Una fragranza di anni ’50. Come non collegare l’inaspettata mobilitazione della CGIL contro il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico alle memorabili campagne contro il Piano Marshall, contro il MEC e poi contro la CEE. Che nostalgia per l’opposizione frontale al mercato, al liberalismo. Volava allora la colomba di Picasso..! Libero Scambio era espressione equivoca, che evocava sordidi intrallazzi sottobanco tra avidi capitalisti, mentre il cuore della sinistra ha palpitato, ancora fino agli anni ’70, per i prezzi amministrati e il calmiere; ciò per la verità con la compagnia di una sterminata varietà di corporazioni ostili alla concorrenza, quali per ragioni ideali quali pragmaticamente per difendere posizioni di rendita.
Francamente mi ha sorpreso trovare la CGIL in compagnia di soggetti quali Sinistra contro l’euro, Il Bolscevico, Coordinamento Nazionale NoTriv, Comitato Sì Blocca Inceneritori, Associazione per la Decrescita, Cobas, e veder delegata a Greenpeace, Attac, Fairwatch l’elaborazione “teorica” della mobilitazione contro il TTIP. Le ragioni della rappresentanza dei lavoratori risucchiate dall’allegro brulicare di fans della decrescita felice e del Km.0..!
Ma quel che mi pare maggiormente degno di nota è l’aforisma con il quale il Presidente di Greenpeace Italia ha efficacemente e lealmente fotografato il nocciolo ideale del movimento: “in America è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato, in Europa è vietato tutto ciò che non è espressamente permesso. E noi non vogliamo ridurci come l’America!” (GR1 ore 13, sabato 7 maggio).
Il che manifesta le ragioni culturali profonde, prima ancora che economiche, della avversione per le libertà di mercato: perché si aprono spazi in un sistema che offre sicurezza e protezione in quanto è chiuso, vincolato, capillarmente regolamentato, nel quale per fare qualunque cosa devi chiedere prima il permesso. Sicurezza che si paga con lo strapotere della burocrazia e le rendite di posizione delle corporazioni che si sono fatte il nido al riparo del ginepraio di vincoli e divieti.
Ma è uno stato psicologico di fobia per il nuovo, e che per verità dilaga in tutta Europa, e che si esprime nel NO a tutto: no OGM, no TAV, no Triv, no Autostrada, no Rigassificatori, no Inceneritori, no Riforme in genere.
Pensare che nel secolo scorso la Sinistra era quella che promuoveva il cambiamento, s’identificava con l’innovazione, lottava contro quelli che, appunto, si chiamavano Conservatori.
Forse bisognerebbe partire da qui per ragionare su una nuova ragion d’essere per la Sinistra, o se ha ancora una ragion d’essere questa Sinistra.