Il federalismo ha fallito e l’aumento delle tasse non ha fatto altro che deprimere i consumi interni e aumentare la crisi del Paese. L’aumento delle esportazioni da solo non basta, e un Paese che non riesce ad assorbire la produzione non gode di un meccanismo virtuoso. Per cambiare questo stato di cose e rilanciare l’economia del Paese, secondo Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, è necessario un processo di revisione costituzionale.
Questa mattina, nella Sala Zuccari del Senato della Repubblica, è stato presentato un Manifesto per cambiare la Costituzione: lo hanno lanciato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, insieme a un gruppo di studiosi, docenti universitari e politici tra cui Gaetano Quagliariello, Luciano Violante, Enzo Moavero Milanesi, Luca Antonini, Mauro Magatti, Antonio Pilati.
Di fronte a “un vero e proprio sfaldamento dello Stato e della società”, in cui “soprattutto impressiona la mancanza di risposte coerentemente razionali e capaci di unificare la nazione”, il leader della Cisl ha richiamato con decisione l’attenzione “sulla necessità di un processo di revisione costituzionale che, per la Parte II della Costituzione, memorizzi i fallimenti di un trentennio di tentativi, dalla commissione Bozzi alle riforme federaliste di centrosinistra e centrodestra”. Le principali questioni su cui occorre intervenire, si legge nel Manifesto, sono: riorganizzazione e bilanciamento dei poteri dello Stato, razionalizzazione del decentramento legislativo e riassetto territoriale.
“La campagna elettorale si sta focalizzando troppo poco su questo problema”, ha detto Bonanni, e “la prossima legislatura non sarà molto solida e non avrà la forza di affrontare questi problemi”. Per questo è necessario, a suo avviso, che sia “il movimento civile a occuparsi di questo problema, a dare delle indicazioni di carattere politico, a spronare la politica, e di conseguenza il Parlamento, a costruire un’ipotesi e una strategia per risollevare il Paese dalla crisi”.
“E’ necessario cominciare a discutere su come vorremmo questa Italia”, ha continuato il sindacalista, “dedicarsi solo a questo, lavorare affinché i poteri siano simmetrici e ci siano benefici per i cittadini”, perché – si legge nel Manifesto – il “diffuso malcontento e il rancore sociale” sono dovuti alle “contraddizioni di una Costituzione figlia della stagione ormai compiuta della Guerra fredda, ricca di insostituibili valori e principi ma anche di compromessi nell’organizzazione dei poteri”. Questo ha provocato, continua il documento, “una crescente disgregazione istituzionale, a seguire morale e sociale, esplosa quando le condizioni internazionali hanno imposto all’Italia una drastica semplificazione della governance”.
Francesca Romana Nesci