Dal 2007 a oggi ciascun italiano ha visto ridursi di 2.700 euro a testa il reddito disponibile, in un arco di tempo in cui il nostro Paese ha visto volatizzarsi circa 15 punti di Pil, ovvero 230 miliardi di euro. E’ quanto è emerso dal rapporto Coop 2014 sui consumi e distribuzione redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. Ricerche e il supporto d’analisi di Nielsen.
Il 2014, ha sottolineato Coop, doveva essere l’anno di un inizio nuovo, mentre di sicuro è l’anno in cui “ci si è fermati sull’orlo del baratro alle prese con equilibri sempre più difficili”. L’aria che tira, ha spiegato l’associazione delle cooperative, non può dirsi buona con la fiducia che, dopo un timido rialzo, sembra di nuovo volgere al peggio. Gli italiani però, è emerso dal rapporto, continuano a mostrare “insospettabili capacità di adattamento”.
Gli italiani, viene sottolineato dal rapporto Coop, sono riusciti ad assorbire gli urti provocati dalla recessione e hanno rivoluzionato il proprio stile di vita trasformando le cicatrici della crisi in nuovi o antichi valori.
Dopo anni di calo, sono tornati a crescere i depositi (1,7% la maggiore quota di reddito risparmiato nell’ultimo biennio) e il 41% degli italiani ha dichiarato di destinare al risparmio il denaro disponibile dopo aver soddisfatto bisogni essenziali. Fra gli obiettivi del risparmio spiccano temi classici: il futuro dei figli e le esigenze legate alla casa di proprietà. Si afferma un nuovo modello di spesa improntato alla frugalità (meno spostamenti, meno vestiti, meno svaghi e divertimenti, ma anche meno tabacco, alcool e gioco) sostenuto dalle nuove opportunità offerte da Internet e dai social media. In questo senso tornano in auge concetti come “il noleggio” o “l’uso” al posto del possesso.
Virtuosi e tenaci da un lato, ma anche rinunciatari. E’ l’altro lato della medaglia, l’Italia che dice no: quelli che non votano (sono il 43% alle ultime elezioni), dichiarano di non avere fiducia nelle istituzioni (71%), non sono contenti della propria situazione economica (70%), non partecipano a attività sociali/volontariato etc (lo fa solo il 22,5%) non si curano (3 italiani su 10), non studiano e non lavorano (il 24% dei giovani). Qui, ha sottolineato il rapporto Coop, cova il disagio che sconfina nella depressione, tanto più tangibile al Sud dove il tasso di disoccupazione nel primo trimestre dell’anno ha superato i 21 punti percentuali e il 25% dei residenti nel Mezzogiorno non può permettersi un pasto proteico una volta ogni 2 giorni (prima della crisi erano circa la metà, il 13%).