Venerdì 6 maggio a Roma si svolgerà l’assemblea di Federmanager, l’associazione che raccoglie 180mila manager, quadri e alte professionalità dell’industria. Sarà l’occasione per ribadire l’impegno dei dirigenti industriali di anticipare e soprattutto guidare il futuro. A fronte dell’avanzare di Industry 4.0, di cui a stento individuiamo i contorni, alle imprese si pone l’imperativo di dotarsi di figure professionali con specifiche nuove, dinamiche, efficienti. Proprio in questa occasione, Federmanager individuerà quattro profili manageriali che si porranno nel prossimo futuro come soggetti indispensabili del cambiamento. Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, li ha messi a fuoco per noi.
Presidente Cuzzilla, qual è lo spirito di questa assemblea di Federmanager? Su cosa puntate?
Sulle competenze, sulle figure professionali che crediamo serviranno sempre più alle imprese, tanto più in un momento delicato per la nostra economia quale quello che stiamo vivendo. Si avvicina Industry 4.0, che segnerà una vera rivoluzione, un salto tecnologico che difficilmente possiamo immaginare, e le imprese devono dotarsi degli strumenti necessari, soprattutto umani.
Perché Federmanager si occupa di questo tema? Non è il mercato che deve indicare cosa serve alle imprese?
No, non è così. Certo, il mercato è arbitro dei successi e degli insuccessi delle imprese, ma il compito di organizzazioni come la nostra è proprio quello di intercettare il cambiamento, e soprattutto di anticiparlo e di promuoverlo. Lo abbiamo fatto sempre, mettendo le capacità dei manager al servizio delle imprese come del paese nel suo insieme. Il paese deve crescere, le imprese devono crescere per restare al passo con i desideri e i processi in atto, noi dobbiamo accompagnare questi processi e, appunto, anticiparli.
Ma quali sono questi strumenti di cui lei parla? Cosa serve alle aziende?
Noi crediamo nella figura del manager. Non pensi al top manager con stipendi d’oro, incarichi plurimi in società quotate e yacht al seguito. Quelli sono pochi esemplari, la realtà del management è fatta da figure apicali che non amano la notorietà, lavorano molto e non perdono di vista il conseguimento del risultato aziendale. Parlo di 180mila persone, nemmeno tanti, ma che fanno molto, lavorano sodo e portano a casa risultati importanti. Nella società della conoscenza sono loro i driver dell’innovazione.
E l’innovazione sta cambiando questo mondo?
Cambia il contesto, i manager si pongono come i soggetti che possono aiutare questo processo a svolgersi nel modo migliore, perché sia un successo. Per questo abbiamo deciso come Federmanager di indicare le competenze che servono ora e serviranno in futuro per rafforzare il tessuto industriale italiano, ma anche la responsabilità di chi vuole dare un contributo concreto alle chances di rilancio del paese al livello internazionale.
In cosa consiste questo vostro impegno?
L’assemblea di Federmanager sarà l’occasione per indicare quali sono le quattro tipologie di manager che serviranno di più nel prossimo futuro. L’innovation manager, il temporary manager, l’export manager, il manager di rete.
Vediamole queste quattro figure. Cosa sarà l’innovation manager, quali competenze dovrà avere?
L’importanza di questa figura nasce con l’avanzare delle tecnologie che segnano un forte punto di discontinuità sia sull’andamento dei mercati sia sulle organizzazioni aziendali. La rivoluzione di Industry 4.0 sta proprio nel sovvertire il rapporto tra le realtà industriali e i propri clienti riformulando i rapporti interni. L’innovation manager diventa in questo contesto una figura chiave, un vettore di cultura innovativa. Non è semplicemente un professionista dell’Ict, a lui è richiesta capacità di visone e di anticipazione, curiosità e gestione del rischio. E’ naturalmente dotato di skills digitali, ma si contraddistingue per la ricchezza delle competenze trasversali e di processo.
Il temporary manager?
Pensi alle piccole e medie imprese, il 99,8% delle imprese italiane. Hanno bisogno di una figura che si adatti alle esigenze di flessibilità e di raggiungimento di obiettivi nel medio periodo. E’ a queste figure che va affidata temporaneamente la gestione di impresa o la gestione di una parte degli obiettivi aziendali allo scopo di massimizzare la performance aziendale.
Più facile capire cosa sarà l’export manager.
Anche questa figura è indispensabile per le piccole e medie imprese che aspirano a posizionarsi sui mercati esteri. Aggredire nuovi mercati, individuare le principali opportunità di business e nuove reti di vendita, ma anche analizzare e battere la concorrenza attraverso la costruzione di rapporti istituzionali privilegiati con i partner locali: sono queste le sue caratteristiche.
E infine il manager di rete?
Anche questa figura nasce dall’analisi delle esigenze delle piccole e medie imprese, che vedono il loro futuro nella composizione di quelle reti che riescono a farle grandi e a consentire loro l’accesso ai grandi mercati internazionali. Il manager di rete non partecipa alle decisioni delle singole imprese, che al livello imprenditoriale restano autonome. Ma le aiuta ad agire in sinergia in un contesto di osmosi tipico dei distretti industriali. Un manager super partes, che sa governare le relazioni e mediare tra le diverse esigenze, soprattutto creando empatia. Non si tratta solo di realizzare del problem solving, quanto gestire processi democratici all’interno di un organismo per nulla gerarchico come la rete. Sembra facile, non lo è, servono tecnici preparati e istruiti a risolvere questi compiti.
Massimo Mascini