Dal Centro Studi di Confindustria una nuova revisione, al ribasso, delle proprie stime relative alla crescita del Pil italiano: nel 2014 non andrà oltre il +0,2%, contro il +0,7% previsto a dicembre scorso, mentre nel 2015 la crescita si fermerà all’1%, contro il +1,2% precedentemente stimato.
L’economia italiana risulterebbe così la peggiore tra quelle dei cosiddetti Pigs, i paesi economicamente più deboli dell’area euro. Portogallo, Irlanda e Spagna, infatti, essendo cresciuti più dell’Italia nel periodo pre-crisi, sono arretrati meno durante la recessione e, il centro studi prevede che il loro recupero sarà più rapido nel 2014-15.
”La salute dell’economia italiana rimane fragile”, dice il centro studi di Confindustria. “Ci sono miglioramenti”, evidenti in alcune aree, “ma la malattia della lenta crescita non è stata debellata e il paziente è debole e fatica a riprendersi e a reagire alle cure. Anzi, sono in atto emorragie di capitale umano e perdita di opportunità di business”.
Inoltre il centro Studi della Confindustria prevede che il tasso di disoccupazione italiano aumenterà al 12,6% nel 2014, rispetto al 12,2% del 2013, per poi tornare leggermente a calare nel 2015 al 12,5%.
Nonostante i dati del rapporto, comunque, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, si lascia andare a un moderato ottimismo: “I numeri forse sono ancora difficili da accettare ma oggi le prospettive sono in miglioramento. L’Italia non è più sull’orlo del baratro”.