Dalla presentazione del piano Industriale di UniCredit emerge che sono previsti complessivamente 8.500 esuberi aggiuntivi per il gruppo. Di questi, ha spiegato l’Ad Federico Ghizzoni nella conferenza stampa tenuta dopo il cda, il grosso è concentrato in Italia (5.700), Germania (1.500) e Austria (900).
L’azienda ha inoltre chiuso il 2013 con una perdita netta record di 14 miliardi di euro, dovuti da svalutazioni su avviamento e accantonamenti aggiuntivi su crediti, rispetto all’utile di 865 milioni che aveva guadagnato un anno prima. La borsa premia comunque il gruppo, che fa volare il titolo a +6.21.
La riduzione del personale, si legge nel comunicato del gruppo, è dovuta alla ristrutturazione della rete, con la rivisitazione del modello di business del Commercial Bank, che in Italia, Germania e Austria si concentra in particolare sui canali remoti e su una distribuzione geografica più razionale degli sportelli. “Per l’Italia abbiamo un’ipotesi di riduzione che verrà gestita con i soliti ammortizzatori, come gli scivoli prima della pensione”, ha affermato Ghizzoni. “Sono molto soddisfatto delle decisioni che abbiamo preso, prosegue, credo che con oggi il gruppo volti decisamente pagina e si proietti in un periodo completamente nuovo, focalizzato sulla crescita dei ricavi, sugli investimenti e sulla profittabilità”.
La Uilca, per usare un eufemismo, non è soddisfatta ed attende un incontro ufficiale con i vertici della banca per approfondire meglio la situazione e per assumere, unitariamente alle altre organizzazioni Sindacali, le decisioni del caso. Se dopo tale incontro venissero riconfermati questi dati, il sindacato chiederà l’intervento del governo “affinché vengano ripristinate corrette relazioni industriali e venga ritirato il Piano Industriale. In un’azienda normale, sottolinea il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, quando si dichiara il 10% di esuberi del personale, il primo atto conseguente sarebbero le dimissioni del top management e di tutta la prima linea. UniCredit cosa farà?”.
Della stessa linea il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale: “è tempo di dire basta ai tagli e all’attacco all’occupazione. La difesa di quest’ultima viene prima di tutto. I posti di lavoro non si toccano perché in questi ultimi difficilissimi anni sono stati i lavoratori a pagare il prezzo più alto e non c’è spazio per nuovi tagli”, conclude il segretario.
E.G.