“Che il progetto Sistri parta il primo ottobre non è più certo come il governo voleva far intendere. Di certo c’è che la Confindustria di Cuneo ha presentato un ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del decreto 96/2013 del ministero dell’Ambiente”. Lo scrive in una nota, Giovanni Contento, segretario nazionale della Uilm.
“Si tratta – sostiene – del provvedimento che ha garantito la ripartenza del Sistri, il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti speciali. Riteniamo che Finmeccanica, società capogruppo della Selex Se.Ma. che cura la realizzazione del sistema in questione, debba chiedere spiegazione ai vertici di viale dell’Astronomia della suddetta azione di ricorso al Tribunale amministrativo,a nostro giudizio deviante e tendenziosa,che può mettere a rischio posti di lavoro, investimenti e prospettive di fattibilità del Sistri. Il decreto 96/2013 ha previsto la riattivazione del sistema dal prossimo 1° ottobre 2013 per i produttori di rifiuti pericolosi con più di dieci dipendenti e per gli enti e le imprese che gestiscono rifiuti pericolosi, mentre per tutte le altre imprese il riavvio è fissato al 3 marzo 2014”. “L’azione della Confindustria di Cuneo, se accolta dal Tar, – denuncia – rimanderebbe di fatto l’operatività del Sistri. Temiamo che questo tipo d’azioni, se non censurate, possano creare un clima di concreta instabilità nel sistema produttivo tecnologicamente avanzato del Paese e creare le condizioni per facilitare la concorrenza estera. Un vero e proprio atto di masochismo fai da te che la Confindustria nazionale pare avallare”. “Il progetto Sistri – ricorda – è stato commissionato alla società Selex Se.Ma. proprio dal ministero dell’Ambiente. La medesima società ha apportato di seguito le modifiche richieste dallo stesso dicastero. Ora tra iniziative improvvide di Confindustria locale e pressioni di molteplici lobby esterne si stanno ricercando tutti i cavilli affinché il progetto in questione si areni nelle secche della burocrazia. Se è così ci permettiamo di suggerire a Finmeccanica di tutelare una parte preziosa del suo core business rappresentata dal Sistri stesso non escludendo, come atto formale di protesta, una possibile uscita dalla Confindustria stessa a cui è associata. Non far partire il Sistri significa danneggiare le tante imprese che rispettano le leggi a favore altre che non lo fanno rispetto alle norme in vigore sul corretto ciclo dei rifiuti”.
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