invocavano gli dei affinché lo fulminassero al più presto. Solo una vecchina li pregava ogni giorno perché vegliassero benevolmente a fianco del tiranno. Il quale, appresa la singolare notizia, stupito, incaricò le guardie di trascinare l’anziana donna al suo cospetto. “Tutti auspicano la mia morte e tu invece mi auguri buona vita. Perché?”, le chiese con brutale curiosità. “Devi sapere –fu la risposta- che nella mia ormai lunga esistenza ho conosciuto i tuoi malvagi predecessori e ogni volta scongiuravo che scomparissero ma poi ne veniva sempre uno più cattivo. Ora non oso pensare ad uno peggiore di te, così supplico l’Olimpo di conservarti in ottima salute”. Dionigi, racconta lo scrittore latino Valerio Massimo nella sua raccolta di fatti e detti memorabili, apprezzò la spiritosa sincerità della vegliarda e la lasciò andare incolume.
Questa antica e nota leggenda è sempre attuale e dovrebbero tenerla bene a mente i dirigenti del Pd. “Quello che sta nascendo è il più pericoloso governo di destra della storia repubblicana”, tuonano, dimenticando tra l’altro l’esperienza di Fernando Tambroni e dei moti di Genova. Ma loro cosa hanno fatto per impedire che si arrivasse ad un tale punto di non ritorno? È dagli anni di Tangentopoli che la linea scelta è stata prevalentemente quella di demonizzare l’avversario, indicandolo come fonte di tutte le possibili nequizie antidemocratiche, senza offrire una vera e valida alternativa programmatica. Gli anatemi alla mafiosità di Giulio Andreotti, le monetine contro Bettino Craxi, la messa all’indice morale e politico di Silvio Berlusconi. Ogni volta il male assoluto, da combattere e da esorcizzare. Non che mancassero certo i motivi di indignazione e i segnali di pericolo, ma se ogni volta gridi al lupo senza preoccuparti di liberare la foresta dai mostri che vi si annidano, alla fine non sei più credibile.
L’ultima campagna elettorale, scandita dagli allarmi sul dilagare del neofascismo, si è rivelata un fallimento perché nella testa della maggioranza dei votanti la paura degli immigrati è stata più forte di quella suscitata dai fantasmi in camicia nera. E di fronte alla crisi economica, alla disoccupazione, alla precarietà non puoi sbandierare la mancia di 80 euro e una riforma del mercato del lavoro avversata da tutta la Cgil. No, non ci siamo. L’affermazione e la difesa dei diritti civili, come le unioni omosessuali, sono sacrosante ma da sole non costituiscono certo un progetto spendibile di società più giusta ed uguale. Il rancore sociale e i bisogni economici prevalgono sulla morale. Per citare il giornalista e scrittore svedese Stig Dagerman, è bene tenere a mente che le proprie sofferenze, vere o presunte, offuscano la comprensione di quelle altrui.
Ed eccoci alla tormentata alleanza tra la Lega e i Cinque Stelle. Forse, come la vecchietta di Dionigi, dovremmo paradossalmente auspicare che duri, nel timore che ci possa essere qualcosa di più nefasto. No, non si tratta di comprarsi i popcorn e aspettare che Salvini e Di Maio vadano a sbattere, come annuncia con incoscienza e protervia l’irresponsabile Matteo Renzi. È che non si vede la fine del tunnel. Avremmo bisogno di un sogno ma siamo infestati dagli incubi. E ritorna in mente Paolo Villaggio, nelle vesti dello stupido e minaccioso professor Otto von Kranz. Chi viene a voi, adesso?