Si è svolto oggi a Roma, presso la sede centrale della Confindustria, il quarto incontro della trattativa per il Contratto nazionale dei metalmeccanici; trattativa apertasi, sempre a Roma, il 30 maggio scorso. Per l’esattezza, quello odierno ha costituito il quarto degli incontri dedicati ad altrettanti approfondimenti tematici in base al calendario fissato all’inizio del negoziato: due a giugno, il 18 e il 27 del mese, e due a luglio, l’11 e, per l’appunto, il 26.
Al centro dell’incontro odierno, i temi del mercato del lavoro, delle politiche attive, sempre in materia di lavoro, e degli appalti. Da un lato del tavolo negoziale, una folta delegazione imprenditoriale guidata da Stefano Franchi, Direttore generale di Federmeccanica, e da Giancarlo Ricciardi, Direttore di Assistal. Dall’altro lato, tre folte delegazioni sindacali guidate, rispettivamente, da Michele De Palma (Fiom-Cgil), Rocco Palombella (Uilm-Uil) e Ferdinando Uliano (Fim-Cisl).
In apertura della discussione, Franchi ha citato un dato emerso in una delle ricerche che la stessa Federmeccanica svolge, con cadenza trimestrale, sull’industria metalmeccanica italiana. Dato secondo cui il 95% dei contratti di lavoro nelle imprese del settore sono a tempo indeterminato. Come a dire che, nel settore stesso, non ci sono grandi problemi di precarietà nei rapporti di lavoro.
Dal lato sindacale sono venute però varie obiezioni a questa argomentazione. In primo luogo, è stato fatto notare a Franchi che la ricerca di Federmeccanica fotografa con maggiore precisione il mondo delle imprese medio-grandi, mentre nel settore opera una notevole quantità di imprese minori. E in queste ultime i rapporti di lavoro sono tradizionalmente meno avanzati di quanto non accada nelle imprese di maggiori dimensioni.
In secondo luogo, i sindacati hanno osservato che la precarietà complessiva dei rapporti di lavoro nel settore non è dovuta solo al peso percentuale delle assunzioni a tempo determinato, quanto dall’articolazione complessiva dei diversi tipi di rapporti di lavoro praticati nel concreto dalle imprese.
In particolare, da parte sindacale è stata sottolineata, da un lato, la diffusione del ricorso al cosiddetto staff leasing, ovvero alla pratica in base alla quale un’azienda assume del personale che viene poi impiegato, per periodi più o meno lunghi, da una seconda azienda. In tal caso, è vero che il rapporto di lavoro dei dipendenti dall’azienda madre è a tempo indeterminato, ma è altresì vero che il loro impiego, nel nostro caso, presso una data impresa metalmeccanica, avviene a tempo determinato. In tal caso si può parlare di precarietà non per ciò che riguarda il loro contratto di lavoro, ma la loro collocazione temporanea presso l’azienda in cui prestano concretamente la loro opera. E questa seconda azienda si trova dunque ad avere lavoratori stabili, inquadrati col contratto dei metalmeccanici, e lavoratori transeunti inquadrati, forse, con altri contratti. Con tutte le conseguenze sindacali che è facile immaginare.
C’è poi la questione delle imprese metalmeccaniche che cedono in appalto parte delle lavorazioni di cui necessitano a imprese terze che, eventualmente, applicano altri contratti. Un esempio non fatto a caso: quello del settore multiservizi.
In entrambi i casi, il risultato finale è che c’è un luogo di lavoro in cui operano, fianco a fianco, lavoratori che sono non solo dipendenti da aziende diverse, ma forse anche da aziende che applicano contratti diversi. Complicando all’infinito, e – in ultima analisi – indebolendo, la capacità di azione sindacale in un numero crescente di luoghi di lavoro.
Non per caso, nella discussione odierna ha quindi fatto la sua comparsa un’espressione, quella di perimetro contrattuale, che, con ogni probabilità, torneremo a incontrare in qualcuno dei prossimi incontri. Così come non è apparso casuale il fatto che, per la seconda volta nella storia di questo negoziato, sia stato evocato il famoso Patto della fabbrica, ovvero l’accordo interconfederale con cui, nel 2018, Confindustria, da una parte, e Cgil, Cisl e Uil, dall’altra, ridisegnarono l’assetto delle relazioni industriali nel nostro Paese. Ma il punto è proprio questo. Perché non più tardi di ieri, su iniziativa della stessa Confindustria, si è avuto a Roma un incontro con le Confederazioni sindacali volto, quanto meno, a riaprire il discorso su possibili, quanto necessari, aggiornamenti del citato Patto della fabbrica.
Intanto, la trattativa pei il Contratto dei metalmeccanici è stata aggiornata al 19 settembre.
@Fernando_Liuzzi