Nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del Documento di finanza pubblica (Dfp) 2025, i sindacati confederali hanno riferito presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Molto critica la Cgil, che nelle parole del segretario confederale Christian Ferrari, ha parlato di un Documento che “manca completamente del quadro programmatico. Questo è a dir poco preoccupante. Di fronte agli stravolgimenti in corso sullo scenario internazionale, rischiamo di procedere senza idee e senza bussola. Per quanto riguarda invece il quadro tendenziale, il Dfp certifica, di fatto, il fallimento delle politiche economiche del governo”.
Ferrari spiega che, in base alle indicazioni del Dfp “la legge di bilancio non solo non produrrà i pochi effetti sperati, ma si perderanno addirittura, tra quest’anno e il 2027, 0,9 punti percentuali di Pil reale”. In sostanza, “è stata appena approvata una manovra di circa 30 miliardi, e già si certifica la perdita cumulata – rispetto alle previsioni – di oltre 31 miliardi di Prodotto interno lordo nominale tra il 2025 e il 2027”. Ferrari pone l’accento sulla previsione di crescita che “ad appena sei mesi dalla presentazione del Piano strutturale di bilancio, viene per il 2025, dall’1,2% allo 0,6%, e significativamente ridotta quella del 2026 (dall’1,1% allo 0,8%)”.
Inoltre, fa presente il segretario confederale della Cgil, “questa revisione non tiene in considerazione la guerra commerciale scatenata dall’Amministrazione americana, che potrebbe ridurre ulteriormente il Pil, con il rischio che l’Italia precipiti in una vera e propria recessione. È l’ennesima conferma che la crescita ‘allo zero virgola’ è principalmente il risultato delle scelte dell’Esecutivo che avevamo contestato sia in occasione del Piano strutturale di bilancio, che durante la discussione sulla manovra di bilancio”.
Più cauta la posizione della Cisl: la situazione macroeconomica, afferma, “non è rassicurante” con il mercato del lavoro che “comincia a risentire del rallentamento in corso”. E in questo ambito “la priorità delle priorità” è “la crescita del tasso di incremento della produttività, quale prodromo necessario a una dinamica del PIL che vada oltre l`attuale”.
La Cisl sottolinea che “grazie alla responsabilità delle parti sociali e al rinnovo dei contratti collettivi nazionali, i salari hanno ripreso a crescere nell`ultimo anno, seppure con dinamiche ancora troppo contenute ed eccessivi divari tra ambiti economici e zone geografiche”. Quindi, secondo il sindacato, “la direzione è quella giusta, ma bisogna avere più coraggio. È necessario che tutti gli attori sociali e della rappresentanza siano partecipi della crescita e incoraggino la produttività del lavoro, individuino le strade per la ripresa industriale e dei servizi, incrementino la qualità dei rapporti di lavoro soprattutto sotto il profilo del livello retributivo, incentivino una maggiore occupazione delle donne e dei giovani, usino come volano le tecnologie più avanzate (in particolare l`Intelligenza Artificiale generativa), rilancino il mercato interno e i consumi”.
La Cisl rilancia la sua proposta di un grande patto sociale che rappresenti “una nuova fase costituente delle relazioni industriali e di lavoro, incentrata sul potenziamento della contrattazione territoriale e aziendale e sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà, alla gestione e agli utili delle imprese, accompagnata da incentivi fiscali e contributivi mirati”.
Per la Uil, invece, il Documento di finanza pubblica “manca di tracciare le politiche economica, sociale e del lavoro che il governo intende perseguire e questo ci lascia perplessi”. Pertanto, priorità è “recuperare una fase di programmazione”.
Considerando il deterioramento del quadro internazionale, i rappresentanti della Uil hanno auspicato che “si intervenga in sede europea di fronte alle esigenze dei Paesi per affrontare le nuove sfide. Se ciò non avverrà, il governo dovrà trovare all’interno del bilancio nazionale le risorse necessarie”. Tre le possibili direttrici per recuperare risorse: quella fiscale, una adeguata spending review che salvaguardi la spesa sociale e la piena attuazione del Pnrr. Sul fronte fiscale la Uil rimarca come “il concordato biennale abbia registrato basse adesioni e non è lo strumento per avere maggiori incassi”. E’ necessario “alleggerire la pressione fiscale sui lavoratori e i pensionati e intervenire sulle rendite applicando la progressività anche sui redditi da capitale”.