Il settore metalmeccanico sta attraversando ancora una fase recessiva. Lo dimostrano i dati che emergono dalla 122esima indagine trimestrale della Federmeccanica che nel primo trimestre del 2012 mostrano una flessione dei livelli di produzione pari all’1,4% rispetto al trimestre precedente e del 3,3% su base annua. Gli andamenti recessivi sono imputabili alla forte contrazione della domanda interna che ha causato anche un forte ridimensionamento delle importazioni metalmeccaniche (-16,7%). I dati che emergono dall’indagine sull’andamento dell’industria metalmeccanica non sono positivi, ad eccezione della tenuta delle esportazioni che sono cresciute del 5,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Occorre però sottolineare che esportazioni positive contro importazioni fortemente negative hanno fatto registrare un attivo della bilancia commerciale pari a 12,7 miliardi di euro tra il periodo gennaio-marzo 2012.
Risultati negativi interessano la quasi totalità dei comparti che compongono l’aggregato metalmeccanico, ma in misura maggiore la produzione di macchine e apparecchi elettrici (-9,3%), di autoveicoli (-8,3%) e di prodotti in metallo (-5,3%).
Con riferimento invece alle dinamiche produttive dei principali paesi dell’Unione europea, l’economia tedesca dà forti segnali di ripresa, recuperando quasi tutto il gap dovuto alla crisi, con un aumento della produzione dell’1,4% nel primo trimestre 2012. Positivo anche il risultato della Gran Bretagna (+0,8%), regge la Francia (-0,3%), mentre peggio dell’Italia fa solo la Spagna (-1,8%). Rispetto all’incremento salariale in Germania pari al 4%, il vicepresidente di Federmeccanica, Roberto Maglione, ha ricordato che negli ultimi dieci anni gli incrementi erano stati “insignificanti, perchè il margine di profitto non è stato redistribuito ma è stato utilizzato per investire in innovazioni e così, di conseguenza, si è aumentata la produttività con conseguenti enormi differenze tra l’andamento dell’industria tedesca e quello dell’industria italiana.
Le indicazioni di prospettiva semestrale mostrano un portafoglio ordini in peggioramento mentre le prospettive occupazionali non peggiorano ma neanche migliorano. Questo perché i gruppi medi e grandi risentono di questa caduta della domanda interna. Relativamente alle attese occupazionali a sei mesi, le imprese intervistate, su un campione di 100, prevedono nell’11% dei casi di aumentare la propria forza lavoro contro il 20% che al contrario pensa di ridurla. Circa il 70% delle imprese ritiene che manterrà invariato il numero dei propri occupati.
Per la Federmeccanica la soluzione è quella di rilanciare la produzione metalmeccanica a livello europeo. Un punto di partenza per l’associazione delle imprese metalmeccaniche potrebbe essere sicuramente quello di saldare i debiti da parte dello Stato pari a 80-100 miliardi di euro, ha spiegato il direttore generale, Roberto Santarelli, agire sull’accesso al credito per le piccole e medie imprese, rimettere in moto a livello nazionale e locale quei settori che sono il volano dell’economia, come l’edilizia e le infrastrutture, e che potrebbero beneficiare alla ripresa del settore metalmeccanico. Infine, una politica fiscale nuova, che non aumenti ulteriormente il costo del lavoro.