Il clamore mediatico sui referendum anti jobs act indetti dalla Cgil si e’ attutito, ma questo non significa che la questione sia archiviata, tutt’altro: il sindacato di Susanna Camusso proprio in questi giorni sta mettendo a punto i dettagli della campagna elettorale per sostenere i due ‘Si’ ai quesiti ammessi dalla Consulta, su voucher e appalti. La confederazione si prepara a uno sforzo senza risparmio, sia dal un punto di vista organizzativo che economico. Oltre ad aver costituito i Comitati per il Si (con sede propria in Via di Porta Tiburtina a Roma) e’ stato infatti stanziato nel bilancio confederale un sostanzioso budget per coprire le spese necessarie alla campagna. Che non saranno poche: occorre infatti finanziare non solo le moltissime iniziative sul territorio previste, ma anche pubblicità, manifesti, comunicazione, sondaggi. Insomma, tutto quel che occorre per mettere in campo una campagna elettorale, il cui primo obiettivo resta quello di convincere gli italiani a recarsi alle urne: il raggiungimento del quorum e’ infatti tutt’altro che scontato dopo che la Consulta ha cassato il quesito con maggiore appeal, quello sull’articolo 18.
Tra i consulenti ingaggiati dalla Cgil per realizzare e indirizzare la campagna c’e’ l’Istituto Piepoli, rappresentato dal vicepresidente Alessandro Amadori, che proprio stamattina ha partecipato a una iniziativa organizzata dalla Cgil di Roma e Lazio in un cinema della Capitale: in platea i quadri e delegati della capitale e della regione, sul palco lo stesso Amadori, per spiegare, da tecnico, “come si vince un referendum”. Un evento simile si e’ svolto nei giorni scorsi a Milano, con la partecipazione del segretario organizzativo nazionale, Nino Baseotto. Ma il clou sara’ la prossima settimana: giovedì 26, al PalaCongressi di Roma, e’ stata convocata l’Assemblea nazionale delle 115 Camere del Lavoro, occasione per lanciare in grande stile la campagna per il due Si con il coinvolgimento di tutte le strutture Cgil.
Nessun dubbio, insomma, che Susanna Camusso voglia andare fino in fondo. E’ questo il clima che si respirava anche nel corso della piccola festa organizzata da Corso Italia la sera dell’11 gennaio, giorno in cui la Consulta si e’ pronunciata sui quesiti. Ufficialmente un brindisi per farsi gli auguri di inizio d’anno, che tuttavia ricomprendeva, automaticamente, anche il festeggiamento per il responso della Corte. Nemmeno la decadenza del principale quesito ha spento l’entusiasmo del gruppo dirigente, il cui mood, oggi, e’ ‘’avanti tutta con la campagna elettorale’’.
Naturalmente, tutti a Corso Italia sanno che non si tratterà di una passeggiata. Tra il dire e il fare c’e’ infatti di mezzo il governo, che sta lavorando molto seriamente per definire una nuova legge che regoli sia appalti che voucher, disinnescando così i referendum. La Cgil sembra però fermamente decisa a non accettare alcuna mediazione, come non si stanca di ripetere Susanna Camusso: ‘’i voucher vanno aboliti e basta’’. Resta da capire come si comporterà la confederazione se l’esecutivo, come sembra scontato, convocherà i sindacati per discutere della nuova regolamentazione sui buoni-lavoro: parteciperà o meno alla trattativa? Certo, sarebbe quanto meno contraddittorio sostenere una campagna elettorale per l’abrogazione dei voucher e, nello stesso tempo, interloquire con chi lavora per modificarli, vanificando così il ricorso alle urne. Nello stesso tempo, però, come rifiutarsi di partecipare a un confronto che proprio il referendum ha sollecitato, e al quale, non c’e’ dubbio, parteciperebbero sicuramente la Cisl e la Uil? Insomma, un bel rebus. Una prima indicazione su quale sara’ l’orientamento della confederazione arrivera’ intanto giovedi 26 gennaio: la commissione Lavoro della Camera, di cui e’ presidente Cesare Damiano, estensore di una proposta di modifica dei voucher, ha convocato una audizione sul lavoro accessorio (i voucher, appunto) alla quale partecipera’ la stessa Camusso.
Ma la campagna Cgil del 2017 non si ferma ai referendum. In ballo c’e’ anche la proposta di legge popolare sulla quale la confederazione ha raccolto ben 4 milioni e mezzo di firme: quella ‘’carta dei diritti’’ che si propone di riscrivere completamente la legislazione sul lavoro, puntando a diventare il nuovo Statuto, dopo quello storico del ’70. Fin qui rimasta in secondo piano rispetto ai quesiti anti jobs act, la Carta torna ad essere protagonista in questi giorni, grazie a un giro di presentazioni ufficiali ai gruppi parlamentari condotto da Susanna Camusso con altri dirigenti confederali e col supporto del giurista Umberto Carabelli. Il primo incontro si e’ svolto il 18 gennaio scorso, con il gruppo Misto del Senato, mentre la prossima settimana si entra nel vivo: lunedì 23 Camusso vedrà infatti il Movimento 5 Stelle ( che con la confederazione condivide, tra l’altro, la posizione sui referendum), martedì toccherà a Sel, mercoledi alla Lega Nord e giovedì a Forza Italia. Nelle settimane successive gli altri gruppi, Pd compreso.
Anche sulla ‘Carta’, comunque, la partita si presenta parecchio complicata: se la legge di iniziativa popolare non sara’ stata approvata dai due rami del Parlamento prima della fine della legislatura, decadra’ automaticamente, vanificando anche la colossale raccolta di firme che l’ha sostenuta. Una corsa contro il tempo al cardiopalma, dunque, anche nell’ipotesi che si arrivi alla scadenza naturale del parlamento nel 2018; ma tanto più impossibile se si dovesse andare al voto anticipato.
Nunzia Penelope