Nessuno scostamento nella dinamica demografica italiana relativa la 2024 rispetto ai recenti anni post-pandemici, ma qualche elemento in più la cui portata va evidenziata. Secondo quanto contenuto nel rapporto Istat “Indicatori demografici Anno 2024”, a un calo contenuto della popolazione residente che continua a invecchiare, alla conferma di una dinamica naturale fortemente negativa, i cui effetti vengono attenuati da una dinamica migratoria più che positiva, e alla progressiva contrazione della dimensione media delle famiglie, si aggiungono il minimo storico di fecondità, la speranza di vita che supera i livelli pre-pandemici, l`aumento degli espatri di cittadini italiani, il nuovo massimo di acquisizioni della cittadinanza italiana a cui si affianca comunque l`importante crescita della popolazione straniera residente.
Nel dettaglio, al 31 dicembre 2024 la popolazione residente conta 58 milioni 934mila individui (dati provvisori), in calo di 37mila unità rispetto alla stessa data dell`anno precedente. La diminuzione della popolazione prosegue ininterrottamente dal 2014 e il decremento registrato nel 2024 (-0,6 per mille) è in linea con quanto osservato negli anni precedenti (-0,4 per mille del 2023 e -0,6 per mille nel 2022). Il calo di popolazione investe in particolare il Centro e il Mezzogiorno, con variazioni negative rispettivamente pari a -0,6 per mille e a -3,8 per mille, mentre nel Nord la popolazione aumenta dell`1,6 per mille. Nelle aree interne del Paese, poi, si osserva una perdita di popolazione più intensa rispetto ai centri (-2,4 per mille, contro -0,1 per mille), con un picco negativo per le Aree interne del Mezzogiorno (-4,7 per mille).
Nel 2024 i nati residenti in Italia sono 370mila, in diminuzione di circa 10mila unità (-2,6%) rispetto all`anno precedente. Il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, contro il 6,4 per mille del 2023. I nati di cittadinanza straniera, il 13,5% del totale, sono quasi 50mila, circa 1.500 in meno rispetto all`anno precedente.
La fecondità, nel 2024, è stimata in 1,18 figli per donna, sotto quindi il valore osservato nel 2023 (1,20) e inferiore al precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995. La contrazione della fecondità riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno. Infatti, mentre nel Centro il numero medio di figli per donna si mantiene stabile (pari a 1,12), nel Nord scende a 1,19 (da 1,21 del 2023) e nel Mezzogiorno a 1,20 (da 1,24). Quest`ultima ripartizione geografica detiene una fecondità relativamente più elevata, ma sperimenta la flessione maggiore.
Il calo delle nascite, oltre ad essere determinato dall`ulteriore calo della fecondità, è causato dalla riduzione nel numero dei potenziali genitori, a sua volta risultato del calo del numero medio di figli per donna registrato nei loro anni di nascita. La rilevanza dell`aspetto strutturale, spiega l’Istat, è ben evidente: considerando che la popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15-49 anni) è passata da 14,3 milioni di unità al 1° gennaio 1995 a 11,4 milioni al 1° gennaio 2025. Gli uomini nella stessa fascia di età, pari a 14,5 milioni trenta anni fa, sono oggi circa 11,9 milioni. In tali condizioni, nel 1995, con una fecondità solo poco superiore a quella odierna di 1,18 figli per donna, le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più di quelli nati nel 2024.
Accanto alla riduzione della fecondità, nel 2024 continua a crescere l`età media al parto, che si attesta a 32,6 anni (+0,1 in decimi di anno sul 2023). Il fenomeno della posticipazione delle nascite è di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, poiché più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l`arco temporale a disposizione delle potenziali madri per la realizzazione dei progetti familiari. L`aumento dell`età media al parto si registra in tutto il territorio nazionale, con il Nord e il Centro che continuano a registrare il valore più elevato: rispettivamente 32,7 e 33,0 anni, contro 32,3 anni del Mezzogiorno.
Calano anche i decessi (651mila), il 3,1% in meno sul 2023 (-20mila), dato più in linea con i livelli pre-pandemici che con quelli del triennio 2020-22. In rapporto al numero di residenti sono deceduti 11 individui ogni 1.000 abitanti, contro gli 11,4 dell`anno precedente: un numero così basso di decessi non si registrava dal 2019. Il calo dei decessi si traduce in un guadagno di vita rispetto al 2023 di circa cinque mesi sia per gli uomini sia per le donne.
Nel 2024 le immigrazioni dall`estero in Italia sono state 435mila, in lieve diminuzione (-1,2%) rispetto al 2023, ma più elevate rispetto ai valori osservati nel decennio 2012-2021 durante il quale non si è mai superata la soglia dei 400mila ingressi annui. La flessione registrata nel 2024 è dovuta alla consistente riduzione dei rimpatri di cittadini italiani, che hanno segnato un calo del 14,3%. Al contrario, le immigrazioni degli stranieri hanno mostrato una lieve crescita (+1,0%), contribuendo a mantenere i flussi complessivi su livelli elevati.
In aumento di oltre il 20% le emigrazioni per l`estero, che passano da 158mila del 2023 a poco meno di 191mila, facendo registrare così il valore più elevato finora osservato negli anni Duemila. L`aumento è dovuto esclusivamente all`impennata di espatri di cittadini italiani (156mila, +36,5% rispetto al 2023) che si dirigono prevalentemente in Germania (12,8%), Spagna (12,1%) e Regno Unito (11,9%), mentre circa il 23% delle emigrazioni dei cittadini stranieri è riconducibile al rientro in patria dei cittadini romeni.
Il saldo migratorio con l`estero complessivo, pari a +244mila unità, è frutto di due dinamiche opposte: da un lato, l`immigrazione straniera, ampiamente positiva (382mila), controbilanciata da un numero di partenze esiguo (35mila); dall`altro, il flusso con l`estero dei cittadini italiani caratterizzato da un numero di espatri (156mila) che non viene rimpiazzato da altrettanti rimpatri (53mila). Il risultato è un guadagno di popolazione di cittadinanza straniera (+347mila) e una perdita di cittadini italiani (-103mila).
Al 1° gennaio 2025 la popolazione residente di cittadinanza straniera è composta da 5 milioni e 422mila unità, in aumento di 169mila individui (+3,2%) sull`anno precedente, con un`incidenza sulla popolazione totale del 9,2%. Il 58,3% degli stranieri, pari a 3 milioni 159mila individui, risiede al Nord, con un`incidenza sul totale della popolazione residente nel Nord pari all`11,5%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 322mila individui (24,4% del totale) con un`incidenza dell`11,3%. Più contenuta è la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 941mila unità (17,3%), dove rappresentano appena il 4,8% della popolazione residente totale.
Le famiglie in Italia, nel biennio 2023-2024, sono poco più di 26 milioni e 300mila, oltre 4 milioni in più rispetto all`inizio degli anni Duemila. La crescita del numero di famiglie dipende soprattutto dalla progressiva semplificazione delle strutture familiari, sia nella dimensione sia nella composizione. La principale causa di questo processo è l`aumento delle famiglie unipersonali, attualmente la forma familiare più diffusa.
Oggi oltre un terzo delle famiglie è formato da una sola persona (il 36,2%), mentre 20 anni fa questa tipologia rappresentava appena un quarto delle famiglie (25,5%). Le famiglie composte da almeno un nucleo, in cui cioè è presente almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, sono il 61,3%. Queste famiglie sono principalmente costituite da coppie con figli (29,2%), che per molti anni sono state non solo il modello prevalente di famiglia ma anche quello interessato dalla diminuzione più consistente. Le coppie senza figli, stabili nel tempo, rappresentano invece un quinto del totale (poco più del 20%). Una famiglia su 10, in leggero aumento nel corso degli anni, è di tipo monogenitore. Si tratta principalmente di madri sole (8,7%), ma sono evidenti anche casi di padri con figli (2,1%). Le famiglie costituite da due o più nuclei e quelle senza nucleo (persone sole escluse, ad esempio due fratelli conviventi) si confermano nel loro insieme una tipologia residuale (3,6%).
L`effetto di queste trasformazioni è una costante diminuzione della dimensione media familiare che passa dai 2,6 componenti di 20 anni fa agli attuali 2,2 (media 2023-2024).
I cambiamenti demografici e sociali e l`evoluzione delle strutture familiari, spiega l’Istat, si riflettono nella distribuzione dei ruoli familiari della popolazione. Le persone che vivono sole rappresentano nel 2023-24 il 16,3% della popolazione e sono in aumento in tutte le classi di età, soprattutto quelle centrali. I genitori in coppia sono il 26,3% e sono coloro che hanno sperimentato la contrazione maggiore, in particolare tra i 35 e i 44 anni di età. In leggero aumento negli anni è il numero di genitori soli con figli (oggi il 4,9% della popolazione) e quello delle persone che vivono con un partner senza figli (il 18,6%). I figli che vivono con entrambi i genitori, in diminuzione, risultano essere il 21,4%; in aumento invece la quota di figli in nuclei monogenitore (6,8%).