All’annuncio di Fiom Fim e Uilm di un nuovo sciopero di otto ore replicano, quasi in tempo reale, Federmeccanica e Assistal. Con una lunga e dettagliata nota dal titolo “La realtà del CCNL”, le associazioni delle imprese negano ogni accusa e affermano, al contrario, che sono stati proprio i sindacati a rompere le trattative nell’incontro del 12 novembre 2024: quando, davanti alla proposta delle controparti, decisero di “rigettarla in toto”, “proclamando lo sciopero al tavolo di trattativa e rompendo il negoziato”. Quanto allo sciopero, le aziende forniscono i dati del precedente, come a dimostrare quanto sia un’arma spuntata: “la partecipazione media all’astensione dal lavoro del 28 marzo è stata pari al 19,6% del personale occupato; in particolare, l’astensione è risultata pari al 29,6% nella categoria operai e al 5,5% in quella impiegati e quadri”. Per l’elaborazione del dato, precisa la nota, “è stato utilizzato un campione di 3.000 imprese distribuite in 64 Province, che impiegano oltre 191mila addetti, pari ad oltre il 10% dell’intera forza del Settore, coinvolgendo circa il 70% delle Associazioni Territoriali”.
Federmeccanica rifiuta poi la definizione ‘’contro-piattaforma” data dai sindacati alle richieste delle imprese: non “contro” qualcosa o “contro” qualcuno, ma una proposta “per” rinnovare il CCNL, una “proposta completa e organica’’, che tiene in considerazione “anche le richieste del Sindacato”, presentata dalle controparti il 10 ottobre 2024, secondo lo stesso schema dei due precedenti contratti del 2016 e del 2021. Nei casi citati, i negoziati erano partiti da una proposta delle imprese: la Proposta di Rinnovamento Contrattuale del 22 dicembre 2015 e la Proposta Contratto Collettivo Nazionale per il Lavoro del 26 novembre 2020. “La nostra Proposta -insiste la nota- è la dimostrazione concreta che Federmeccanica e Assistal vogliono continuare il percorso del Rinnovamento avviato e condiviso con il rinnovo del CCNL del 2016 e proseguito con il CCNL del 2021”.
Quanto agli aumenti salariali, Federmeccanica e Assistal affermano che nel settore sono cresciuti più dell’inflazione e più della media dell’industria. Prendendo come base di calcolo il periodo esaminato dall’Ilo nel recente rapporto dei salari, cioè dal 2008 al 2024, la nota osserva che le “le retribuzioni nominali lorde sono cresciute di circa il 45%, l’inflazione di circa il 31%, determinando un incremento delle retribuzioni reali di circa il 10%”. Nello stesso periodo il costo del lavoro è cresciuto del 43,5% e la produttività del 4,4%; “pertanto il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) evidenzia un incremento del 37,5%”. Inoltre, alla data di dicembre 2024, sulla base dei dati ISTAT, risulta che in un anno le retribuzioni contrattuali del settore sono cresciute del 6,5% rispetto al 5,4% registrato per l’Industria in senso stretto.
L’associazione dei produttori invita poi a considerare altri elementi: l’assistenza sanitaria integrativa “che in questi ultimi anni ha riconosciuto prestazioni del valore di centinaia di milioni di euro (862 milioni di euro nel periodo 2021-2024)”, i ‘’flexible benefits” per un totale di 800 euro netti, nel periodo 2021-2024, a cui sommare gli altri 200 netti che saranno erogati a giugno. E ancora: a livello aziendale sono stati riconosciuti premi di risultato “che in alcune imprese hanno superato i 2.000 euro lordi nell’anno”, welfare, “e altre maggiorazioni sempre superiori rispetto ai trattamenti previsti dal contratto nazionale.
Per contro, molte imprese del settore arrancano: nel 2023, fa sapere la nota, sono state 9.049 le imprese metalmeccaniche e della installazione di impianti che hanno avuto un utile pari o inferiore a zero, e altre 14.215 hanno avuto un rapporto EBIDTA/vendite inferiore al 5%. Nel 2024 non va meglio: nel confronto con il 2023, solo il 24% di imprese ha aumentato il MOL, mentre il 38% lo ha visto fermo e altrettante in calo. “Una contrazione -sottolinea Federmeccanica- che si inserisce in un quadro molto critico come emergeva già a marzo 2024 quando risultava che il 33% di imprese intervistate avevano un rapporto MOL/Fatturato sotto il 5%, il 36% un rapporto MOL/Fatturato tra il 5% e il 10% e il 31% un rapporto MOL/Fatturato superiore al 10%”
Malgrado le vacche magre, comunque, le imprese “vogliono rinnovare il contratto’’, seguendo però quelle che definiscono regole invalicabili: “Le coordinate da seguire per il rinnovo erano e sono chiare. Il CCNL deve garantire l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione (IPCA NEI) ex post come attualmente previsto. L’ulteriore redistribuzione deve realizzarsi dove viene prodotta la ricchezza e dopo che è stata prodotta, e il CCNL può favorire la diffusione di questo processo virtuoso nell’intero Sistema. Il CCNL deve essere caratterizzato da una piena convergenza tra sostenibilità e competitività per affrontare tematiche di valore sociale ed economico per le persone, stimolando al contempo la crescita delle imprese. Va rimarcata la necessità di prevedere strumenti efficaci per garantire il pieno rispetto del CCNL in tutte le sue parti”. Ora la palla passa ancora ai sindacati, o meglio, al prossimo sciopero. Che gli industriali però hanno con chiarezza affermato di non temere.
Nunzia Penelope