Si è svolto oggi a Roma, presso la sede nazionale della Confindustria, un nuovo incontro nell’ambito della trattativa per il Contratto nazionale dei metalmeccanici. Per l’esattezza, si è trattato del quarto appuntamento, se l’elenco inizia a partire dall’incontro inaugurale, quello svoltosi, nella stessa sede, il 30 maggio scorso. Ma anche del terzo dei quattro incontri tematici che, in quella giornata, sono stati fissati per la fase iniziale della trattativa. Due a giugno, già svoltisi rispettivamente il 18 e il 27 del mese, e due a luglio, ovvero quello di oggi, 11 luglio, e quello atteso per il prossimo venerdì 26.
Già in quello che abbiamo definito come l’incontro inaugurale, come poi nel primo dei quattro incontri tematici di cui si è detto, si è capito che il tema salariale costituisce e costituirà uno dei punti più problematici del negoziato. Ma, a quel che è dato capire, dopo le difficoltà iniziali, le parti si sono autoassegnate il compito di portare avanti un’esplorazione congiunta degli altri dieci punti della piattaforma sindacale. Ed è appunto questa la fase della trattativa attualmente in corso.
Giovedì 27 giugno, le parti hanno dedicato particolare attenzione alle richieste sindacali in materia di formazione professionale e di ambiente, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, mentre il 26 luglio si dovrebbe parlare di occupazione e mercato del lavoro e della questione delle lavorazioni in appalto.
Oggi, invece, al centro della discussione sono stati, da un lato, l’ampio tema dei diritti di informazione e della partecipazione, e, dall’altro lato, quello, non meno ampio, della conciliazione fra i tempi di vita e di lavoro e delle politiche di genere.
Azzardando una sintesi, si può forse dire che la piattaforma elaborata dai tre maggiori sindacati della categoria – ovvero da Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil – punta a costruire un clima aziendale partecipativo, in cui, da un lato, le rappresentanze sindacali abbiano voce in capitolo per tutto ciò che riguarda il rapporto fra scelte imprenditoriali e condizioni lavorative, mentre, dall’altro lato, le imprese stesse siano consapevoli di quanto possa essere importante, anche per loro, che lavoratrici e lavoratori siano messi nella condizione di poter vivere una vita di lavoro che dia loro qualche tangibile soddisfazione e non sia contrapposta a quella familiare.
In quest’ambito, nell’ottica sindacale, ha assunto crescente peso l’esigenza che tra lavoratrici e lavoratori vi siano condizioni di parità effettive, e non solo declinate a parole. E ciò, specificamente, a partire dalle questioni relative alle retribuzioni di fatto e ai percorsi e alle possibilità di carriera professionale.
In una società più evoluta, insomma, i sindacati non si accontentano di parlare “solo” di salario, ma vogliono rappresentare esigenze più sfaccettate, quali sono quelle oggi sentite, e manifestate, da lavoratrici e lavoratori, e specie dai più giovani.
In particolare, nella discussione odierna è stato anche affrontato un tema che lega quello della formazione a quello delle politiche di genere, ipotizzando la progettazione e l’effettuazione di corsi che mettano al centro la tematica delle molestie contro le lavoratrici.
Quanto alle associazioni imprenditoriali, per ciò che riguarda almeno l’industria metalmeccanica e della installazione di impianti, si ha l’impressione che almeno le maggiori fra le imprese da loro rappresentate siano desiderose di avere nelle proprie officine e nei propri uffici dipendenti più soddisfatti e quindi anche più cooperativi. Tuttavia, le associazioni che rappresentano tali imprese, nel nostro caso Federmeccanica e Assistal, danno l’impressione di non vedere di buon occhio un appesantimento normativo del contratto nazionale, e dicono di aspirare a una semplificazione di norme e procedure.
Sullo sfondo dell’incontro odierno, si è poi profilata un’altra questione piuttosto complessa: quella dei cosiddetti perimetri contrattuali. Ovvero della possibilità che, entro certi limiti, le imprese decidano in quale settore contrattuale collocare la propria attività. Possibilità accresciuta dalle continue evoluzioni tecnologiche innescate, in modo particolare, dalla digitalizzazione di molti processi produttivi. Evoluzioni che, se non cancellano, rendono meno evidenti, e quindi meno stringenti, le tradizionali distanze fra diversi comparti produttivi. Ad esempio, ciò può accadere fra imprese manifatturiere propriamente dette e imprese di servizi rivolti all’industria manifatturiera.
Come tutti sanno, negli ultimi anni il numero di Contratti nazionali depositati presso il Cnel è cresciuto a dismisura. Al di là del dibattito sui cosiddetti “contratti pirata”, la questione si può porre, nel concreto della vita sindacale, quando un’impresa viene assorbita da un’altra che applica ai suoi dipendenti un contratto diverso da quello tradizionalmente applicato nell’impresa acquisita.
Nella discussione svoltasi oggi, è stato quindi sollevato anche il tema del cosiddetto Patto della fabbrica, ovvero dell’accordo interconfederale stipulato fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sei anni fa (marzo 2018); un accordo quadro, relativo alle relazioni industriali, che avrebbe forse bisogno di qualche aggiornamento.
Prossimo appuntamento, come si è detto, per venerdì 26 luglio.
Fernando Liuzzi