La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale degli edili vicino a una svolta? È quanto si augura Vito Panzarella, il segretario generale della Feneal, il sindacato di categoria della Uil. Problemi aperti ce ne sono ancora, anche pesanti, come quello del salario, ma i costruttori, che in questi anni hanno avuto tanto, sanno bene che è anche interesse delle imprese chiudere presto e bene questa vertenza. Il prossimo incontro potrebbe anche portare a un’intesa.
Panzarella, siete vicino a una svolta per le trattative per il rinnovo del contratto degli edili?
Abbiamo un appuntamento importante per il 21 gennaio, tra pochi giorni. Non so se riusciremo a trovare un accordo per rinnovare il nostro contratto, ma ci speriamo. Certo non è prevista una rottura.
Insomma, il dialogo va avanti?
Sì assolutamente. Ci sono ancora due o tre punti sospesi, speriamo di superarli.
Il più importante?
Il salario. È su questo argomento che abbiamo puntato questo rinnovo contrattuale, perché l’inflazione è scattata subito dopo la chiusura delle ultime trattative e dobbiamo recuperare quanto i lavoratori hanno perso in questi tre anni.
I costruttori si rendono conto della necessità di questo recupero?
Sì, capiscono le nostre esigenze, ma pensano che il peso per le aziende potrebbe essere troppo oneroso.
Quanto avete chiesto?
Un aumento di 275 euro, naturalmente riparametrato per le diverse categorie di lavoratori.
Una richiesta rigida?
A seconda di come prosegue il confronto. Se arriviamo velocemente a un accordo si può trovare un aggiustamento, altrimenti diventa tutto più difficile.
E il secondo punto difficile che dovete affrontare?
Riguarda la normativa prevista per le aziende che aprono un cantiere in un’altra provincia. Entro tre mesi devono spostare la loro posizione in una diversa cassa edile. Le casse hanno una struttura territoriale, se un’azienda si sposta o apre un cantiere in un’altra provincia è necessario un trasferimento., e questo può causare difficoltà di vario genere. Perché tutto si complica. Diciamo che una semplificazione del sistema può agevolare gli interessi delle imprese e dei lavoratori.
Queste sono le due principali questioni attorno alle quali si gestisce il rinnovo?
Sì, poi abbiamo anche un problema per gli impiegati, che vorremmo fossero iscritti alle casse edili. Già usufruiscono del nostro sistema sanitario, crediamo che i tempi siano maturi per questo cambiamento, perché anche gli impiegati abbiano le coperture garantite dalle casse edili.
Come guarda lei a questo appuntamento del 21 gennaio? È ottimista?
Sono fiducioso che si trovi una quadra dei diversi problemi aperti. I costruttori devono capire che tra 110 e Pnrr di soldi ne sono arrivati tanti a questo settore.,
Non è un caso se l’edilizia è fuori dalla crisi che attanaglia l’industria.
Sì, le cose vanno bene e questo è stato un bene per noi, ma in generale per tutto il paese.
I costruttori lo capiscono?
Se ne rendono perfettamente conto, sanno che una risposta alle nostre esigenze va data. Anche perché non si riesce più a trovare lavoratori.
Questo è un problema generale.
Si, ma lo sviluppo forte che in questi ultimi anni ha avuto l’edilizia ha ingigantito le difficoltà. Adesso dobbiamo trovare il sistema per incentivare le persone a scegliere questo mestiere. Dobbiamo qualificare le imprese e i lavoratori. Per questo i salari devono crescere.
Avete problemi di unità sindacale nel vostro settore?
Al livello di confederazione ci sono problemi, le sensibilità divergono. L’unità per noi è un valore a prescindere, ma sta vivendo qualche difficoltà. Nel nostro settore però per fortuna non abbiamo troppi problemi. Ci sono stati momenti difficili, soprattutto per la gestione degli enti, ma stanno rientrando. Ed è un bene per il nostro settore, ma anche per le confederazioni che devono ritrovare un minimo di unità d’azione. Il sistema di relazioni industriali che in tanti anni abbiamo messo a punto, anche con il protagonismo delle imprese, rappresenta un valore assoluto per il nostro settore e per il paese. Arrivare a rotture non conciliabili sarebbe un assurdo suicidio.
Massimo Mascini