Nella notizia delle dimissioni di Carlos Tavares dalla carica di Ceo del gruppo automobilistico Stellantis, ci sono almeno quattro aspetti che vanno messi in luce per tentare di coglierne il significato.
Il primo aspetto è relativo a quello che potremmo definire come un elemento di contesto, ovvero alla singolare contemporaneità tra l’annuncio delle dimissioni di Tavares e l’altra notizia prodottasi nel weekend, sempre in relazione al mondo dell’auto: quella dello sciopero proclamato dal sindacato tedesco Ig Metall contro i licenziamenti annunciati dalla Volkswagen.
Questa seconda notizia, infatti, ci parla non solo di un classico conflitto aziendale fra una grande impresa che, a fronte di una grave crisi in corso, decide di liberarsi di alcune migliaia dei propri dipendenti, e il sindacato cha quei lavoratori rappresenta e si oppone con tutte le sue forze a una simile decisione. Ci parla anche d’altro. E ciò, innanzitutto, a causa dei nomi e della collocazione dei due contendenti.
Da un lato, quello che è forse il più famoso sindacato metalmeccanico del mondo. Dall’altro, un grande gruppo automobilistico tedesco. Ovvero due dei protagonisti di quelle solide consuetudini concertative che hanno fatto, della stabilità delle relazioni industriali, uno degli elementi base di un modello di grande successo, sia sul piano sociale che su quello produttivo. E che è infatti uno degli elementi caratteristici del paese più importante d’Europa per ciò che riguarda l’intera industria manifatturiera.
Ed ecco che ci si trova invece di fronte al fatto che, in mezzo alla crisi del settore auto, ormai dilagante in Europa, è proprio la Volkswagen la prima grande impresa ad annunciare massici licenziamenti, mentre è proprio la Ig Metall ad annunciare non solo un’iniziativa di sciopero, ma uno sciopero durissimo.
Il contesto è dunque chiaro: una grave crisi di settore di dimensioni almeno europee. Ma relativa in realtà, come sappiamo da altre fatti e da altre fonti, anche al Nord America. Una crisi che, secondo molti osservatori, è legata al modo – a dir poco – confuso in cui, in particolare in Europa, è in corso la transizione dalla motorizzazione endotermica a quella elettrica.
Il secondo aspetto di cui vogliamo parlare, è invece quello specificamente relativo al gruppo Stellantis. Qui basta ricordare alcuni dati relativi al periodo più recente, ovvero ai risultati del terzo trimestre 2024. Consegne, in calo del 20%. Ricavi, scesi del 17%. Inoltre, considerando un periodo più lungo del citato trimestre, e cioè quello che va da giugno a novembre 2024, il titolo è sceso da 20 a 12 euro.
Ciò significa che, nonostante che Tavares si sia reso noto per aver puntato su una consistente compressione dei costi – linea perseguita sia con delocalizzazioni verso paesi caratterizzati da un minore costo del lavoro, sia con pressioni verso i fornitori volte a far sì che anch’essi riducessero i propri costi di produzione e quindi i prezzi prospettati a Stellantis – a un certo punto i conti aziendali hanno cominciato a non tornare più.
Al di là della crisi di settore, con ogni probabilità sono stati dunque i risultati e gli andamenti specifici del gruppo Stellantis, relativi sia all’area europea che a quella nordamericana, il fattore che ha allarmato i maggiori azionisti del Gruppo stesso, ovvero Exor, la famiglia Peugeot e il Governo francese.
Il terzo aspetto, è quello relativo all’immagine pubblica di Carlos Tavares. Non stiamo parlando, si badi bene, delle sue capacità di manager. Capacità che è difficile misurare nel mezzo di una crisi industriale sovranazionale. Stiamo parlando, invece, delle sue capacità di costruirsi un’immagine positiva. Ovvero di un qualcosa che, forse, ha sempre avuto una sua importanza, ma che è diventato elemento vitale in un mondo che vive sempre più di comunicazione.
Ebbene, che da questo punto di vista qualcosa non andasse per il verso giusto, lo si era capito già dall’estate scorsa. E ciò specie in riferimento alle notizie che provenivano dagli Stati Uniti. Da un lato, i piccoli azionisti di Stellantis in rivolta per gli andamenti del titolo alla Borsa di New York, andamenti a dir poco insoddisfacenti. Dall’altro, i rapporti sempre più conflittuali con lo UAW, il più famoso sindacato dei lavoratori dell’auto. E paradossalmente, in entrambi i casi, a giocare particolarmente contro Tavares era lo stesso elemento, ovvero le notizie relative ai suoi lauti compensi. Notizie che stridevano sia con gli insufficienti risultati di Borsa, sia con i tagli occupazionali prospettati rispetto ad alcuni stabilimenti statunitensi.
Il quarto elemento è il più sorprendente. Ed è quello relativo non tanto alla notizia in sé della fuoruscita di Tavares dal gruppo Stellantis, ma al modo in cui tale fuoruscita è stata annunciata. Un modo non solo repentino, ma anche inelegante e maldestro.
Che Stellantis fosse in difficoltà, si sapeva. E non era strano, dati gli elementi di contesto che abbiamo sopra richiamato. Che il ruolo di Tavares all’interno del gruppo non fosse destinato a prolungarsi di molto, era anche cosa nota. Si sapeva, infatti, che il suo incarico scadeva ai primi del 2026 ed era stato annunciato che lo stesso Tavares lo avrebbe mantenuto fino al suo termine naturale.
Ma ciò che ha colpito sia gli osservatori che, in particolare, gli operatori di Borsa – persone, queste ultime, notoriamente piuttosto reattive – sono state, appunto, le modalità dell’annuncio.
Nella serata di domenica 1° Dicembre, l’agenzia Bloomberg dà la notizia che il Consiglio di Amministrazione di Stellantis si è riunito d’urgenza e ha “accettato” le dimissioni dell’Amministratore delegato, Carlos Tavares. A corredo della notizia, viene solo reso noto che tal Henri de Castries, un signore che ricopre la carica di “company’s senior independent director”, ha detto che, nelle settimane più recenti, erano emerse delle “visioni differenti” tra l’Amministratore delegato e il Consiglio di Amministrazione. Punto.
Inoltre, è stato annunciato che, di qui alla metà dell’anno prossimo, l’Azienda sarà guidata da un nuovo Comitato esecutivo; comitato che sarà presieduto da John Elkann, ovvero dall’attuale Presidente del gruppo finanziario Exor.
Che stamattina le Borse reagissero malamente, era ovvio. Ma ciò, come crediamo di aver chiarito, non perché gli investitori si siano sentiti abbandonati da Tavares, ma perché la frettolosità dell’annuncio, e la vaghezza delle prospettive, non posson far altro che risultare allarmanti.
Il 1° marzo 2022, Stellantis annunciò, in pompa magna, il suo Piano strategico, ambiziosamente intitolato Dare Forward 2030, cioè, tentando una traduzione, “Osare in avanti, verso il 2030”.
Oggi, e cioè a meno di tre anni da quella data, è difficile dire cosa sia rimasto valido di quel piano. E ciò per due motivi. Il primo è il susseguirsi di notizie negative, come la recentissima conferma che lo stabilimento torinese di Mirafiori resterà chiuso fino a fine anno. Il secondo sono le notizie relative a una sempre più accentuata diversificazione degli interessi degli Elkann verso nuovi settori di investimento.
Insomma, poca chiarezza e molta incertezza. Da qui, da oggi, appare difficile fare previsioni che si spingano fino al 2030.
@Fernando_Liuzzi