Nel racconto della vita di Ottaviano Del Turco, in occasione della sua scomparsa, in primo piano è stata la terribile vicenda giudiziaria che colpì l’esponente socialista e dirigente sindacale. Poco si è parlato, invece, della circostanza che Del Turco portava con sé un’esperienza fondamentale del sindacato in Italia nella Prima Repubblica, quella di un vero “soggetto politico”, in grado di dialettizzarsi con il sistema dei partiti e di confrontarsi alla pari con istituzioni e mondo delle imprese.
Tra gli anni Settanta e Novanta del ‘900 Cgil, Cisl, Uil infatti, furono protagoniste delle politiche economiche e sociali del Paese, ma anche delle scelte pubbliche più generali.
Con la mobilitazione delle piazze guidate da leaders carismatici come Luciano Lama, Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto, Bruno Trentin, che teorizzavano e praticavano concretamente il modello del sindacato “soggetto politico” nel pluralismo culturale e politico delle rispettive organizzazioni sindacali, per tutto il decennio Settanta e Ottanta, nonostante le divisioni prodotte dal “Decreto di San Valentino” – in cui Del Turco e la componente socialista della Cgil si schierarono con Cisl e Uil a sostegno della politica dei redditi del Governo-Craxi nel 1984, combattuta dal Partito comunista di Berlinguer – venne imposta a esecutivi e parlamenti di discutere con i rappresentanti del mondo del lavoro la politica economica nazionale, a cui seguì la concertazione e il neocorporativismo “all’italiana” negli anni ’90 del secolo trascorso, che ha consentito la tenuta del sistema economico e sociale del Paese.
Oggi, é evidente il deficit di influenza del sindacalismo italiano nel sistema socio-economico, nella crisi più generale di quello internazionale vulnerato dal mercato globale, che trapassa i confini nazionali nei quali storicamente si è radicata l’azione collettiva di rappresentanza dei lavoratori, producendo nuove diseguaglianze e una diversa articolazione del conflitto sociale.
Ciò che appare evidente è la perdita di ruolo del sindacalismo italiano – diviso e in conflitto al proprio interno tra un modello conflittuale e un altro collaborazionista – a livello istituzionale sui grandi temi dell’economia, inverando l’analisi che un grande sociologo del lavoro come Aris Accornero, già nel 1992 aveva compiuto, descrivendo la “parabola del sindacato”. Mentre, nonostante regole ormai superate sul terreno dei diritti sindacali, che proteggono il vecchio oligopolio confederale non più attuale, si è affermato un elevato pluralismo sindacale.
Il leader della Confial, il giovane sindacato di ispirazione comunitaria, Benedetto Di Iacovo sul tema ha evidenziato l’esigenza di garantire l’efficacia dei contratti collettivi e i principi di libertà e pluralismo sindacali, con una “legge sindacale” fondata sull’equilibrio tra previsione costituzionale, autonomia collettiva e diritto vivente, per governare l’emergenza e il cambiamento, per dare una prospettiva di speranza al mondo del lavoro e alla società italiana, a partire dal dramma delle morti e degli infortuni sul lavoro spesso irregolare, del salario povero, di un welfare promozionale e inclusivo anche delle nuove figure lavorative non rientranti nella tradizionale nozione di subordinazione, affrontando le sfide della digitalizzazione e della transizione ecologica.
Purtroppo, non ci si rende conto che il sindacato ha avuto nella sua storia un gruppo dirigente di altissima levatura culturale e politica, in grado di esprimere non gli interessi di una “corporazione”, di un segmento, ma di rappresentare gli interessi generali del Paese, come sosteneva il grande leader della Cgil Giuseppe Di Vittorio.
Ai giorni nostri, in un clima politico mutato, il rischio è che ciascuno sia ricondotto dentro “gabbie” settoriali, specialistiche, con la crisi dello spazio pubblico comune che mette in comunicazione i diversi saperi, le diverse competenze: il rischio è la marginalizzazione di un modello sindacale “generale”, pilastro fondamentale della democrazia in Italia.
Maurizio Ballistreri – Professore di Diritto del Lavoro all’Università di Messina