Oggi, con una conferenza stampa tenuta a Roma nella storica sede sita al n. 36 di corso Trieste, i sindacati confederali dei metalmeccanici hanno annunciato un nuovo pacchetto di ore di sciopero a sostegno delle posizioni da loro sostenute; ciò nell’ambito della vertenza per il rinnovo del Contratto nazionale della categoria.
Detta così, potrebbe sembrare una notizia sindacale abbastanza ordinaria. E’ in corso una vertenza per il rinnovo di un dato contratto nazionale di categoria, ed ecco che, a un certo punto, i sindacati, insoddisfatti per l’andamento della trattativa, proclamano uno sciopero.
Ma nel nostro caso ci sono elementi di contesto, nonché elementi interni alla vertenza, che rendono la notizia decisamente più drammatica.
Cominciamo col dire che quello annunciato oggi dai Segretari generali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil non è il primo, ma il quarto pacchetto di ore di sciopero fin qui decisi dai sindacati nel corso della vertenza.
In secondo luogo, va detto che, mentre la trattativa contrattuale è iniziata ormai 10 mesi fa, questi quattro pacchetti sono stati tutti annunciati negli ultimi 5 mesi. Di più, tre di questi pacchetti sono stati annunciati a partire dai primi di febbraio dell’anno in corso. Ciò significa che la vertenza ha assunto un carattere sempre più conflittuale con una cadenza, a partire dall’11 febbraio 2025, di otto ore di sciopero dichiarate (ed effettuate) al mese.
Terzo elemento che segnala la particolare difficoltà riscontrabile nell’andamento di questa vertenza: sono ormai due mesi che non ci sono più incontri fra la delegazione imprenditoriale (Federmeccanica e Assistal) e quella sindacale (Fim, Fiom, Uilm). Ciò significa che ben tre dei quattro pacchetti di ore di sciopero sopra citati sono stati proclamati, compreso quello odierno, a valle dell’ultimo incontro, quello dell’11 febbraio, svoltosi, peraltro, a delegazioni ristrette. In tutto questo tempo, ovvero negli ultimi due mesi, le delegazioni delle organizzazioni degli imprenditori e dei lavoratori non si sono più riunite attorno allo stesso tavolo.
Della crescente situazione di difficoltà interna alla vertenza contrattuale della maggiore categoria dell’industria, si è avuta prova dalle parole pronunciate oggi, nel corso della citata conferenza stampa, da Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, ovvero dai Segretari generali, rispettivamente, di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil.
I quali hanno insistito sul fatto che, ormai, le distanze che separano i sindacati dalle organizzazioni imprenditoriali non sono più, principalmente, distanze di carattere quantitativo, relative agli aumenti salariali richiesti per i vari livelli dell’inquadramento professionale, quanto distanze di carattere qualitativo. In altri termini, la responsabilità che i sindacati addebitano ai rappresentanti delle imprese è quella di voler cambiare l’assetto contrattuale impostato già con la vertenza conclusasi nel 2016 e via, via precisato fino al contratto definito nel 2021, quando perdurava ancora la pandemia da Covid-19.
E allarghiamo adesso lo sguardo, passando dalla rivisitazione di alcune delle tappe più recenti della trattativa al panorama entro cui essa si svolge. Un panorama di cui non appare facile immaginare una versione peggiore.
Già dal primo mattino, notizie allarmanti sono giunte a Roma dalle principali Borse europee, con cali vistosi dei relativi indici registrati a Berlino, Milano e Parigi. Ma queste notizie di giornata, lo sappiamo bene, sono solo i più recenti effetti della tempesta economica provocata dalle sciagurate decisioni assunte dal Presidente Trump in materia di dazi. Decisioni che stanno già creando, e ancor più andranno a creare, gravi e crescenti difficoltà ad alcuni dei principali settori dell’industria metalmeccanica, dall’acciaio all’automotive.
I sindacati ne sono consapevoli, e cercano anzi di riprendere il loro confronto con le controparti imprenditoriali proprio a partire dall’insorgere dei nuovi elementi di crisi che affliggono la vita economica del nostro Paese, dell’area dell’Unione Europea, e del mondo intero.
“I recenti dazi Usa e il complesso contesto economico e industriale del Paese – hanno dichiarato oggi Uliano, De Palma e Palombella – rendono sempre più urgente l’assunzione di responsabilità da parte di Federmeccanica e Assistal per riprendere il negoziato e rimettere al centro il ruolo della contrattazione.”
“La piattaforma sindacale – è scritto ancora nel comunicato sindacale unitario diffuso al termine della conferenza stampa – è in continuità con il rinnovo del febbraio 2021 che prevedeva, a fronte delle trasformazioni in atto, gli strumenti contrattuali innovativi a garanzia dell’industria, dell’occupazione, degli aumenti salariali. Il comportamento di Federmeccanica e Assistal sembra invece orientato al ridimensionamento salariale e delle norme contrattuali, con un atteggiamento di delegittimazione del sindacato.”
Un’ultima osservazione: nel loro comunicato, oltre a ribadire “il blocco degli straordinari e delle flessibilità”, blocco che va anzi rafforzato a livello aziendale, i massimi dirigenti di Fim, Fiom e Uilm dichiarano non altre 8 ore di sciopero, ma “almeno” altre 8 ore di sciopero. Un messaggio inequivocabile rispetto all’inasprirsi della vicenda contrattuale, nonché rispetto alla determinazione sindacale di rafforzare le proprie iniziative di lotta.
Ah, dimenticavo: e il Governo? Non pervenuto.
@Fernando_Liuzzi