La situazione delle aziende metalmeccaniche migliora, ma non si riesce a recuperare la perdita di competitività accumulata nel corso della crisi dalle nostre aziende nei confronti della concorrenza internazionale. Anzi, questa si sta rafforzando, mentre noi ci indeboliamo. Ma il sentiment delle imprese del settore migliora, le previsioni sono per lo più improntate all’ottimismo. E’ questo il senso generale dei risultati dell’indagine congiunturale trimestrale della Federmeccanica.
I dati parlano chiaro. Nei primi tre mesi del 2014 i valori produttivi del sistema hanno fatto registrare una crescita dello 0,9% rispetto all’ultimo trimestre del 2013. Un dato rilevante perché per tutto il 2013 lo stesso indicatore dava segni negativi o appena positivi. La situazione non è comunque uguale ovunque: vanno bene i settori della metallurgia, dei prodotti in metallo, dell’auto. Va male quello delle macchine e degli apparecchi meccanici, nostro tradizionale punto di forza.
Il dato generale è positivo, ma non deve trarre in inganno, perché quello che conta è il benchmark con i paesi nostri concorrenti. E nei primi tre mesi di quest’anno la produzione metalmeccanica è cresciuta in Germania del 4,7%, in Gran Bretagna del 3,5%, in Francia del 3,0%. Gli altri corrono, noi camminiamo. Con il risultato che rispetto al periodo precrisi l’industria metalmeccanica tedesca ha recuperato quanto perso, gli manca lo 0,2%, la Gran Bretagna è a -4,1%, la Francia al -20,7%, noi al -29,8%, secondi solo alla Spagna che fa registrare un -36,2%, ma appare in metta ripresa.
I dati sull’export ci dicono che l’interscambio dei prodotti metalmeccanici va sicuramente meglio. Le esportazioni sono cresciute nel primo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013 dell’1,9%, mentre le esportazioni sono diminuite dello 0,3%, con il risultato che il saldo, nel 2013 pari a 13,3 miliardi di euro è salito a 14,3 miliardi di euro. Ma esportiamo bene solo in Europa, perché le esportazioni dirette nella Ue salgono del 5,9%, mentre il dato totale mostra solo un +1,9%.
Ma sono i dati del raffronto tra il 2007 e il 2013 a preoccupare. Perché risulta dai dati della contabilità nazionale che negli anni della crisi la ricchezza prodotta si è contratta del 18% e nello stesso tempo la produzione è calata del 30%, mentre la capacità produttiva è diminuita del 25%. Negli stessi anni le retribuzioni di fatto sono cresciute del 20,2% in termini nominali e del 6,5% in termini reali, mentre la produttività è calata, con la conseguenza che al fattore lavoro è andato l’80% della ricchezza prodotta, mentre era solo il 69,3% nel 2007. C’è stato insomma uno spostamento di risorse dal capitale al lavoro che incide negativamente sulla condizione delle imprese, che avvertono di conseguenza difficoltà crescenti a effettuare gli investimenti necessari. Di qui la richiesta del direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi perché si intervenga su alcune priorità: il recupero dei debiti contratti dalla pubblica amministrazione, la riduzione significativa degli oneri e delle imposte a carico del settore produttivo, la flessibilizzazione del mercato del lavoro perché diventi inclusivo ed efficiente. Le parti sociali, ha aggiunto il direttore generale, possono con la contrattazione risolvere alcuni problemi, ma tutti i soggetti interessati devono fare la loro parte.
Ultima notazione positiva, l’irrobustirsi del portafogli ordini delle imprese. Mel complesso la produzione è assicurata per quasi 5 mesi, mentre tre mesi fa lo era solo per 4,3 mesi.
Massimo Mascini