Con la rielezione di Rocco Palombella alla carica di Segretario generale, e con l’elezione degli altri quattro membri della Segreteria nazionale (i confermati Cantonetti, Colonna e Ficco, più la new entry Guglielmo Gambardella), si è concluso ieri il 17° Congresso della Uilm, il sindacato dei metalmeccanici Uil.
L’assise, che si è tenuta a Roma dal 4 al 6 ottobre, è stata convocata in vista dell’ormai imminente Congresso nazionale della confederazione di appartenenza – la Uil, appunto – che si terrà a Bologna la settimana prossima, da giovedì 13 a sabato 15 ottobre. Ma, al di là degli obblighi di calendario (i Congressi delle strutture Uil si tengono con cadenze quadriennali), che hanno motivato la fissazione di questi appuntamenti sindacali nelle due prime settimane di ottobre, bisogna dire che sarebbe stato difficile scegliere un momento più denso di intrecci politici, economici e industriali, sia sul piano nazionale che su quello, quanto meno, europeo. Perché, come ci siamo già permessi di osservare, qui sul “Diario del lavoro”, ormai è impossibile ragionare di una qualsiasi questione industriale e sindacale italiana, senza tenerne in conto la dimensione almeno europea, quando non esplicitamente globale.
Confermando la vocazione pragmatica e riformista della sua organizzazione, Palombella ha quindi posto al centro del dibattito congressuale, da un lato, i problemi della transizione ecologica e, dall’altra, la riproposizione della tematica della riduzione dell’orario di lavoro. Non mancando di avanzare anche una proposta innovativa in merito alla relazioni industriali con il gruppo Stellantis.
Partiamo dunque dalla questione ambientale. La Uilm ha commissionato, al centro ricerche Està, un’indagine specifica su “La transizione ecologica e la decarbonizzazione nel settore metalmeccanico”. Indagine che ha fornito lo spunto per una tavola rotonda che si è svolta durante il Congresso e che ha consentito a Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale Uil, e allo stesso Palombella, di confrontarsi con l’economista Leonardo Becchetti, con Franco Bernabè, Presidente di Acciaierie d’Italia, e con Davide Mele, alto dirigente di Stellantis Italia.
Secondo una sintesi dell’indagine Està diffusa dalla Uilm, “a livello globale è emerso come i settori produttivi più impattanti”, per ciò che riguarda l’emissione di “gas climalteranti”, siano “l’industria e l’agricoltura”, mentre nei settori di consumo i maggiori emettitori di tali gas risultano essere “il comparto dei trasporti (in particolare quello delle autovetture private) e quello del riscaldamento degli edifici”.
La ricerca si è poi concentrata sul settore dell’automotive, ovvero sul settore industriale “più impattato dalla transizione ecologica” perché prevede il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico. “Partendo dalla constatazione che oggi un autoveicolo tradizionale con motore endotermico è composto da 7mila componenti, mentre uno elettrico arriva ad averne un massimo di 3.500/4.000”, è scritto nella sintesi, “si prevede che il 40-45% degli occupati italiani, ovvero tra i 110 e i 120 mila lavoratori, saranno impattati dal passaggio all’elettrico.”
Più in dettaglio, di questi oltre 100mila lavoratori “circa 59mila necessiteranno di corsi di aggiornamento volti al ricollocamento, possibilmente all’interno dello stesso settore di partenza”, mentre altri “52mila dovranno riqualificare le proprie competenze professionali al fine di sviluppare un profilo completamente nuovo, all’interno o anche all’esterno del settore di riferimento”. Infine, circa “9mila dovranno seguire una formazione volta all’aggiornamento all’interno del proprio profilo professionale”.
Visti questi dati, anche previsivi, relativi al settore dell’automotive, Rocco Palombella ha affermato, davanti ai delegati al Congresso, che “la transizione ecologica rappresenta una sfida epocale”. “Siamo consapevoli – ha poi aggiunto – delle opportunità, ma allo stesso tempo siamo preoccupati della mancanza di determinazione e consapevolezza dei Governi italiani che si sono avvicendati negli ultimi anni. La transizione ecologica non si fa dall’oggi al domani e non sarà indolore. Riguarda tutti i settori dell’economia e modificherà profondamente i modelli di sviluppo, di produzione e di consumo.”
Riprendendo i temi del dibattito sviluppatosi, specie riguardo al settore automotive, nei mesi scorsi, Palombella ha poi affermato che “l’Italia non deve posticipare i tempi previsti dagli accordi europei, in primis sullo stop alla vendita entro il 2035 delle auto a benzina e diesel. Al contrario, si devono assumere delle scelte e programmare per tempo la transizione, recuperando il terreno perso per mettersi un prima fila per vincere questo passaggio storico”.
Da quest’insieme di ragionamenti, Palombella è poi passato a formulare una vera e propria proposta sindacale: “In un passaggio che rivoluzionerà l’attuale sistema con importanti ripercussioni occupazionali, è necessario aprire un dibattito serio sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”. Aggiungendo, subito dopo, che “in molti Paesi europei si sta già sperimentando la settimana lavorativa di quattro giorni mantenendo invariati gli stipendi”.
“Con la riduzione dell’orario di lavoro – ha poi argomentato Palombella – le aziende occuperebbero i lavoratori in esubero riducendo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali.” E il “circolo virtuoso” così innescato potrebbe determinare “un risparmio per lo Stato che, con le risorse così accumulate, alleggerirebbe il costo del lavoro aggiuntivo per le aziende”.
“Questa – ha poi sottolineato Palombella – è una vera proposta di politica attiva del lavoro che disincentiva il meccanismo dell’assistenza” e che, anzi, “insieme alla formazione e riqualificazione professionale”, può diventare “uno degli strumenti per far fronte alle inevitabili conseguenze occupazionali della transizione ecologica.”
Più in generale, dopo aver detto che “con il nostro Congresso nazionale vogliamo riportare al centro dell’agenda del futuro Governo il lavoro e la prospettiva industriale”, Palombella ha affermato che, anche di fronte a “l’attuale emergenza causata dal caro energia”, occorrono misure straordinarie e strutturali”, ma occorre anche “superare la logica dei bonus che, finora, ci è costata oltre cento miliardi di euro”. Tutto ciò allo scopo di “ridare potere d’acquisto ai lavoratori, fiducia nel futuro e per rilanciare l’economia, evitando la recessione”.
Con un passaggio politico legato all’attualità, Palombella ha quindi ricordato che “la nostra linea nei confronti dei Governi non cambia: sarà sempre all’insegna della coerenza e affronteremo i problemi valutando il merito, con un’impostazione non ideologica e senza pregiudiziali”. Aggiungendo poi che “non faremo sconti a nessuno”.
Sono state quindi elencate le proposte di politica economica e sociale che la Uilm rivolge al Governo che, a ridosso delle elezioni, deve ancora formarsi. Prima: “una forte riduzione delle tasse dei lavoratori dipendenti”. Seconda: “il superamento della legge Fornero, con l’ampliamento del numero dei lavoratori che svolgono attività usuranti per garantire un’uscita anticipata senza alcuna perdita economica”. Terza: la riproposizione della “proposta di Cgil, Cisl e Uil che prevede un accesso graduale alla pensione a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi versati”.
Oltre a ciò, l’estensione “a tutti i lavoratori non coperti” dei “contratti nazionali firmati da Cgil, Cisl, Uil”, e la cancellazione delle “decine di contratti pirata che favoriscono il lavoro povero che, spesso, mette anche a rischio la salute dei lavoratori”. Infine, Palombella ha ricordato che, dall’Unione Europea, la Uilm si aspetta “regole chiare per contrastare la concorrenza sleale tra gli Stati membri, evitando delocalizzazioni selvagge e dannose” come quella della Wartsila.
Tornando pi all’intreccio fra transizione ecologica e destini del settore automotive, Palombella ha avanzato una riflessione originale. “Ritengo – ha detto – che i tempi siano maturi per riconsiderare la scelta che Fiat fece nel 2012 di uscire da Confindustria, dando vita a un Contratto specifico.” E, pur ricordando che il 10 ottobre la Uilm parteciperà alla presentazione della piattaforma di rinnovo del Contratto collettivo specifico di lavoro del gruppo Stellantis, ha poi aggiunto: “Sarebbe auspicabile avviare il percorso per il rientro” di tale accordo “nel Contratto nazionale Federmeccanica-Assistal, garantendo”, comunque, “ la la validità del Contratto specifico di Stellantis in tutte le sue parti”. E ciò perché, anche alla luce dei dati presentati nella ricerca Està sopra citata, “per vincere la sfida epocale della transizione ecologica occorre uno sforzo comune senza precedenti a difesa dei siti produttivi e per la salvaguardia di tutti i posti di lavoro, dalla componentistica all’indotto”.
Insomma, come sappiamo da mille altri segni, il mondo sta attraversando una fase di cambiamenti intensi e veloci e l’industria metalmeccanica è uno degli epicentri di questi cambiamenti. Col suo Congresso, animato dagli interventi di decine di delegati, la Uilm ha mostrato il volto di un’organizzazione vivace, orgogliosa della propria identità ma pronta a reagire alle novità anche con proposte originali o, comunque, non scontate.
@Fernando_Liuzzi