Procede la trattativa tra le parti sociali, 23 associazioni imprenditoriali e quattro organizzazioni sindacali, sui temi della crescita e dell’occupazione.
Dei sette tavoli di confronto avviati se ne sono già chiusi quattro: ammortizzatori sociali, Mezzogiorno, semplificazione amministrativa, ricerca e innovazione. In ballo ci sono ancora i tavoli su fisco, produttività e, l’ultimo, spesa pubblica, federalismo fiscale e costi della politica.
Dei tre sicuramente il più impegnativo è quello sulla produttività e, anche se il tavolo è stato avviato il 2 novembre con l’impegno comune di raggiungere al più presto un accordo unitario per rilanciare la competitività del sistema imprenditoriale italiano, la trattativa va a rilento e per ora non c’è nessuna prossima convocazione. Le parti sociali stanno lavorando separatamente ai testi sui quali basare la discussione. Due sono le questioni generali da approfondire: la valorizzazione del secondo livello di contrattazione e interventi più generali che siano in grado nel tempo di sostenere la produttività. Tra questi interventi, il potenziamento delle infrastrutture, della ricerca e sviluppo, il credito alle imprese, la detassazione degli accordi di produttività sia per il reddito da lavoro che da impresa, la questione della legalità e della sicurezza dei territori.
Il tavolo spesa pubblica, federalismo fiscale e costi della politica è a buon punto. Dopo una serie d’incontri e vari scambi di documenti, si sta lavorando alla stesura di un testo unitario. Le premesse sono la crisi finanziaria nel mondo e la legge di stabilità di Tremonti che mira a ridurre debito e deficit. Le parti sociali condividono che un ulteriore aumento della tassazione inciderebbe negativamente sulla crescita economica, lo sviluppo e l’occupazione. L’intervento del governo deve riguardare, a loro giudizio, la lotta all’evasione fiscale, destinando le risorse recuperate alla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da impresa, e un insieme di riforme ispirate alla sostenibilità economica, all’equità e alla coesione sociale. Per questo propongono innanzitutto semplificazione della spesa pubblica, valutazione dell’efficacia ed efficienza della spesa, attraverso la trasparenza dei dati della finanza pubblica, eliminando duplicazione di enti, uffici, assegnazione delle funzioni. Inoltre c’è condivisione sull’aumento dell’efficienza del lavoro pubblico, legando parte delle dinamiche salariali all’effettiva produttività. Imprese e sindacati chiedono riforme strutturali basate su un nuovo modello di cooperazione tra settore pubblico e privato, con particolare riferimento a due principali capitoli di spesa: la previdenza e la sanità. Sulla previdenza si è già effettuata una riforma alla quale vanno aggiunti, secondo le parti, interventi di manutenzione, necessari per favorire il decollo della previdenza complementare. Sulla sanità invece le parti chiedono un’operazione di trasparenza sui conti, dal momento che sono in aumento i ritardi nei pagamenti delle Als. E’ necessario poi, secondo imprese e sindacati, aumentare l’efficienza della spesa sanitaria pubblica intervenendo sulla dispersione territoriale.
Sul federalismo, a parere delle parti si tratta di procedere con riforme di sistema del modello di Stato, anche se non c’è ancora condivisione su tutti i punti di discussione.
In linea generale si è discusso di possibili riforme istituzionali che rivedano la seconda parte della Costituzione, il bicameralismo perfetto, la revisione di alcune materie del Titolo V, come la regolazione dei mercati, il commercio estero, la tutela e sicurezza del lavoro, la produzione e distribuzione dell’energia, le assicurazioni e le grandi reti di trasporto. Altre tematiche aperte: come attuarlo, come finanziarlo e come controllare le attività amministrative. Sul finanziamento in particolare si sta pensando a un mix d’imposte da affiancare all’Irap e all’Irpef, quali ad esempio una compartecipazione delle Regioni al gettito Ires. In questo modo si potrebbe, a giudizio delle parti, introdurre forme di fiscalità di vantaggio, consentite dall’Unione europea, legate a scopi, quali incrementi della base occupazionale e investimenti in ricerca e sviluppo.
Sui costi della politica, il punto è ridurli, dal momento che nell’ultimo decennio sono aumentati del 40%. Anche in questo caso occorre una riforma complessiva dell’organizzazione dello Stato, per eliminare sovrapposizioni di ruoli e funzioni. Le parti sociali suggeriscono riforme sulla struttura degli organi elettivi e il finanziamento pubblico, sull’organizzazione degli enti territoriali, sulle società pubbliche.
Il tavolo sul fisco è nella fase finale di ultimazione dei testi. Le parti convergono sulla riduzione delle tasse sul lavoro dipendente, attraverso la detrazione e la revisione delle aliquote, e sul reddito da impresa attraverso un minore carico fiscale per quelle imprese che innovano e tutelano l’occupazione.
Francesca Romana Nesci