Esordio in salita per il nuovo Segretario generale della Fiom, Michele De Palma. Non per problemi interni al sindacato dei metalmeccanici Cgil, il cui Comitato centrale lo ha anzi eletto ieri con una maggioranza massiccia: 164 voti a favore, pari al 93,2% dei 176 votanti. Ma per le circostanze esterne, che congiuravano per allontanare dall’orizzonte della sua prima conferenza stampa i temi più cari a un sindacalista che si è fatto le ossa in un’organizzazione di categoria saldamente collocata nell’industria manifatturiera.
Laddove con circostanze esterne ci si riferisce, da una parte, alla guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l’Ucraina, cioè alla drammatica realtà che incombe da giorni su tutta l’informazione, cartacea e radiotelevisiva. E dall’altra alla problematica, più nostrana, del rapporto fra Governo e Confederazioni sindacali in materia di politica economica. Tema consueto, questo, ma reso molto attuale da una contingenza cronologica, ovvero dal fatto che mentre per ieri era stata fissata la riunione in cui il Governo doveva mettere a punto il Def (Documento di economia e finanza), l’incontro fra l’Esecutivo e i sindacati era stato messo in calendario per oggi. Con un intreccio di date che non poteva non suscitare le curiosità dei cronisti che si trovavano ad avere di fronte a loro, accanto all’esordiente De Palma, uno dei protagonisti del rapporto Governo-sindacati, ovvero il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.
Bisogna dire, però, che, nel corso del suo incontro di presentazione alla stampa, De Palma – seduto, nella sala riunioni di un albergo romano, tra Francesca Re David, che ha appena lasciato la guida della Fiom per entrare nella Segreteria Cgil, e lo stesso Landini – è riuscito a riportare l’attenzione su quello che oggi è, forse, il tema dei temi per un sindacato industriale attivo nel nostro Paese, ovvero quello della necessità di avere una politica industriale degna di questo nome.
Ma vediamo, intanto, chi è Michele De Palma? Un nome noto, il suo, a chi si è occupato, in questi anni, del settore automotive, di cui è stato responsabile nella Fiom, ma meno conosciuto nella più ampia cerchia dell’opinione pubblica.
Cominciamo allora col dire che De Palma ha 46 anni, essendo nato a Terlizzi, in provincia di Bari, nel gennaio del 1976. Come ha sottolineato Landini, l’elezione di De Palma “rende evidente il processo di rinnovamento del gruppo dirigente” della Cgil. Processo di rinnovamento traguardato, da un lato, a una scadenza organizzativa interna, ovvero al Congresso nazionale che la Cgil si propone di tenere a fine anno. Ma anche volto, dall’altro lato, ad accrescere l’apertura della stessa Cgil verso le nuove generazioni, quelle il cui primo problema è la lotta contro la precarietà.
Nel caso di De Palma, l’evidenza del rinnovamento non sta solo nei dati anagrafici, ma nell’intreccio fra dati anagrafici personali e storia dell’organizzazione. Infatti, fino ad oggi, dopo l’uscita dalla Fiom di Claudio Sabattini (2002), i dirigenti che hanno ricoperto l’incarico di Segretario generale dell’antico sindacato dei metalmeccanici hanno tutti avuto, in qualche modo, una derivazione sabattiniana. Ciò è stato vero, innanzitutto, per Gianni Rinaldini, al vertice della Fiom dal 2002 al 2010. Il reggiano Rinaldini, infatti, aveva fatto parte, si può dire, fin da ragazzo, assieme al fratello Tiziano, degli allievi del bolognese Sabattini. Landini, anch’egli reggiano, fa parte di una generazione più giovane rispetto a quella di Rinaldini, ma, sindacalmente parlando, può essere considerato come un appartenente alla medesima scuola. E la stessa Re David, benché romana, può rivendicare di aver iniziato il suo percorso nella Fiom nazionale proprio su proposta di Sabattini.
Anche De Palma, va detto, ha un’ascendenza sindacale emiliana. Pur essendo nato, come si è visto, in Puglia, ha infatti iniziato a lavorare nella Fiom proprio a Reggio Emilia, la città di Rinaldini. Resta però il fatto che con De Palma entra in gioco una nuova generazione. Ha infatti 25 anni meno di Rinaldini e 15 anni meno di Landini. Con l’elezione di De Palma, arriva quindi al vertice della Fiom, per la prima volta da vent’anni a questa parte, un dirigente che ha iniziato la sua esperienza nel sindacato dei metalmeccanici Cgil solo dopo l’uscita di Sabattini dall’organizzazione.
Ciò non significa, per essere chiari, che ci si debba aspettare un mutamento negli indirizzi di fondo della stessa Fiom. De Palma, infatti, ha fatto parte della Segreteria nazionale Fiom fin dal 2017, ed è stato allora eletto a questo incarico su proposta di Francesca Re David. Significa però che, con lui, è arrivata al vertice dell’organizzazione una generazione che si è formata, certo, negli anni dello scontro con la Fiat di Marchionne e con i sindacati firmatari delle intese aziendali del 2010 – quelle relative agli stabilimenti di Pomigliano, prima, e Mirafiori, poi -, ma che adesso ha bisogno di guardare avanti verso i mille problemi di un’epoca certo non meno difficile, ma diversa.
Non per caso, lo stesso De Palma ha rivendicato, nel corso della conferenza stampa, l’assoluta novità di un recente episodio della vita della categoria; un episodio che lo ha visto, certo insieme ad altri, in un ruolo da protagonista. Ci riferiamo all’iniziativa lanciata congiuntamente, ai primi dello scorso febbraio, da Federmeccanica e dai tre principali sindacati dei metalmeccanici: Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. Iniziativa con cui questi quattro soggetti della rappresentanza sociale del mondo metalmeccanico si sono rivolti al Governo per chiedere che Palazzo Chigi ponga in opera un piano straordinario a sostegno del settore automotive, ovvero di un settore portante del nostro apparato industriale, messo in gravi difficoltà da diverse e successive conseguenze della pandemia, nonché dalle problematiche della transizione ambientale.
Se ci sono due concetti-chiave che possono riassumere ciò che ha detto ieri De Palma, sono forse politica industriale e confronto. Rispetto alla questione dell’ex-Ilva, ad esempio, De Palma ha sottolineato che l’accordo di fine 2020, quello che avrebbe dovuto aprire una nuova stagione di rilancio del grande gruppo siderurgico, è rimasto sostanzialmente al palo. Allo stesso modo, non si sono avute ancora novità rispetto alle questioni dell’automotive, né se ne sono avute rispetto a quelle della produzione di autobus per il trasporto pubblico locale.
E ciò è un peccato non solo perché così facendo – o, anzi, non facendo – si accumulano problemi irrisolti la cui complessità, tanto più negli scenari post-pandemici, non pare possa essere affidata all’iniziativa privata, ma anche perché così non viene sfruttato, al servizio del sistema-Paese, il contributo che potrebbe venire dalla rappresentanza sociale delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici. Ovvero da sindacati che, come la Fiom, hanno l’orgogliosa consapevolezza di rappresentare una manodopera acculturata il cui saper fare non va messo solo al servizio delle imprese ma, attraverso il confronto con i poteri pubblici, può trasformarsi in una risorsa preziosa per l’intero Paese.
Per quanto riguarda in particolare il settore automotive, settore rispetto al quale tra gennaio e febbraio di quest’anno la Fiom ha svolto una campagna di assemblee denominata Safety Car, De Palma ha ricordato che la capacità produttiva installata nel nostro Paese è pari a un milione e cinquecentomila vetture annue. E che occorre darsi l’obiettivo di tornare a quei livelli produttivi che, in un non lontano passato, ponevano il nostro Paese ai vertici della classifica europea dei costruttori di autovetture, mentre ormai siamo scesi all’ottavo posto.
Stesso discorso per l’acciaio, settore base per la nostra industria metalmeccanica. Un settore che oggi vede migliaia di lavoratori della ex-Ilva in Cassa integrazione mentre, nel mondo, cresce la domanda di prodotti siderurgici.
A breve, il nuovo Segretario generale della Fiom si propone di lanciare un ciclo di assemblee nei luoghi di lavoro incentrate su tre temi: l’opposizione della Fiom alla guerra, le crisi industriali, e la necessità di dare nuovo impulso alla contrattazione. Infine, per ciò che riguarda il fenomeno degli incidenti nei luoghi di lavoro, De Palma intende rilanciare la tematica della prevenzione, l’unica che può contrastare efficacemente la rischiosità e la nocività degli ambienti di lavoro.
Insomma, quello che si apre davanti a De Palma si prospetta come un periodo denso di appuntamenti e di compiti anche molto impegnativi sia per lui, che per l’organizzazione di cui ha assunto la guida.
@Fernando_Liuzzi