Le attese sono per 5-6 mila imprenditori, in stragrande maggioranza piccoli e medi. Una adunata oceanica o, meglio, una ‘’grandissima operazione di ascolto”, come l’ha definita la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, convocando alla Fiera di Bergamo, per sabato 7 maggio, le assise dell’associazione. Un evento che si verifica solo per la seconda volta: la prima risale al 1992, anno in cui l’allora presidente Luigi Abete decise di ascoltare la ‘’pancia” del mondo imprenditoriale convocando, appunto, le prime assise della storia confindustriale. Il 1992 fu un anno molto particolare, caratterizzato da una crisi economica senza precedenti, con la lira strapazzata sui mercati finanziari e sbattuta fuori dallo Sme, il sistema monetario europeo; ma anche da una crisi etica altrettanto senza precedenti, scandita dall’inchiesta sulla corruzione avviata dal pool della procura milanese e battezzata ‘’Mani Pulite”, che coinvolse anche molte imprese associate a Confindustria. Oggi il quadro è, apparentemente, diverso: in realtà, ci sono molti elementi di coincidenza. L’Italia si trova nuovamente coinvolta in una crisi economica di gravissime proporzioni, e quanto alla crisi etica, beh, è sufficiente scorrere le cronache dei quotidiani per capire che non ci sono grandi differenze rispetto agli anni Novanta.
Quello che è radicalmente cambiato è lo spirito del paese: quindici anni fa, malgrado scandali politici e crisi economica, era diffusa la voglia, e piu’ ancora la speranza, di un cambiamento, che infatti poi ci fu, sia sul fronte politico, con la sparizione dei partiti tradizionali e l’avvento del bipolarismo e di Berlusconi, sia su quello economico, con l’avvio della concertazione e i due fondamentali accordi del 1992 e 1993, che abolendo la scala mobile e riformando contratti e relazioni industriali diedero un contributo decisivo al risanamento dei conti, consentendo poi all’Italia di entrare nel ristretto club dell’euro. Oggi, invece, il paese sembra avere l’elettroencefalogramma piatto. Né su piano politico né su quello economico ci sono avvisaglie di grandi riforme e cambiamenti. Forse anche per questo Emma Marcegaglia ha deciso di convocare a Bergamo la sua base: per capire cosa passa per la testa al mondo imprenditoriale, dopo tre anni di crisi e di governo Berlusconi. Nei confronti dell’esecutivo la presidente degli industriali ha avuto un atteggiamento ondivago: talvolta di appoggio, altre di critica, in alternanza. Diverso il sentimento delle imprese, soprattutto piccole, che hanno sofferto maggiormente la crisi e non hanno visto arrivare, da un governo che pure dovrebbe essere ‘’amico”, aiuti concreti. Dunque, Bergamo potrebbe costituire l’occasione giusta per palesare tutto lo scontento ammassato negli ultimi anni, imprimendo così una svolta decisa alla linea confindustriale, che nell’ultimo anno di mandato dell’attuale presidenza potrebbe passare all’opposizione. L’eventualità di una Confindustria di lotta, e non più di governo, non sembra tuttavia impensierire il premier, che – forse in via preventiva rispetto alle richieste che potrebbero arrivare dalle assise – si è limitato a una battuta caustica: ‘’sarebbe bene che le imprese si chiedessero una volta tanto cosa possono fare per noi, invece di chiedere cosa facciamo per loro”. Se avrà avuto ragione a liquidare così semplicemente lo scontento del mondo produttivo lo si saprà solo da lunedì, quando le parole d’ordine scaturite da Bergamo saranno chiare.
Nunzia Penelope