Il congresso della Feneal che si è tenuto il mese scorso ha eletto Tonino Correale nuovo segretario generale della categoria degli edili della Uil. Con lui abbiamo esaminato i problemi del settore e le prospettive di crescita.
Correale, è ancora fortissima la crisi del settore edile?
Sì, siamo in una fase difficile e purtroppo gli effetti della crisi continueranno a essere molto pesanti per tutto il 2010. Abbiamo già avuto un calo verticale delle ore lavorate (pari al 10%), del numero dei lavoratori occupati (9,5%) e anche del numero delle imprese (6-7%). Anche perché alla crisi del settore si è accompagnata la crisi della gestione del credito. Adesso comincia la fase più dura e per questo bisogna intervenire per correggere le tendenze.
Quali strategie adotterete per contrastare la crisi?
Già da aprile con gli stati generali abbiamo avviato insieme all’Ance un’iniziativa per chiedere al governo di mettere in campo le risorse necessarie per contrastare la crisi. Finora l’esecutivo ha solo fatto annunci ai quali non ha fatto poi seguito alcun intervento concreto. Noi invece pensiamo che si potrebbe ripartire dalle piccole opere in grado comunque di dare risultati concreti nel breve periodo.
Al governo quindi chiedete nuove risorse?
Sì certo, chiediamo investimenti in opere che siano presto cantierizzabili, ma non solo. Chiediamo soprattutto concretezza. E’ necessario detassare i salari, le pensioni e le tredicesime; attivare la decontribuzione previdenziale per le imprese virtuose che hanno scelto di tenere i lavoratori e rispondere alla crisi puntando sulla qualità del lavoro. Senza dimenticare la lotta all’evasione fiscale che rischia di moltiplicare ulteriormente la diseguaglianza sociale.
Quanto ha pesato la crisi sull’occupazione del settore?
Secondo i dati delle casse edili elaborati dall’Osservatorio della Feneal in collaborazione con il Cresme emerge una situazione drammatica. C’è stato un abbattimento verticale della forza lavoro con una diminuzione di 157 mila unità, e questo dato non corrisponde nemmeno al dato reale. Se infatti consideriamo l’alta presenza di lavoro nero nel settore i numeri raddoppiano, soprattutto al Sud. Per questo abbiamo chiesto al Governo un tavolo con le parti sociali per affrontare la situazione.
Quali sono i rapporti all’interno della categoria con le altre federazioni?
Stiamo lavorando per mantenere la categoria unita, confermando così la storia e la tradizione che da sempre ci caratterizza. Vogliamo dare una risposta concreta soprattutto attraverso il rinnovo dei contratti nazionali del settore delle costruzioni, superando anche le difficoltà che si sono presentate con la riforma del modello contrattuale. L’accordo del 22 gennaio ha portato a tre piattaforme separate, caratterizzate da piccole differenze, però sui temi relativi al superamento della crisi e alla questione fiscale le richieste della categoria sono uguali. Il nodo da sciogliere rimane il salario, mentre su lavoro e fondo previdenziale stiamo a buon punto. Sono fiducioso perché il sindacato degli edili ha sempre dimostrato di avere le capacità per superare i momenti difficili. Tutto sta nella volontà di trovare soluzioni condivise nonostante le difficoltà e per questo serve senso di responsabilità.
Ha trovato la Feneal in buona salute?
Siamo un’organizzazione in crescita costante, dal ’91 ad oggi gli inscritti sono passati dall’8 al 23% di tutti gli edili sindacalizzati, circa il 50% del totale. Un risultato importante, raggiunto grazie al ‘Progetto qualità’ che ha cercato di dare precise caratteristiche alle nostre realtà locali. Siamo un sindacato autonomo, indipendente, riformista, sempre orientato alla negoziazione. Per questo cresciamo.
Francesca Romana Nesci