Consumi a picco. Nel biennio 2012-2013 crollano di 45 miliardi (-35 miliardi nel 2012, -10 miliardi nel 2013): in sostanza ogni famiglia spende 2mila euro in meno. A stimarlo è Confesercenti che ha lanciato l’iniziativa “l’Impresa presenta il conto”, un forte atto di denuncia della gravissima situazione in cui versano le Pmi e lo stato dell’economia italiana con previsioni dettagliate per il 2013. Nel corso di una conferenza stampa, il presidente Marco Venturi ha sottolineato che il calo della spesa delle famiglie ha subito un tracollo di oltre 30 miliardi e le previsioni di Confesercenti per il 2013 restano fortemente negative. L’associazione ha indicato previsioni sui consumi, sulle chiusure delle imprese, sul lavoro, sul peso del fisco su famiglie e imprese. Venturi inoltre ha presentato le proposte di Confesercenti, anticipate qualche giorno fa con una lettera aperta ai candidati Premier, nelle quali si chiede un deciso e coraggioso intervento sulla spesa pubblica, per destinare risorse alla riduzione di una pressione fiscale ormai insostenibile, al rilancio degli investimenti e al lavoro.
Tra il 2007 e il 2013, gli occupati indipendenti del commercio sono calati di 62mila unità. Il 2013, secondo l’Associazione, “vedrà continuare l’emorragia dei posti di lavoro nei settori del commercio e del turismo.
Confesercenti prevede che il 2013 sarà un anno nero per il commercio e il turismo: chiuderanno i battenti 281 imprese al giorno. Il bilancio peggiorerà rispetto al 2012 quando le chiusure sono state 253 al giorno.
Nel 2012 hanno cessato la loro attività 64.126 imprese del Commercio al dettaglio (di cui 52.432 pari all’82% sono imprese individuali) e 27.691 imprese attive nell’Alloggio e Ristorazione. Nei due comparti, quindi, hanno chiuso circa 253 imprese al giorno: 178 nel commercio al dettaglio (di cui 30 nell’abbigliamento), 70 nella ristorazione, 5 nelle strutture ricettive.
Situazione critica anche per i redditi d’impresa: nel 2013, infatti, si profila un nuovo calo per il settimo anno consecutivo. Tra il 2007 e il 2010 i redditi medi dichiarati nel Commercio si riducono dell’11%: -15,9% nel commercio al dettaglio no-food; -18,9% nell’abbigliamento, -7,9% nel dettaglio alimentare, -7,1% per i pubblici esercizi e -22,8% per quanto riguarda le strutture ricettive.
Alla fine del 2013, secondo i dati della Confesercenti, i redditi dei settori presi in esame continueranno a calare. Alla fine, sul 2010, la variazione sarà di -12,0% per il commercio al dettaglio non alimentare, -13,4% nell’abbigliamento e nelle calzature, -5,8% per il commercio al dettaglio alimentare, -5,3% per i pubblici esercizi e -13,5% per le strutture ricettive.
Per le famiglie consumatrici anche nel 2013 continuerà il calo del potere d’acquisto, già crollato del 9,2% tra il 2007 e il 2012. Nell’anno appena iniziato stimiamo un ulteriore contrazione dell’1,9%.
La propensione al risparmio, calcolata come quota del reddito disponibile, è passata dal 12,5% del 2007 all’8,6% del 2012. Nel 2013 sarà stabile all’8,8%.
Piccoli negozi a rischio scomparsa. La liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali ha portato i piccoli esercizi a perdere quota di mercato: dal 2011 al 2012 è passata dal 18,1% (21,4 miliardi) al 17,3% (20,2 miliardi) nell’alimentare, dal 42,1% (44,2 miliardi) al 41,6% (42,9 miliardi) al non alimentare.
Nel 2013 il fenomeno continuerà: la quota di mercato dei piccoli esercizi scenderà dello 0,6% nell’alimentare, attestandosi al 16,7%, e dello 0,5% nel no-food, al 41,1%. “Nel settore alimentare (carni, frutta e verdura, pesce, pane e dolciumi) nei soli capoluoghi di Regione la sparizione di negozi è ormai diventata un’inarrestabile emorragia, – ha commentato Venturi – tanto che, a fronte di una popolazione complessiva di 9 milioni 661 mila 440 abitanti, sono rimasti solo 17.768 esercizi commerciali del settore alimentare. Vale a dire meno di 2 negozi ogni mille abitanti (1,8). Si va da un minimo di 1,2 a Milano a un massimo di 3,4 di Napoli”.
Quest’anno chiuderanno 450mila imprese in totale, di cui 72.000 nel commercio al dettaglio. “Fisco oppressivo e consumi in crisi – avverte l’associazione – contribuiranno a farne chiudere 70.000, di cui almeno 10.000 nel commercio”.
A questo punto, “per evitare la catastrofe”, dice il presidente di Confesercenti, e “traghettare il Paese oltre la crisi e ripristinare la fiducia” occorre “una terapia d’urto”. Venturi suggerisce di mettere in campo 70 miliardi di euro per invertire la rotta e per realizzare una serie di misure che l’associazione mette sul tavolo dei partiti a pochi giorni dalle elezioni.
“Abbiamo già inviato una lettera aperta ai partiti e ai candidati alla presidenza del Consiglio – ha annunciato Venturi – esprimendo la crescente preoccupazione per la difficoltà del paese in generale e per le difficoltà economiche che noi stiamo attraversando. Non ci bastano più generiche promesse ma fatti concreti”. Occorre dunque mettere in campo “risorse da coraggiosi tagli alla spesa pubblica”, ha detto Venturi. I 70 miliardi da mettere in campo arrivano sia dai tagli alla spesa pubblica e agli sprechi (50 miliardi) che dagli effetti di questa operazione sulle famiglie e sulle imprese (20 miliardi). “Bisogna bloccare il declino del nostro paese. Dopo il voto – ha detto il presidente di Confesercenti – continueremo ad incalzare le forze politiche e il Parlamento per portare avanti questo progetto”. I 70 miliardi sono “la medicina decisiva per rimettere in moto il paese”. (FRN)