Dopo una trattativa durata 37 mesi, è stata sottoscritta l’ipotesi per il rinnovo del contratto dei dipendenti Rai. In un’intervista a Il diario del lavoro Alessio De Luca, segretario nazionale di Slc Cgil, dichiara soddisfazione per il risultato conseguito, nonostante il contesto economico e di settore molto difficile.
De Luca è arrivata finalmente la firma sul contratto Rai, fermo da troppi mesi.
Sì, un contratto che arriva in ritardo rispetto alla scadenza. Eravamo addirittura entrati nel quarto anno.
Perché tutto questo ritardo?
Innanzitutto la trattativa è cominciata tardi, perché dal 2009 c’è stato un periodo di grande conflittualità tra azienda e sindacati, dovuta ai piani di ristrutturazione previsti dai precedenti vertici aziendali guidati prima da Mauro Masi e poi da Lorenza Lei. Parte rilevante dell’impegno sindacale, infatti, è stata assorbita dalla riduzione occupazionale e dalla ristrutturazione della rete. Fino all’arrivo della nuova dirigenza, fortemente voluta dai dipendenti Rai, che ha permesso un cambiamento.
Quali sono i punti qualificanti dell’intesa?
E’ stato messo a punto un testo normativo complesso, segno di una trasformazione sia sul paino produttivo che gestionale, e poi sono state date risposte significative sulla parte economica.
L’intesa prevede regole sugli appalti.
Sì, l’intenzione è quella di riportare alcune produzioni, finora date in appalto, all’interno del perimetro aziendale. In cambio è stata chiesta ai lavoratori maggiore flessibilità nelle mansioni ed è stato ridotto il numero dei singoli dipendenti per produzione. Ma, sul piano normativo, ci sono anche altre importanti novità.
Quali?
L’accordo mira a evitare la destrutturazione dell’azienda e garantisce il rilancio degli uffici di corrispondenza e delle attività legate all’estero, che la precedente dirigenza voleva ridurre. Ancora riporta le fiction nel confine italiano e mira a rilanciare la produzione dei centri di Milano, Torino e Napoli, ridistribuendo la domanda finora tutta concentrata sul centro di Roma. Infine sono previsti investimenti sull’innovazione tecnologica, come la digitalizzazione del Tg2.
La parte economica cosa prevede?
Un aumento sui minimi di 130 euro a livello medio per 4 anni, in linea con gli incrementi Rai e alla luce della crisi del mercato pubblico. Inoltre è prevista una ‘una tantum’ di 2.400 euro più un premio di 1.180 euro.
Come avete risolto il problema dei contratti atipici così frequenti in Rai?
Non siamo riusciti a regolarizzare alcune forme contrattuali di lavoro atipico ma l’accordo prevede selezioni trasparenti del personale e l’introduzione dell’apprendistato professionalizzante come contratto d’inserimento al posto del contratto a tempo. In futuro continueremo a discutere con l’azienda il problema dei contratti atipici, soprattutto partite iva e contratti di collaborazione, che in Rai rappresentano il 50-70% della forza lavoro. Siamo ottimisti però perché dal 2008 sono stati regolarizzati nel tempo circa 2-3 mila persone, e poi la stabilizzazione presto potrà anche essere incentivata da un numero sempre maggiore di dipendenti vicini alla pensione.
Francesca Romana Nesci