Raffaella Vitulano
Moulinex, il re francese dell’elettrodomestico passato sotto controllo del gruppo italiano El.Fi, potrebbe annunciare la settimana prossima la chiusura di alcuni stabilimenti in Francia e la soppressione di 2.900 posti di lavoro. Lo scrive oggi il quotidiano “Le Monde”, che cita “confidenze” di numerose fonti sindacali alla vigilia del prossimo consiglio di amministrazione del 25 aprile, data in cui verranno annunciati i risultati dell’ultimo esercizio. Secondo queste fonti, la direzione starebbe pensando alla chiusura di 4 stabilimenti, tra cui uno di Brandt, la filiale di El.Fi. che ha ripreso Moulinex. Numero 3 dopo lo svedese Electrolux e il tedesco Bosch- Siemens, il gruppo nato dalla fusione Moulinex-Brandt ha 33 stabilimenti (di cui 20 Moulinex ) e 22.000 dipendenti. El.Fi ha ripreso Moulinex l’anno scorso quando il gruppo era alla vigilia di un ennesimo piano di ristrutturazione che già prevedeva numerosi tagli occupazionali e il trasferimento all’estero della produzione di forni a microonde e aspirapolveri, cioè dei prodotti che generavano le maggiori perdite. Secondo un sindacalista citato dal quotidiano parigino, il gruppo starebbe perdendo attualmente oltre 300 milioni di lire al giorno. La soppressione di posti di lavoro da parte di Moulinex rischia di aggravare ulteriormente un clima sociale già reso assai teso dai piani di ristrutturazione annunciati nelle ultime settimane da Danone e Marks & Spencer, mentre cresce anche l’inquietudine dei 7.500 dipendenti del gruppo Aom-Air Libertè- Air Litoral (il secondo polo aereo francese controllato da Swissair), che rischia di chiudere ancor prima di decollare. Il piano di ristrutturazione britannico prevede il ritiro della presenza M&S in Europa, il licenziamento di 4.390 addetti e la vendita di due catene negli Stati Uniti: Brooks Brothers e Kings Super Markets.
Le nubi sull’economia globale e l’atterraggio sempre più duro dell’economia Usa stanno mettendo in ginocchio i big dell’industria. Ad annaspare hanno cominciato le start up, le piccole aziende dell’alta tecnologia, ma da qualche mese il contagio ha ormai raggiunto i colossi della new economy Usa ed europea. E le borse gli stanno andando dietro. Oggi è toccato a Cisco, Philips, Ericsson e TexasInstruments che hanno annunciato o stanno per annunciare tagli pesantissimi, rispettivamente di 8.500, 7.000, 30.000 e 2.000 posti di lavoro. E subito le principali piazze finanziarie europee hanno innestato la retromarcia. Ma quella di oggi è solo la punta di un iceberg. Nei giorni scorsi raffiche di profit warning, tagli di personale, cali di vendite sono arrivate da parte di giganti come Motorola, Nortel, Intel, facendo tremare i mercati. E Wall Street è entrata in un tunnel di cui non si vede la fine. Più di un anno di lacrime e sangue, dunque, attendono Wall Street e le principali aziende della new economy. A dar corpo ai timori di Welch ci pensano i dati di marzo sulla disoccupazione Usa: 400.000 licenziamenti in tre mesi, un record. E poi i pessimi dati sul comparto dei semiconduttori, il motore dell’industria dei computer. E ancora: gli allarmi sugli utili provenienti dalla Silicon Valley, a partire da Microsoft, Oracle e Hewlett packard. Praticamente tutto il mercato dei prodotti elettronici di massa langue. E anche Internet non ride, visto che Yahoo, uno dei principali portali del mondo, ha annunciato tagli di oltre 3.000 posti, dopo il crollo delle inserzioni pubblicitarie.
Il rallentamento dell’economia e l’aumento della concorrenza internazionale mettono sotto pressione anche Eastman Kodak. E anche il produttore di materiale fotografico Usa ha infatti annunciato oggi una mega-ristrutturazione che porterà alla perdita di 3000-3500 posti lavoro in tutto il mondo.