Il direttivo nazionale della Cgil ha approvato, con 112 sì, 14 astenuti e nessun voto contrario, un documento sulla democrazia e rappresentanza sindacale. Il testo sarà inviato oggi con una lettera a Cisl e Uil e successivamente a Confindustria. L’obiettivo è quello di sottoscrivere un accordo interconfederale che porti a una legge sulla rappresentanza sindacale.
Archiviato il referendum di Mirafiori occorre trovare un modo per “restare dentro la fabbrica”. Questo l’obiettivo di Susanna Camusso che per settimane ha cercato di convincere la Fiom a una firma tecnica che garantisca la rappresentanza dei lavoratori nelle newco Fiat. Ma per i metalmeccanici delle Cgil quella della firma è una via impercorribile. Un’intesa interconfederale sulla rappresentanza sindacale con regole vincolanti per tutti, sarebbe l’unico modo per tenere la Fiom all’interno della fabbrica.
Elemento fondamentale della proposta della Cgil è la centralità data alla Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu). Il sindacato di Corso d’Italia chiede di “estenderla e diffonderla a tutti i settori nelle aziende sopra i 15 addetti in cui si devono eleggere Rsu interaziendali e-o territoriali per le imprese minori”, mentre per quelle al di sotto occorrerà comunque trovare altre forme di aggregazione.
Particolare rilievo assumono, poi, le regole per la verifica del mandato in caso di dissenso su un accordo: “Ci esercitiamo sulla funzione del mandato e dell’allargamento della coalizione per non lavorare nella logica dell’esclusione, ha detto il segretario generale Susanna Camusso nel corso del direttivo, insieme al tema della libertà dei lavoratori di scegliere ed eleggere i loro rappresentanti attraverso la generalizzazione del voto delle Rsu”.
Tra i punti qualificanti del documento, la soglia di rappresentanza. Per un sindacato rappresentativo a livello nazionale, territoriale e aziendale, è prevista una soglia di rappresentanza non inferiore al 5%, misurata su un mix tra il numero degli iscritti certificati dall’Inps e i voti collezionati nelle Rsu.
La proposta della Cgil prevede poi il ricorso al voto certificato o al referendum al termine di ogni negoziato che si chiuda unitariamente sulla bozza di accordo vincolante per tutti. Per il referendum occorrerà il 51 per cento dei voti perché sia approvato o bocciato.
In caso invece sorgessero dissensi tra i sindacati su alcuni punti del negoziato e il sindacato, o i sindacati, favorevoli all’intesa non raggiungessero un ‘quorum’ comunque superiore alla maggioranza semplice di rappresentanza, si dovrà avviare una verifica del mandato a chiudere attraverso un voto certificato da parte dei lavoratori o referendum per il quale varrà sempre la maggioranza semplice.
Il referendum abrogativo, infine, è considerato uno strumento da utilizzare come ‘estrema ratio’. Lo potranno chiedere anche i lavoratori e chi non siede al tavolo delle trattative, ma attraverso una raccolta di firme. Non potrà essere proposto invece dai sindacati che avessero scelto di sottoporre l’accordo ad una verifica del mandato a chiudere. (FRN)