La crisi politica sembra finita. Le parole di Giorgio Napolitano sono state chiare, il governo di Enrico Letta non ha alternative. Un governo che è difficile definire governassimo, perché nasce debole e con un orizzonte molto ristretto. Avrà opposizioni pesanti in Parlamento, ma dovrà guardarsi soprattutto dai partiti che lo sostengono. Il Pd esce diviso e debolissimo da queste ultime vicende, non potrebbe permettersi altre rotture, tanto meno contro un governo presieduto da quello che era il suo vicesegretario. Ma proprio per questa sua debolezza può essere un sostenitore scomodo soprattutto perché ricondurre a unità le troppe correnti che lo hanno diviso non sarà affare facile. Il Pdl è formalmente unito, ma il cemento che lo tiene assieme non sembra molto forte e le animosità verso un presidente del Consiglio che viene dal Pd possono essere pericolose.
L’unica strada che ha da percorrere Enrico Letta è quella del fare. Al di là del limite temporale più o meno lontano, l’agenda è già scritta. Lo aspettano alcune riforme istituzionali e la nuova legge elettorale. Le prime non dovrebbero essere un problema, esistono già delle indicazioni precise che solo per le distrazioni dettate da altri appuntamenti non sono state tradotte in provvedimenti di legge. Più complesso mettere mano alla riforma elettorale, ma non c’è più tempo per i giochi, questa legge si deve fare e si farà. L’alternativa è andare tutti a casa davvero, ministri, parlamentari e forse anche partiti. E questo nessuno lo vuole.
Ma soprattutto questo governo ha il compito, anzi il dovere, di affrontare e cercare di arginare la crisi economica e quella, ancora più grave, della coesione sociale. Siamo allo stremo, in tutti i sensi. I livelli di consumo stanno pericolosamente scendendo, l’apparato produttivo sta cedendo. Serve un po’, almeno un po’ di politica industriale. Enrico Letta è stato anche ministro dell’Industria e non dei peggiori, sa dove si deve mettere mano e può farcela. Le parti sociali possono aiutarlo. Sono anche loro al minimo della loro forza, non hanno ruolo e non ce l’hanno soprattutto per loro colpa, perché non sono state in grado di assumere una posizione, di avanzare delle proposte precise nel momento in cui solo questo dovevano fare. Ma sindacati e associazioni imprenditoriali hanno sempre dato il loro meglio nelle crisi che hanno attraversato, nei momenti più difficili. E’ stato in questi momenti che sono state in grado di anteporre gli interessi generali a quelli loro particolari, quando hanno saputo assumere ruolo di parte politica a tutti gli effetti. Il governo Letta non dovrebbe nascere con retropensieri antisindacali, può dare alle parti sociali questa chance che certamente si meritano per la loro storia. E del resto Letta non ha alleati, le parti sociali possono essere anche deboli, ma un aiuto possono darlo e magari anche sostanziale. E’ già accaduto, non è detto che non possa succedere di nuovo.
Massimo Mascini