Spazzato via dalle prime pagine (e pure da quelle interne, causa altre priorità, come referendum, Trump, eccetera) il terremoto del centro Italia non smette però di esistere. Anzi. La media delle scosse quotidiane continua ad essere quella di circa una ogni ora, di entità variabili, e certamente non paragonabili a quelle che hanno provocato i noti disastri, ma che non consentono, comunque, alcun ‘’ritorno alla normalita’’. Basti considerare la scossa da 4.4 che si e’ verificata oggi pomeriggio in Abruzzo, sentita anche a Roma. Anche per questo la Cgil ha oggi dedicato buona parte della sua assemblea generale a mettere a punto un progetto di ‘’attenzione’’ alle persone che dal terremoto sono state toccate. Per evitare, spiegano in confederenza stampa Susanna Camusso e Ivan Perdetti, segretario dei pensionati, “che si spengano i riflettori’’.
Il progetto si chiama ‘’Adotta una camera del lavoro e il suo territorio. Adotta una lega Spi e i suoi anziani”, e sara’ condotto dalla Cgil e dal sindacato dei Pensionati con fondi propri: senza intaccare, quindi, quelli già raccolti in sottoscrizioni da destinare alle popolazioni colpite. Di che si tratta: in pratica, le strutture della Cgil di tutta Italia costituiranno una serie di gemellaggi con le diverse sedi sindacali delle zone colpite, mettendo a disposizione uomini, mezzi, risorse. Per fare cosa? Tutto cioè che e’ necessario e possibile: “Non si tratta di sostituirsi alla protezione civile ne’ allo Stato -sottolinea Camusso – ma, piuttosto, di integrare quello che loro non possono fare: cose minori, ‘’laterali’’, rispetto allo spalar macerie o alla ricostruzione, ma non meno importanti e urgenti, soprattutto in materia di attenzione alle persone’’.
Qualche esempio: delle 25 mila persone coinvolte nel “cratere”, circa un terzo sono anziani, con tutti i problemi di gestione che questo significa: dall’assistenza materiale (le badanti hanno per lo più abbandonato la zona e dunque anche i loro ‘’badati’’) e quindi fare la spesa, consegnare farmaci, fino al supporto psicologico, per aiutarli a sopportare lo sradicamento, la perdita della casa, delle radici, dell’identita’. E ancora: tra i centri colpiti e i campi per gli sfollati ci sono enormi problemi di comunicazione, che vanno dalla mancanza di una rete cellulare funzionante ( e qui, ci si augura intervengano le compagnie di Tlc, da Telecom a Vodafone, per citare solo le maggiori), al disastro totale delle strade, che sarà ulteriormente aggravato, tra pochi giorni, dall’arrivo del ghiaccio e della neve: e che richiede pertanto mezzi di trasporto adeguati.
C’e’ poi la necessità di aiutare chi ha perso tutto a svolgere le pratiche richieste dalla burocrazia, che si tratti di riscuotere la pensione o di compilare una domanda per la ricostruzione della propria casa, azienda, negozio. E c’e’ ovviamente l’esigenza di far ripartire un po’ di economia: puntando sui prodotti di nicchia dei piccoli produttori, aiutandoli a commercializzarli, ricreando cosi’ un minimo di attivita’, di lavoro, ma anche di avviare iniziative culturali, per dare sollievo alla solitudine di chi vive in una situazione che definire precaria sarebbe eufemistico, e che non vede – non a breve, almeno- alcuna via di uscita. E’ questo, secondo Camusso, il male peggiore: il senso di abbandono, di non ritorno. Ed e’ in primo luogo questo a cui la Cgil spera, con la sua iniziativa, di dare risposta.
Nunzia Penelope