Su un sito legato ai pericolosi mentecatti di QAnon, quattro video, nei quali appare anche il ministro russo della Difesa, cercano di diffondere il panico. La storia è semplice. In Ucraina, prima dell’invasione, sarebbero stati attivi almeno undici (trenta, secondo Mosca) laboratori biologici. Qui venivano coltivate malattie come la peste, la tubercolosi, la febbre emorragica, la leptospirosi, il morbillo, la varicella, la brucellosi, la salmonella, la difterite, la meningite, l’antrace, e via elencando.
Non potevano mancare il Coronavirus e lo studio degli uccelli, pipistrelli in primis, delle pulci e delle zecche, gli agenti segreti incaricati di diffondere le varie patologie. Una particolare attenzione si concentrava inoltre sul Dna ricavato da cittadini slavi, con l’intento di manipolare il materiale genetico in modo da rendere questa etnia più vulnerabile all’ invisibile aggressione. Come registi dell’operazione, con la complicità del governo di Kiev, vengono indicati la Cia, il Pentagono, imprese private. Le accuse chiamano in causa anche Hunter Biden, il figlio del presidente Usa, che sarebbe stato attivo in alcune di queste aziende (non dimentichiamo che Donald Trump avrebbe chiesto a Zelensky, ricevendone un rifiuto, di indagare sulle attività del giovane rampollo per screditare il suo rivale). Un unico filo legherebbe poi il tutto a Wuhan, chiudendo il cerchio del delirio complottista.
Hillary Clinton, Bill Gates e Anthony Fauci spiccano anche stavolta nell’elenco dei perfidi propugnatori della dittatura sanitaria; prostituzione e pedofilia si confermano collante delle spaventose trame.
Voilà. Putin diventa l’eroe dei negazionisti. No ai vaccini, sì ai carrarmati. Il bene contro il male direbbe il patriarca ortodosso che odia i gay.
Aleksandr Dugin, di casa al Cremlino, in un’intervista al quotidiano “La Verità”, ribadisce che quella decisa da Mosca è una sorta di crociata: “Ci sono solo due partiti oggi nel mondo, il partito del Gran Reset e il partito del Grande Risveglio. Il Gran Reset è un piano dei globalisti per riconquistare il terreno perso negli ultimi decenni. Vogliono affrontare il populismo, la crescente sovranità di Russia e Cina e ottenere il completo controllo dell’ideologia liberale sull’umanità. Il Grande Risveglio è qualcosa di esattamente opposto. È la realizzazione dell’umanità”.
Il novello Rasputin, sorta di Julius Evola in salsa cirillica, è stato per anni coccolato negli ambienti più retrivi della Destra, dalla Lega a CasaPound. Teorico, criptico e confuso, del ritorno alla Tradizione, si presenta quale grande nemico delle élite: “Rappresentano una setta totalitaria, un regime dittatoriale che cerca di stabilire un controllo totale non solo sui corpi delle persone, ma sulle loro menti, le loro immaginazioni, i loro sogni”.
Eccole, le puteolenti fonti alle quali si abbeverano i putiniani d’Italia. Una realtà composita, cementata dall’avere in uggia la democrazia, lenta e inconcludente. Il tratto ideologico di fondo (affari e interessi a parte, ovviamente) che unisce Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Sono stati loro i collaborazionisti. Con punte nei Cinque Stelle.
E allora stupisce che l’intolleranza, a volta dai tratti neo-maccartisti, sia rivolta prevalentemente contro quel pugnetto di intellettuali che osa discutere sulle cause e le conseguenze del conflitto. I chierici dell’occidentalismo muscoloso li indicano al pubblico ludibrio, relegandoli nei recinti degli ignavi, “né con la Nato né con Putin”. Ma siamo nel campo delle opinioni, non in quello dei traditori. L’Anpi non è un’associazione di ex agenti del Kgb. E se la sensibilità di Maurizio Landini diverge da quella di Luigi Sbarra, ben venga il confronto delle idee.
Ora Emergency, come fece per l’Afghanistan, sollecita tutti a portare ed esibire un pezzo di stoffa bianco. Uno straccio di pace.
Volodymyr Zelensky invita il Papa a Kiev e chiede maggiori sanzioni. Il Parlamento, tutti in piedi, lo applaude. Ma inviare le armi sembra più facile che rinunciare del tutto al gas russo. Indignati, però al calduccio.
Marco Cianca