Ultime ore di trattativa per evitare che l’apertura del congresso di Bari, domattina, sancisca la spaccatura della Cgil in due fazioni, spaccatura concretamente rappresentata dal voto su due liste contrapposte: una a favore di Colla, l’altra per Landini. Con tutte le conseguenze del caso, a prescindere da chi vinca. A eleggere il segretario sarà, tecnicamente, l’assemblea generale, organismo nuovo, mai sperimentato prima, istituito dalla conferenza di programma Cgil del 2015, e composto per metà dai membri del direttivo (circa 170), per l’altra metà, più uno, da delegati dei luoghi di lavoro. Una innovazione voluta proprio da Maurizio Landini, convinto che fosse necessario aprire i processi decisionali sugli organismi anche alla base, e non solo ai dirigenti.
L’assemblea generale, dunque, avrà il compito di votare, a scrutinio segreto, il segretario, ma prima ancora dovrà essere eletta essa stessa dal congresso. L’elezione dell’assemblea, che incorporerà anche il direttivo, avverrà sulla base di una lista di nomi, che saranno proposti al congresso dalla Commissione elettorale. I componenti della Commissione, a sua volta, saranno indicati domattina dalla presidenza del congresso. Una volta insediata, la Commissione elettorale dovrà verificare se ci sono le possibilità di presentare una sola lista unitaria, o se sarà necessario presentarne due contrapposte. E questo dipenderà, appunto, dalle trattative attualmente in corso.
L’ultimo tentativo ufficiale di trovare un accordo tra i sostenitori Landini e quelli di Colla risale a venerdì sera: subito dopo l’incontro di Palazzo Chigi col premier Conte, la segreteria della Cgil si è riunita per discutere, a lungo, anche di questo. Da Susanna Camusso sarebbe arrivata una nuova offerta di mediazione a Colla, basata sulla distribuzione dei posti in segreteria. Offerta che tuttavia non sarebbe stata ritenuta sufficiente. Tra le ipotesi discusse ci sarebbe stata anche la reintroduzione della figura di uno o più vice del segretario generale.
A complicare il tutto c’è anche un altro non irrilevante dettaglio, e cioè che i due contendenti, Landini e Colla, subiscono una sorta di ‘’divieto’’ di parlarsi e trattare direttamente faccia a faccia. Su questo punto Susanna Camusso è stata molto esplicita: intervenendo al congresso dello Spi di Torino, a metà gennaio, ha ripetuto pubblicamente di ritenere assai sconveniente una trattativa che si fosse svolta fuori dalla sua sede naturale, vale a dire la segreteria.
E tuttavia, domattina la segreteria smetterà di esistere: al momento in cui si apriranno le assise, e con l’insediamento della Presidenza del congresso, l’attuale organismo sarà sciolto e cesserà la funzione di ‘’centro regolatore’’ che le attribuisce lo statuto, conferendole anche il potere di indicare i candidati alle segreterie generali, mentre tutti i poteri passeranno, appunto, agli organismi congressuali: dalla presidenza (che dovrebbe essere affidata a Morena Piccinini, attuale capo dell’Inca Cgil) alle diverse commissioni, tra cui quella elettorale.
Se un accordo non si troverà in queste ore (e qualcuno stasera lo dà addirittura già per fatto, ma sono voci senza conferme ufficiali, ovviamente) c’è ancora spazio domattina per l’ultima trattativa che scongiuri le liste contrapposte. Nessuno dei due contendenti, in realtà, vorrebbe andare alla prova di forza: malgrado entrambi i fronti, landiniani e colliani, proclamino di avere in mano i ‘’numeri’’ vincenti, manca ad entrambi la certezza matematica su chi uscirebbe eletto dal voto segreto dell’assemblea. Senza contare che, chiunque vinca, la spaccatura della confederazione sarebbe a quel punto plasticamente rappresentata. Con tutto quel che ne consegue, e ancor più grave in vista dei mesi difficili che attendono un sindacato che si sta preparando ad andare allo scontro con il governo: come sancito dalla conferma della manifestazione unitaria del 9 febbraio contro la manovra, ma anche dall’intervista rilasciata oggi da Maurizio Landini a Repubblica, che ha avuto toni inequivocabilmente duri nei confronti delle scelte dell’esecutivo su pensioni e reddito di dignità. Per questo, fino all’ultimo, si continuerà a cercare una mediazione. E non sono pochi, in Cgil, a scommettere che si troverà.
Nunzia Penelope