La tempesta scoppiata all’improvviso nella Cgil dei chimici è destinata a fare rumore. Perché quella dei chimici non è una categoria qualsiasi nella Cgil e perché nella grave crisi delle rappresentanze sociali un fatto di questa portata ha dei significati reconditi che vanno comunque esplorati.
La cosa certa è che dentro la categoria esisteva un forte malcontento. Altrimenti non ci sarebbe stato quel voto, che, 105 contro 65, nei fatti ha estromesso il segretario generale. Si potrà dire che non è già tutto compiuto, che si svolgerà una battaglia, ma i fatti sono quelli e se si è arrivati a quel voto un malcontento esisteva.
Alberto Morselli, il diretto interessato, nega di aver avuto una fronda interna, sostiene che le riunioni del suo direttivo sono scivolate via quasi senza opposizioni negli ultimi anni. Ma anche lui cita nell’intervista che ci ha dato i difficili accorpamenti che si sono susseguiti, prima con gli elettrici, poi con i tessili, a dimostrazione che qualcosa dentro gli organi dirigenti non andava.
Ma la domanda da porsi è se questo malcontento che si è accumulato negli anni sia un fatto dettato da risentimenti personali, di chi era stato estromesso o aveva visto estromettere i suoi sodali, o invece un problema di linea politica. il punto è tutto qui. Perché se il problema è sulla linea politica, o meglio politico sindacale della Filctem di Morselli, allora qualcosa non torna.
Il contratto dei chimici del 2009 ha nei fatti salvato la Cgil. Basta fare mente locale. A gennaio era stata raggiunta l’intesa interconfederale sugli assetti contrattuali, non firmata dalla Cgil. La confederazione era rimasta isolata e rischiava molto. Il mancato accordo per il contratto dei metalmeccanici aveva dato un altro colpo mortale alla confederazione, sempre più nell’angolo. Se anche le altre categorie avessero mancato l’accordo unitario, come pure la confederazione voleva, sarebbe stato un vero disastro. La Cgil sarebbe stata davvero castigata, avrebbe rischiato di fare la fine che sta facendo purtroppo la Fiom, estromessa dai giochi, anche da quelli contrattuali, costretta a protestare, come fosse un sindacato dei Cobas, fuori della porta mentre gli altri trattano il futuro dei lavoratori.
Non fu così, i chimici firmarono il loro contratto, e così dettero l’esempio alle altre categorie industriali, consentendo a tutta la confederazione di svolgere il suo ruolo di grande attore sociale., fino a rientrare nei giochi con l’accordo del giugno 2011 che ha cancellato quello di due anni prima. Un risultato forte, importante, tanto più considerando che le spinte per un accordo separato dei chimici erano fortissime, giravano già i testi pronti per una firma che avrebbe cancellato la Cgil.
Questa la storia di questi ultimi anni, scritta da Morselli e da Giorgio Squinzi, adesso presidente di Confindustria, allora a capo degli industriali chimici e fortemente vicino alla politica degli accordi unitari. Adesso la domanda è se questo tornado che ha investito il sindacato della Cgil tende a un semplice avvicendamento di persone, pratica che non fa mai male perché un rinnovamento è sempre salutare per evitare le incrostazioni, o se invece si vuole colpire quella politica, quella volontà unitaria. Il modello, tanto per essere più chiari, deve essere ancora la Filctem o la Fiom? Se quanto è avvenuto martedì rientra nell’avvio della battaglia congressuale della Cgil, i partiti che si confronteranno quali saranno? Landini contro Morselli? E la Camusso con chi starà?
Massimo Mascini