Il diario del lavoro ha intervistato il direttore di Asstel Laura Di Raimondo, in merito al recente emendamento, previsto nel dl crescita, che consente alle aziende impegnate nelle trasformazioni tecnologiche, che contano oltre mille dipendenti, di assumere nuovo personale grazie al contratto di espansione, di fare formazione e usare il prepensionamento con uno scivolo di 7 anni.
Di Raimondo, qual è la sua opinione rispetto all’emendamento?
Sono temi che stiamo portando avanti da anni, in particolare il riposizionamento del modello espansivo degli ammortizzatori sociali che superi quello difensivo e che crei un gancio tra politiche passive e attive. Tutti i giornali si sono focalizzati sul cosiddetto “maxi-scivolo”, ma l’emendamento contiene una progettualità più organica che per la prima volta riesce a fare emergere una visione espansiva invece che difensiva.
Negli anni della crisi le parti sociali hanno utilizzato quasi sempre la modello difensivo…
Si anche il nostro settore, durante tutta la crisi, lo strumento della solidarietà è stato molto utilizzato. E’ uno degli strumenti che abbiamo usato di più e che continuiamo a usare.
Quindi l’emendamento potrebbe favorire un cambio di rotta?
Il progetto segue le imprese nei processi di sviluppo tecnologico. Il punto nevralgico è: l’emendamento concentra formazione, assunzioni e la riduzione dell’orario di lavoro. Quello del contratto di espansione è un meccanismo che non sostituisce ma integra a livello sperimentale la solidarietà espansiva e che prevede la contribuzione figurativa e l’integrazione salariale per i periodi di riduzione degli orari di lavoro.
Come funziona?
L’azienda può decidere di fare un accordo governativo che preveda una riduzione dell’orario di lavoro, come succede oggi con la solidarietà difensiva, con la differenza che all’interno dell’accordo si stabiliscono dei piani di riorganizzazione verso lo sviluppo tecnologico, che contemplino nuove assunzioni.
Quali sono, in sintesi, i passaggi pratici per arrivare a definire un progetto di questo tipo?
In pratica io azienda riduco l’orario di lavoro, per un periodo massimo 18 mesi. Nel frattempo faccio formazione e riqualificazione, anche On the Job per il personale già in forza; nell’accordo stabilisco una aliquota di assunzioni. I 40 e 30 milioni nel 2019 e 2020 dello Stato a questo punto servono a riconoscere la contribuzione figurativa e l’integrazione salariale che, nel modello oggi esistente della solidarietà espansiva, non è prevista.
Per quanto riguarda lo scivolo del prepensionamento?
In un quadro più ampio, dentro l’accordo è possibile prevedere, per il personale che ha una distanza di 7 anni dal requisito pensionistico, il prepensionamento. Capire che in questo momento deve cambiare la logica sulla gestione degli ammortizzatori sociali.
Quale è il cuore dell’emendamento?
Capire che in questo momento deve cambiare la logica sulla gestione degli ammortizzatori sociali.
In che senso?
Che si deve contemperare anche la migrazione verso un processo di trasformazione digitale, avendo la ca pacità di fare formazione e riqualificazione professionale, quindi sostenibilità dell’occupazione esistente ma anche sviluppo di quella nuova. Altrimenti il sistema rimane miope.
La formazione come è prevista?
Una delle novità inserite in questo emendamento è che si può fare anche formazione On the Job e le nuove assunzioni sono a tempo indeterminato, anche in apprendistato.
Quindi siamo di fronte ad tentativo in linea con le sfide della trasformazione digitale?
Possiamo vederla così, il mondo del lavoro è al centro di un profondo è necessario processo di trasformazione con importanti ripercussioni sull’organizzazione, sulle modalità di svolgimento e sui contenuti del lavoro. Occorre, quindi, individuare misure che accompagnino la trasformazione digitale del mercato del lavoro, al fine di assicurare la sostenibilità e lo sviluppo occupazionale. L’emendamento in discussione sembra andare in tale direzione e per questo la nostra valutazione è positiva.
Emanuele Ghiani