E’ un atto straordinariamente importante il protocollo delle relazioni industriali firmato in questi giorni da Finmeccanica e dai sindacati dei metalmeccanici. Ci lavoravano da anni e aver colto questo risultato è atto di estrema rilevanza, tanto più in questo momento storico così complesso. Nel vuoto delle relazioni industriali che caratterizza questo periodo, che dura ormai da anni, questo protocollo rappresenta infatti una novità assoluta in grado di dare risultati copiosi. Le relazioni industriali si stanno infatti inaridendo: mostrano vitalità al livello di azienda o di territorio, ma a quello nazionale sono ormai per lo più caratterizzate da una diffusa incapacità a generare innovazioni, a cambiare schemi che pure risultano ormai desueti e consunti.
Questo protocollo può rappresentare il momento del cambiamento e il fatto che sia stata la Finmeccanica a firmarlo con i sindacati dei meccanici non è certo un caso. Questo documento ricorda infatti molto da vicino il Protocollo Iri degli anni 80, che non ebbe vita lunga e facile, ma rappresentò comunque la volontà di dare una virata partecipativa alle relazioni industriali. Viveva allora l’Intersind, che rappresentava le aziende a partecipazione statale e che si contrapponeva alla Confindustria per il carattere dialogante che dava alle relazioni industriali, laddove la politica degli industriali privati, specie quelli metalmeccanici, con la Fiat in testa, era caratterizzata soprattutto dalla tendenza allo scontro. Una contrapposizione che terminò quando nel 1993, con gli accordi del governo Ciampi-Giugni, la Confindustria scoprì la bontà del dialogo e si arrese a questa nuova filosofia. La battaglia dei due modelli terminò, tanto è vero che l’Intersind entrò in Confindustria e poi nei fatti si sciolse, ma in realtà il modello partecipativo non è mai stato digerito dalla gran massa degli industriali privati. Ne è prova l’opposizione, durissima, che la Confindustria di Squinzi ha riservato all’accenno a una legislazione sulla partecipazione contenuta nella legge Fornero di riforma del mercato del lavoro. L’opposizione a quel riferimento fu la cosa piu’ forte della prima relazione di Squinzi all’assemblea.
Finmeccanica con Fiom, Fim e Uilm riscopre invece la partecipazione, la promuove a strategia vincente e indica gli strumenti operativi per renderla viva. Il dialogo e la collaborazione tra azienda e rappresentanze dei lavoratori possono essere la ricetta giusta per uscire dalle difficoltà nelle quali ci dibattiamo. E’ convincimento diffuso che la risalita della produttività non diverrà mai qualcosa di concreto se non sarà cercata in pieno accordo con i lavoratori e le loro rappresentanze, perché solo dal lavoro comune possono generarsi le innovazioni in grado di tradursi in un modo migliore di produrre. Il nostro paese soffre di tanti mali, e poco possono fare le relazioni industriali per attutire questo stato di difficoltà, ma tutto quello che possono fare deve necessariamente passare per la partecipazione, perché nessuno è in grado di farlo da solo, nessuno ha la capacità di imprimere a tutto il sistema produttivo un’iniezione di vivacità così forte come invece serve. E c’è da dire che se le parti sociali possono sperare di uscire dalla profonda crisi nella quale sono, dal degrado che le caratterizza, possono farlo solo se riescono a vivacizzare il reciproco dialogo, se possono appoggiarsi tra di loro, dandosi così la spinta per un processo rivivificante.
C’è ancora una cosa importante da sottolineare, il fatto che il protocollo porti la firma anche della Fiom, sindacato ritenuto da molti incapace di seguire una strada di dialogo invece che di scontro. Il sindacato di Maurizio Landini mostra in questo modo la sua attitudine al “fare”, qualità che in verità non gli ha mai difettato quando si trattava di confrontarsi con Finmeccanica e tante altre aziende, private o pubbliche che fossero. Il difetto più grande della Fiom è stato sempre quello di scontrarsi senza requie con la Fiat, sia che si trattasse di vertenze di gruppo che quando si doveva rinnovare il contratto nazionale e la Fiat monopolizzava la delegazione imprenditoriale. Landini mostra un volto diverso e non è un caso che la lunga trattativa con Finmeccanica sia terminata proprio nel giorno in cui la Fiom ha ufficialmente annunciato a Fim e Uilm di aver sospeso la revoca dell’accordo che legava le tre organizzazioni, per cui un terzo delle rappresentanze in fabbrica erano comunque assicurate a ciascuna organizzazione. Un atto di non belligeranza, forse qualcosa di più, un’apertura importante in un momento difficile per tutti come quello che stiamo vivendo. Forse si stanno manifestando i diversi aspetti che possono prometterci una primavera anche nelle relazioni industriali.
Massimo Mascini